Al fine di facilitare la riflessione sulla tutela dei Beni Comuni, in relazione alla grave crisi politica, economica e sociale che attanaglia l’Italia, prendiamo in prestito alcuni brani del discorso pronunciato da Papa Francesco in occasione dell’incontro mondiale con i Movimenti popolari tenutosi lo scorso 28 ottobre, discorso che è passato quasi sotto silenzio dai mezzi di informazione, ma che per la pienezza dei suoi contenuti non può che essere definito storico. “Solidarietà è una parola che non sempre piace; direi che alcune volte l’abbiamo trasformata in una cattiva parola, non si può dire; ma una parola è molto più di alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni.”…”La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia ed è questo che fanno i movimenti popolari.”…

“…non ci può essere terra, non ci può essere casa, non ci può essere lavoro se non abbiamo pace e se distruggiamo il pianeta. Sono temi così importanti che i popoli e le loro organizzazioni di base non possono non affrontare. Non possono restare solo nelle mani dei dirigenti politici. Tutti i popoli della terra, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, tutti dobbiamo alzare la voce in difesa di questi due preziosi doni: la pace e la natura.”… “Un sistema economico incentrato sul dio denaro ha anche bisogno di saccheggiare la natura, saccheggiare la natura per sostenere il ritmo frenetico di consumo che gli è proprio.”…“I movimenti popolari esprimono la necessità urgente di rivitalizzare le nostre democrazie, tante volte dirottate da innumerevoli fattori. È impossibile immaginare un futuro per la società senza la partecipazione come protagoniste delle grandi maggioranze e questo protagonismo trascende i procedimenti logici della democrazia formale. La prospettiva di un mondo di pace e di giustizia durature ci chiede di superare l’assistenzialismo paternalista, esige da noi che creiamo nuove forme di partecipazione che includano i movimenti popolari e animino le strutture di governo locali, nazionali e internazionali con quel torrente di energia morale che nasce dal coinvolgimento degli esclusi nella costruzione del destino comune. E ciò con animo costruttivo, senza risentimento, con amore.”

Come aderenti a un Movimento Popolare nato per la difesa dei Beni Comuni, confortati e stimolati da queste parole, vi riproponiamo una considerazione che il Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza ebbe a fare qualche mese fa e che abbiamo la presunzione di ritenere si inserisca pienamente nel solco di quanto sopra riportato. In una società sempre più dominata dalle logiche del mercato, le dinamiche di un individualismo sfrenato, che sono la loro diretta conseguenza, stanno provocando danni irreparabili e rischiano di riflettersi sulla qualità della vita delle future generazioni. Chi avverte la necessità di opporsi a tale deriva percepisce il bisogno di difendere i Beni Comuni, ovvero di proteggere quei Beni condivisi dai membri di una Comunità in relazione ai quali l’eccessivo consumo da parte di pochi e, più in generale, la loro cattiva gestione pongono problemi di inadeguato godimento a tutti. 

Vi invitiamo quindi a riflettere seriamente sulla necessità di indirizzare le scelte politiche verso uno sviluppo sostenibile che non comprometta la qualità della vita delle prossime generazioni e che nel presente risponda alle esigenze di tutti. Scelte politiche che, riteniamo, debbano andare nella direzione esattamente opposta di quelle che hanno ispirato l’approvazione del decreto sblocca Italia, la redazione di alcune norme della legge di stabilità, la legge sul consumo di suolo della regione Lombardia. Da parte nostra indichiamo alcune proposte concrete che vanno nel senso auspicato.

Un piano nazionale rifiuti zero.

Una corretta gestione dei rifiuti può senza dubbio muovere risorse e creare posti di lavoro. Un calcolo approfondito è stato fatto nel rapporto realizzato da un osservatorio creato ad hoc, chiamato “Was - Waste strategy” che è stato presentato il 19 novembre a Roma. Alessandro Marangoni, docente alla Bocconi di Milano e Ceo di Althesys (società che si occupa di consulenza e strategie ambientali), intervenuto alla presentazione del quarto rapporto Anci-Conai (Consorzio nazionale imballaggi), sottolinea che una corretta filiera industriale dei rifiuti, con il raggiungimento di un obiettivo pari al 70% di riciclo, potrebbe sfiorare in Europa i 2 miliardi di indotto al 2030. Ma c'è di più. Calcolando al 2020 di raggiungere l'obiettivo del 50% del riciclo potrebbero essere creati 875 mila nuovi posti di lavoro: 600 mila nella gestione della filiera e circa 270 mila nella costruzione di nuovi impianti. Anche l'economia italiana potrebbe trovare grande giovamento dal sistema dei rifiuti. Il risparmio energetico potrebbe arrivare a 2 miliardi e, grazie al recupero dei materiali, si potrebbe evitare l'acquisto di nuove materie prime, con un impatto positivo sulla bilancia del Paese di 6,5 miliardi

La prevenzione del rischio idrogeologico e la strategia consumo di suolo zero.

La mancata prevenzione del rischio idrogeologico produce vittime innocenti, oltre a un buco di 3,5 miliardi l'anno. Un costo provocato da frane e alluvioni che dal 1944 al 2012, è stato stimato in una cifra complessiva di 242,5 miliardi di euro. Sul piano occupazionale si potrebbero creare oltre 200.000 mila posti di lavoro. D’altra parte i recenti disastri a cui abbiamo assistito non possono certo essere addebitabili all’aumento della piovosità dovuta al cambiamento climatico. Le causa sono piuttosto da ricercare in una politica speculativa che ha trattato il territorio italiano come una fonte di guadagno per pochi (oneri di urbanizzazione o mazzette dai vari costruttori).

La riqualificazione e la valorizzazione dei Beni culturali. 

In termini di creazione di posti di lavoro e di indotto i ricavi sarebbero inestimabili.

Vi sottoponiamo poi un interessantissimo articolo di Gianni Silvestrini, Ricercatore del Cnr, pubblicato il 6 novembre sulla rivista Qualenergia, che potete trovare al seguente link

http://m.qualenergia.it/…/visioni-del-futuro-uscire-dalla-c…

Ne facciamo nostri i contenuti che, in questa sede, ci limitiamo solamente a tratteggiare.

L’analisi del comparto energetico-ambientale, con il miglioramento della prestazioni di comparti esistenti e la scelta di filiere tecnologiche innovative può generare occupazione e innescare positivi processi economici.

1) L’Italia ha un giacimento nascosto da utilizzare. La riqualificazione dell’enorme patrimonio edilizio, per tre quarti costruito prima che fossero introdotte norme sul risparmio energetico. Nel nostro Paese un’azione incisiva e prolungata nel tempo consentirebbe di ridurre del 15% le importazioni di metano, contribuendo anche alla sicurezza energetica. Nell’edilizia i risparmi energetici possono attivare un circuito virtuoso in grado di rendere disponibili gli investimenti necessari agli interventi di riqualificazione.

2) La congestione del traffico automobilistico comporta perdita di tempo, stress, inquinamento, aumento dei consumi. Secondo l’Aci, il tempo perso nelle città italiane a causa del traffico costa agli automobilisti oltre 40 miliardi di euro all’anno. A questa cifra vanno aggiunti 10 miliardi per l’inquinamento. congestione. E questo con guadagni sia dei privati che del settore pubblico. Le soluzioni: il car sharing, Uber (servizio di trasporto automobilistico privato gestito attraverso un'applicazione software mobile che mette in collegamento diretto tra passeggeri e autisti), la mobilità ciclistica che in diverse città europee riesce a soddisfare un quarto degli spostamenti urbani.

3) I settori vincenti

Il fotovoltaico nel 2030 potrà raggiungere una potenza di 1.250 GW, nove volte di più di quanto è stato installato cumulativamente alla fine del 2013. Di fronte a questa prospettiva gli USA hanno deciso di rilanciare, progettando mega-fabbriche di capacità dell’ordine di 1.000 MW/a. Francia e Germania stanno valutando la possibilità di riproporre l’esperienza dell’Airbus con un grande progetto innovativo nel settore del solare. E l’Italia? Perché non approfittare dell’attuale presidenza europea per verificare la possibilità di uno sforzo industriale continentale sul fotovoltaico coinvolgendo anche la rice ca e le imprese italiane?

Le auto elettriche. Stanno emergendo prodotti di alta qualità e a prezzi rapidamente decrescenti. Le vendite in Europa raddoppiano ogni anno e sono arrivate a quota 50.000 nel 2013. Sulla spinta degli obiettivi “climatici” è stato stimato che nel 2025 saranno 1,9 milioni le auto elettriche vendute in Europa e 5,1 milioni nel mondo. La corsa è partita.

Sistemi di accumulo. Questa tecnologia sta ricevendo sollecitazioni fortissime sia dal settore automobilistico sia dalle rinnovabili. Il mercato mondiale delle batterie per queste applicazioni dovrebbe passare da 200 milioni $ nel 2012 a19 miliardi $ nel 2017. Molti Paesi si stanno attrezzando per questa sfida.

Questa, a nostro parere, è la direzione da intraprendere per la tutela dei Beni Comuni e per uscire dalla crisi.

Vi chiediamo di partecipare al pomeriggio di Formazione e informazione relativo al decreto Sblocca Italia il 29 novembre dalle ore 15:00 alle 19:00 presso il Circolo Libertà Viale Libertà 33 Monza. Interverranno:

Avv. Emilio Zecca, uno degli autori della causa sull’incostituzionalità del “Porcellum”

l’Onorevole Massimo De Rosa;

l’Onorevole Pippo Civati;

il Dott. Gianni Porto, Geologo e Presidente delll’Associazione Naturein onlus.

Distinti Saluti.

Coordinamento Comitati e Movimenti della Brianza Monzese e Lecchese contro il Rottama Italia

PER INFORMAZIONI:

www.facebook.com/groups/comitatobenicomuni

https://www.facebook.com/events/1502040296729713/1502048643395545/?notif_t=like