Nelle scorse ore La Rondine ha lanciato una raccolta firme e una petizione online per fermare l'urbanizzazione di oltre 97.000 metri quadri nei pressi di via Kennedy, a Concorezzo. Si tratta di un'area verde, di sicuro valore ambientale, da tempo oggetto di particolari attenzioni. 

Spero tu possa trovare un paio di minuti per firmare e vorrei proporti qualche spunto di riflessione in proposito, per provare a chiarire perché credo sia importante il tuo sostegno.

https://www.change.org/p/amministrazione-comunale-di-concorezzo-stop-alla-cementificazione-di-via-kennedy?

Troppo cemento. Qualche dato sulla Provincia e su Concorezzo. 

La Provincia di Monza e Brianza è la più cementificata d'Italia, come certificano da tempo i rapporti ISPRA pubblicati ogni anno. Dovrebbero imporsi politiche di sviluppo che tengano conto dei limiti strutturali del territorio, per invertire la rotta e gestire le conseguenze dell'urbanizzazione disordinata degli ultimi anni. Queste politiche, urgentissime, tardano a essere implementate. Per rendersene conto, possiamo considerare il caso concorezzese. Con circa il 42% di suolo consumato, Concorezzo è al di sopra della media provinciale. Allargando lo sguardo, è facile rendersi conto di come il consumo di suolo sia più preoccupante nelle città vicine a Milano, con picchi notevoli nell'Hinterland (Sesto S. Giovanni, 69%), e nella cintura di comuni che insistono direttamente su Monza. Percorrendo la provinciale da Concorezzo verso Milano, incontriamo città con un crescente problema di consumo: Monza (49.3%), Brugherio (54,5%), Cologno Monzese (62%). Se ci orientiamo verso il Vimercatese, la situazione cambia drasticamente: Vimercate (29%), Bellusco (28,8%), Usmate (29,3%).

Concorezzo. Alcuni segnali del processo di assorbimento nella "periferia ampia" di Milano. 

Concorezzo è l'ultima cittadina collegata direttamente a Milano da territori urbanizzati, senza una corona verde che ne delimiti nettamente il confine. Il processo di assorbimento nella "periferia ampia" dell'Hinterland è reso evidente dalla lettura di alcuni indicatori. L'edilizia residenziale si è articolata prediligendo una formula a densità medio-alta, con molti nuovi palazzi di notevoli dimensioni, ammassati nelle fasce più esterne della città. In poco tempo, sono stati costruiti diversi fast food e discount del tutto estranei al tessuto commerciale preesistente, oggi investito da una crisi preoccupante. L'area industriale della città, non priva di comparti abbandonati, manca di una progettazione ordinata e qualificante, talvolta producendo situazioni di grande criticità (si veda il caso di Asfalti Brianza). Diversi spazi verdi sono stati cementificati senza produrre compensazioni, né benefici per la cittadinanza. Alcune aree vivono situazioni di degrado persistente, non solo nei quartieri più esterni. Il verde pubblico, sempre più compresso, è sistematicamente trascurato e manca una programmazione pensata per valorizzarlo. In definitiva, il progressivo indebolimento dell'identità della cittadina, anche dal punto di vista urbanistico, si sposa con una visibile perdita di attrattività del territorio.

Come risponde la politica? La cattiva gestione di un caso concreto.

Nonostante tutti questi elementi, certa politica pare intenzionata a procedere come se nulla fosse cambiato. L'area di via Kennedy dovrebbe essere tutelata, con un consumo ridotto al minimo e solo per ospitare servizi di interesse pubblico. Le intenzioni dell'Amministrazione suggeriscono, invece, obiettivi molto differenti: oltre alla nuova RSA (un intervento di per sé ragionevole), altro residenziale nonostante le tante case sfitte o invendute, anche a poche centinaia di metri. Concorezzo deve scegliere: divenire definitivamente l'ultimo prolungamento della periferia ampia di Milano o provare a invertire la tendenza, ancorandosi ad un modello di sviluppo urbano più riconoscibile nel Vimercatese. La politica degli ultimi anni, anche a livello locale, pare incapace di dotarsi degli strumenti necessari per gestire consapevolmente questo tipo di passaggio: l'approssimazione con cui si prova a liquidare il futuro di via Kennedy, l'ultima area verde davvero rilevante rimasta nelle disponibilità della città, è un chiaro segnale in tal senso.

Quando chi amministra dimostra di non aver compreso fino in fondo i problemi del nostro tempo, spetta ai cittadini battere un colpo. In questo senso, occorre promuovere un punto di vista differente sul futuro di via Kennedy, a partire da una semplice firma. 

Francesco Facciuto