Consulta San Fruttuoso: quali “città nella città” avete in mente? Riaprite il Teatro del Centro Sociale, i soldi ci sono. 

PREMESSA

Le notizie apparse di recente sulla stampa locale in relazione alla variante al Pgt offrono molteplici spunti di riflessione, anche alla luce del dibattito che si è svolto all’interno delle Consulte di quartiere mediante l’iniziativa “Le città nella città” promossa dall’assessore Sassoli.

In primo luogo vale la pena sottolineare che, contrariamente a quanto riportato dai giornali, il confronto è stato alquanto acceso e confuso per via di una sostanziale mancanza di trasparenza sulla reale portata della posta in gioco.

Chi ha seguito la quasi totalità degli appuntamenti nei diversi quartieri ha, infatti, potuto rilevare che l’interlocuzione è stata estremamente difficile, diseguale, faticosa, orientata più a creare consenso che a recepire in maniera sincera le vere criticità dei quartieri.

In particolare desta una certa preoccupazione il livello di confronto nella discussione relativa alla realtà di San Fruttuoso, al termine della quale, si tiene a precisare, non si è raggiunta nessuna condivisione di intenti, specie rispetto alle spinte edificatorie che in modo chiaro e preciso sembrano caratterizzare l’intera operazione legata alla variante al PGT. Nelle dichiarazioni dell’assessore Sassoli emerge, infatti, il tentativo di utilizzare il confronto con le Consulte in maniera strumentale rispetto agli obiettivi in gioco, fatto non nuovo se si considera che, non più tardi di qualche mese fa, questa amministrazione ha tentato di forzare la mano sulla proposta scellerata di costruire un palazzetto per il basket nel cortile di una scuola del quartiere, presentandolo come un progetto avallato dalla Consulta che, ovviamente, non ne sapeva nulla.

Dunque un dialogo poco “costruttivo” (sic!) ma, soprattutto complicato, per via della continua confusione che l’assessore alla partita pone in essere tra urbanistica, edilizia privata e opere pubbliche, e che non lascia presagire nulla di buono rispetto ad una operazione che si presenta come chiaramente priva del necessario lavoro di diagnosi territoriale, di attenzione per le preesistenze e per la vocacy delle singole realtà.

Un dialogo difficile ma, al tempo stesso, incredibilmente contemporaneo e vitale.

La situazione di San Fruttuoso

Da anni San Fruttuoso sperimenta una marginalità e una sostanziale diseguaglianza in termini di opportunità di servizi ed esperienze di comunità all’interno del quartiere. Tutto ciò soffoca le molteplici energie collettive che da sempre il quartiere sprigiona attraverso i suoi organi istituzionali di rappresentanza e le realtà associative esistenti.

Sono energie che, storicamente, qui come in altri quartieri e, più in generale, in molte città, si pongono al servizio delle politiche pubbliche ma che, mai come in questo periodo, vengono ignorate, se non addirittura calpestate.

Stiamo parlando di soggetti, persone, che si prendono cura delle relazioni sociali, intorno e dentro i luoghi, intorno e dentro le istituzioni. Persone che, messe di fronte alle numerose difficoltà di interpretazione delle normative, aprono nuove strade e nuovi percorsi mediante capacità e competenze spesso difficili da reperire nella pubblica amministrazione. Persone che agiscono sotto la spinta di motivazioni civiche, anziché in ragione di una mera prospettiva di tornaconto personale.

Al contrario, il motore che guida la trasformazione dei nostri quartieri, della nostra città, col passare degli anni appare sempre più caratterizzato da interessi privati che, rispondendo ad una logica per lo più econometrica e cementificatoria, sottopone il territorio ad una reale mercificazione e ad una progressiva degenerazione ambientale, civile e sociale.

Una situazione resa ancor più critica dal dilagante fenomeno della chiusura e dell’abbandono di alcuni spazi. In questo modo nei quartieri, nelle città, si aprono vere e proprie fratture, lacune che, col tempo, si trasformano in vere e proprie voragini tra un passato ricco di storia e relazioni sociali, e un futuro nel quale occorre rimettere al centro il vero senso dell’abitare, nella cogenza di un’epoca caratterizzata da importanti cambiamenti.

Nel caso di San Fruttuoso occorre, per esempio, colmare il vuoto della situazione attuale rispetto a un passato in cui nel quartiere esisteva un Teatro della Parrocchia, dismesso da diversi anni, che per molto tempo ha dato nutrimento a molte iniziative sociali e culturali nel quartiere.

Così come la Sala Teatro/Cappella del Centro Sociale di Via Tazzoli, per molti anni - e sin dall’avvio del pensionato sociale - luogo di incontro e di esperienza spirituale per gli abitanti del pensionato ma, soprattutto, per l’intero quartiere, per la città. Quello spazio non è un contenitore senza contenuto. Al contrario, è un luogo ben preciso, dotato di molteplici funzioni ma, soprattutto, di una storia. Un luogo quanto mai contemporaneo e del quale occorre recuperare la naturale vocazione alla coabitazione con i diversi attori del territorio.

Oggi, nel 2020, occorre guardare a questi luoghi con rinnovato interesse e desiderio, scardinando l’idea della fruizione culturale e sociale come tempo libero, come intrattenimento, se non peggio, come “superfluo”. Questi luoghi sono prima di tutto lavoro, nel senso che il lavoro lo producono, spesso in forme anche inedite, innovative.

Ma per aprire davvero una stagione di generatività a partire dai luoghi pubblici e dai beni comuni, occorre aderire in maniera sincera ai nuovi modelli e alle nuove pratiche di relazione con le istituzioni che anche il Comune di Monza ha approvato nel 2016 mediante l’adozione del Regolamento per l’amministrazione condivisa e con la trasformazione delle Circoscrizioni in Consulte di quartiere. E’ tutto scritto, il tracciato è chiaro, basta voler leggere, recepire, applicare, e operare nel senso di una unità di intenti tra pubblica amministrazione e cittadini attivi che, con il loro impegno e le loro competenze, si mettono, di fatto, al servizio delle politiche pubbliche.

Accade così che, leggendo attentamente, è facile riscontrare che taluni passaggi amministrativi nelle politiche partecipative avvengono, talvolta, in aperta violazione delle stesse norme stabilite per legge e sancite dalla nostra Costituzione.

E’ il caso del Bilancio Partecipato 2017 con il quale il Comune ha approvato lo stanziamento di 35.000 euro per la rimessa in funzione della Sala Teatro da 210 posti presso il Centro Sociale. Inspiegabilmente, la nuova giunta Allevi ha sospeso la realizzazione del progetto, compiendo un atto illegittimo, in palese contrasto con l’art. 11, c. 4, della legge 241/1990 che consente all’amministrazione il recesso unilaterale dall’accordo solo per “sopravvenuti motivi di pubblico interesse”.

Allo stesso modo, l’incontro avvenuto lo scorso 22 ottobre con l’assessore Sassoli e le coordinatrici della Consulta in sostituzione della serata del 19 (annullata per via del nuovo Dpcm anti-covid), è avvenuto in aperta violazione della disciplina sugli istituti di partecipazione: un confronto molto duro, deludente sotto vari punti di vista, nel corso del quale l’assessore ha definito “lista della spesa” le diverse istanze che sono state sottoposte, trascurando il fatto che queste venivano presentate in risposta ad un suo preciso invito e in preparazione dell’incontro medesimo che aveva come oggetto, specificato sul volantino, “raccolta da parte dell’Assessore Sassoli dei contributi della Consulta e dei Cittadini sulla visione a medio termine del quartiere San Fruttuoso”.

Dello stesso tenore l’affermazione “non ci sono soldi per riaprire il teatro” apparsa a mezzo stampa, in aperta contraddizione con la realtà dei fatti che vede un avanzo di bilancio 2019 di 7 milioni, oltre a diverse possibilità di reperire fondi attraverso stanziamenti della Regione, come i 500 mila euro ottenuti con un ordine del giorno presentato da Marco Mariani per il palazzetto a San Fruttuoso, notizia pubblicata da Il Giornale di Monza il 4 agosto 2020 dal titolo: “Monza tra nuovo look e palazzetto a San Fruttuoso”.

Ci preme sottolineare che quanto è sotto i nostri occhi non chiama in causa unicamente i componenti della attuale giunta ma, al contrario, riguarda tutte le forze politiche che occupano uno spazio all’interno del Consiglio Comunale e che, a vario titolo, rispondono alle sollecitazioni della città esprimendo una propria posizione rispetto a decisioni di cruciale rilevanza per il futuro della nostra città. A tutti, indistintamente, rivolgiamo un interrogativo circa l’effettivo interesse e attenzione di ciascuno di loro nei confronti dell’immane lavoro che si svolge da tempo all’interno delle Consulte e che, salvo rarissime eccezioni, non incontra da parte della politica cittadina un riscontro in termini di ascolto attivo.

Partendo dalla consapevolezza che è difficile raccontare i processi, i risultati o i fallimenti se non c’è un apparato cognitivo istituzionale disposto a capirli, la Consulta San Fruttuoso vuole riportare al centro dell’attenzione l’urgenza di prestare attenzione ai luoghi nei quali si esprime una cura. Sono luoghi che si fanno cura quando si interrogano sul benessere di una comunità e agiscono negli interstizi delle relazioni. Luoghi chiamati a dare una risposta a vecchie e nuove emergenze, rese oggi ancor più pressanti dalla difficile situazione legata alla pandemia in corso.

L'idea è, in sintesi, di compiere finalmente un salto di paradigma, facendo degli esclusi i partner attivi delle politiche che li riguardano.

Nel compiere questa riflessione non stiamo rivendicando ascolto. Lo stiamo generando.

Giustina D’Addario – Coordinatrice Consulta San Fruttuoso                         

Daniela Colombo – Vice Coordinatrice

Monza, 3 novembre 2020