Parco, Villa, Giardini Reali: alcune proposte sulle questioni rimaste aperte 

La doverosa chiusura e l’attuale riapertura hanno restituito a visitatori e cittadini, almeno in parte, l’immagine e la memoria del Parco com’era nell’idea originaria di chi l’ha voluto e progettato come oasi di bellezza, natura, ristoro. I cittadini stanno dimostrando di apprezzare questo Parco diverso, in cui la natura ha ripreso spazio e prevale il silenzio e una fruizione rispettosa del monumento, al punto da auspicare la prosecuzione della chiusura al traffico di viale Cavriga.

Non hanno potuto, invece, visitare la Villa, che riapre oggi nelle parti di pertinenza del Consorzio, mentre la parte centrale affidata al concessionario Nuova Villa Reale S.p.a rimarrà chiusa - fino a quando non si sa - per decisione del concessionario medesimo.

Il momento è propizio per affrontare alcune delle questioni di fondo ancora aperte con un approccio di largo respiro, più coraggioso e orientato al rilancio del complesso monumentale in una dimensione che ne salvaguardi la dignità e il valore civico. Venendo ai singoli aspetti:

  1. recupero unitario e gestione della Villa Reale: l’evidente fallimento, ampiamente previsto, del modello di gestione pubblico/privato inaugurato dal bando e sancito dalla dichiarazione di recesso del concessionario - che rischia di costare alla collettività la cifra ingente di 8.307.370 euro e, soprattutto, la totale incertezza sul futuro della Villa – apre la strada alla possibilità di eliminare la frammentazione a cui è stata condannata la Villa a causa del bando, e di procedere al riallestimento degli interni nobili e alla narrazione delle vicende, anche minute, che l’hanno trasformata in oltre due secoli di storia. La documentazione d’archivio da cui si può attingere per questo racconto, che ricongiunge idealmente l’ieri all’oggi di Villa e Parco, è sterminata e giace colpevolmente ignorata, mentre potrebbe essere la base su cui costruire un rinnovato interesse dei visitatori attorno al complesso monumentale;
  2. Ville Mirabello e Mirabellino: entrambe le ville duriniane versano in uno stato di degrado che impone un restauro non più procrastinabile. Per la prima, sono stati stanziati 4 milioni fra gli interventi cantierabili legati al masterplan, mentre per la seconda, stiamo ancora aspettando di sapere a che punto sono le trattative tra il Comune e il Demanio, proprietario di Villa Mirabellino, per la cessione del bene. In ogni caso, il restauro non può prescindere dalla destinazione d’uso delle ville duriniane, pena la frammentazione e il deterioramento delle parti già restaurate. La proposta è di fare del complesso architettonico e paesaggistico costituito dalle due ville, dal viale dei Carpini che le collega e dal grande prato circostante, il nucleo della vocazione culturale, naturalistica e paesaggistica di Parco e Villa. Esistono già progetti che vanno in questa direzione come quello presentato dalle associazioni che nel 2015 si sono riunite per salvare Villa Mirabellino dalla vendita, e l’ipotesi di riarredo degli ambienti di che ruotano intorno al salone centrale, sostenuta anche dalla Fondazione Durini;
  3. nomina del Direttore del Consorzio: da quanto detto è chiaro che le ipotesi prospettate esigono che il Consorzio non sia più la sommatoria degli interessi, specie politici, di chi ne fa parte, ma diventi l’ente che dà piena attuazione alle finalità previste nell’Atto costitutivo: in particolare, la promozione della conoscenza, il sostegno della conservazione e la garanzia delle migliori condizioni di fruizione pubblica del complesso (art. 2). In questa direzione, un ruolo essenziale spetta al Direttore coadiuvato da un Comitato Scientifico (art 12 dello Statuto). L’esperienza pregressa – in particolare, le decisioni sui concerti con ampia affluenza di pubblico, con i conseguenti danneggiamenti oggetto di esposti penali, e la reiterata mancata costituzione del Comitato Scientifico – ci spinge ad auspicare che nella scelta del prossimo Direttore, che dovrebbe essere ormai alle porte (sono rimasti 5 finalisti), siano privilegiati, oltre ai criteri di competenza progettuale, amministrativa e gestionale di un bene culturale di tale rilievo, anche la capacità di resistere a condizionamenti di qualsiasi tipo;
  4. infine, sulla questione annosa dell’ipotesi di chiusura, almeno parziale di viale Cavriga, chiediamo al Consorzio di promuovere uno studio scientifico di fattibilità all’interno del Piano Urbano Mobilità Sostenibile (PUMS) al quale noi e altre associazioni saremmo felici di collaborare. 

I portavoce: Bianca Montrasio e Roberto D’Achille