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Intervista a Gianluigi Trevisi, direttore della rassegna musicale giunta alla XXXIIIa edizione. «In tutti questi anni, attraverso centinaia di concerti, abbiamo disegnato una mappa trasversale, rispetto ai generi ed agli stili, su cui sono appuntati importanti nomi del panorama musicale internazionale, ma anche geniali personaggi totalmente estranei al mercato.

Il direttore artistico di “Time Zones”, Gianluigi Trevisi, in questa intervista racconta com’è nata la rassegna musicale, la prima del genere in Puglia e forse anche in Italia. Nota a livello internazionale, è giunta alla XXXIIIa edizione e si tiene a Bari da metà ottobre a metà novembre.

Cosa è “Time Zones” e quando nasce?

“Time Zones, sulla via delle musiche possibili” é una rassegna musicale che dal 1986, con cadenza annuale, dà spazio a compositori e musicisti particolarmente attivi nella ricerca di nuove soluzioni musicali. Intorno a forti personalità all’interno ed all’esterno del music business, il festival ha tentato di disegnare una mappa che evidenziasse i percorsi più innovativi.
Time Zones ha ricavato il suo spazio anche internazionale ponendo al centro della selezione artistica originali itinerari di ricerca molto in anticipo rispetto alla scoperta che poi di tutto ciò ha fatto anche il mercato .

Perché sulla via delle musiche possibili?

Il sottotitolo è ispirato evidentemente a un’idea della musica come un corpo in perenne trasformazione, le parole “musiche possibili” sono invece di un geniale e lungimirante musicista canadese, Jon Hassel, grande amico di Time Zones.

Con quale criterio vengono scelti gli artisti, c’è un tema in ogni edizione?

No, esattamente il contrario, temi da svolgere non ce ne sono. Vi sono caratteristiche comuni per quello che riguarda i musicisti. Sono quasi sempre compositori che condividono un’instancabile attitudine alla ricerca. Il fil rouge, se così si può definire, sono le menti ed i cuori dei musicisti. Si è disegnata quindi in tutti questi anni di attività, attraverso centinaia di concerti, una mappa trasversale, rispetto ai generi ed agli stili, su cui sono appuntati importanti nomi del panorama musicale internazionale, ma anche geniali personaggi totalmente estranei al mercato.

Quale spazio si è ritagliata nella città di Bari, dove si tengono gli eventi, e soprattutto a livello internazionale?

Sicuramente il festival ha avuto una maggiore risonanza internazionale rispetto all’attenzione della città di Bari. Dopo la luna di miele iniziale durata per una quindicina di anni, i processi di livellamento culturale verso il basso dell’intero paese hanno reso le cose più difficili. Il sostegno pubblico è diventato distratto, ammaliato dai talent e dalle adunate (magari in playback con accendini ed ora con telefonini accesi ondeggianti) ha indirizzato il suo intervento verso l’intrattenimento ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In verità, forse come il giapponese nella foresta, noi continuiamo a dare testimonianza di questo tipo di percorsi musicali restando saldamente ancorati ai circuiti musicali internazionali.

 

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Gianluigi Trevisi

 

Quanta importanza ha la sperimentazione nella musica ed in particolare in questa rassegna?

Per le cose fin qui dette, riveste un’importanza enorme.

Come accoglie il mercato queste sperimentazioni?

Ovviamente male, non lascia spazio per queste cose. Al massimo arriva dopo molti anni. Esempi sono musicisti italiani di valore come lo stesso Morricone o Einaudi o come Sollima che da noi hanno suonato (poco conosciuti) più di venti anni fa e che solo di recente hanno visto riconosciuta la loro importanza.

Questi eventi li possiamo considerare di nicchia?

È come radical chic, una terminologia che per ignoranza ha acquisito un significato negativo. Per Tom Wolfe — che è l’inventore di questa espressione idiomatica — aveva un significato positivo, così come prodotto di nicchia: espressione nata per definire qualcosa di raffinato, di esclusiva qualità, — la Ferrari è di nicchia! — la politica, oramai grossolana per definizione, cerca prodotti di largo consumo come. Come l’hamburger…

Quali gli artisti più importanti che hanno partecipato a Time Zones?

Tutti. Proprio per le cose dette fin qui. I più noti sono Lou Reed, Morricone, Patti Smith, David Byrne, Laurie Anderson, Philip Glass, Steve Reich, Terry Riley, Nyman, Veloso, Sakamoto, Sylvian eccetera. Ma le cose migliori sono arrivate da personaggi laterali, come l’anglo-indiana Jocelyn Pook, autrice della colonna sonora di Eyes wide shut, l’ultimo film di Kubrick; da compositori tedeschi come Arnold Dreyblatt o come il grandissimo e compianto Florian Fricke dei Popol Vuh, autore delle colonne sonore più famose di Herzog. Penso al gruppo di Portland dei Jackie-O Motherfucker o più di recente all’“elettronico” Ben Frost. Per nostra fortuna centinaia di meravigliose ed uniche performances di nicchia, in molti casi vere pietre miliari della storia della musica.

 

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Ci vuoi raccontare com’è arrivato a questa rassegna la musica da cinema del maestro Ennio Morricone?

Siamo stati sicuramente tra i primi a sdoganare la musica per la scena e la musica per il cinema poiché a metà degli anni ‘80 era ritenuta fuori e dentro l’accademia musica di serie B. Pensare a lui per noi è stato naturale a differenza di chi invece la cosa l’ha guardata con sospetto. Dopo 2 anni di corteggiamento nei quali ci ha sempre trattato (anche la sua dolcissima moglie) con grande affetto, dopo un’estenuante ricerca di un’orchestra nel ‘90 ha tenuto da noi due stupendi concerti che sono stati manifestazione inaugurale dei mondiali italiani di calcio. Concerti unici perché i solisti che lo accompagnavano insieme all’orchestra Sinfonica della Provincia di Bari erano quelli delle incisioni delle colonne sonore, compreso il soprano Alide Maria Salvetta che purtroppo scomparve dopo pochi mesi.

Ci sono altri episodi particolari riferiti ai musicisti ed artisti che hanno partecipato a TZ che meritano di essere citati?

L’amicizia con David Sylvian, grande amico e sostenitore di TZ, i quattro anni spesi ad inseguire Renè Aubry per farlo debuttare, visto che non aveva mai fatto concerti, il rapporto con Nusrat (il Pavarotti del mondo islamico) e l’amicizia col grande musicologo Padre Anselmo Susca… Ma in verità ce ne sarebbero tanti altri, perché la vita del festival ha sempre respirato un’aria da laboratorio poco formale…

 

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Che rapporto c’è tra letteratura e musica in TZ?

Intenso. La musica come la pagina interpreta lo spirito del tempo, le tensioni le ansie della gente. È come la poesia, una fabbrica di emozioni, la password per aprire la memoria. Un suono lontano che echeggia nella nostra testa riportandoci indietro nel tempo somiglia molto alle madeleinette di Proust..

E con i conservatori o le scuole di musica?

I conservatori negli ultimi tempi tentano di abbandonare il modello “museale” ed esclusivamente conservativo che li allontana dalla realtà ed il jazz da quando è entrato nei conservatori si è anch’esso adeguato a questa ingessatura. Noi collaboriamo ormai da anni con molti progetti, ma queste strutture sono iper burocratizzate e non agevolano un’apertura d’orizzonte più ampia. Le scuole di musica sono circoli molto chiusi.

Come si finanzia TZ? E quali rapporti ha con gli enti pubblici?

 I rapporti sono pessimi per ciò che che ho detto prima. La politica ama le adunate, le finanzia e ritiene il finanziamento all’associazionismo culturale un male dovuto. La maggior parte dei politici frequenta poco la musica, il teatro, la danza. Figuriamoci, sono sempre impegnati!!!

 

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Ci sono eventi collaterali estivi legati alla rassegna annuale?

EXperimenta, una rassegna estiva nata 20 anni fa ad Alberobello e ritenuta tra i primi esempi di contenitore multicodice (musica, teatro, arte contemporanea) complemento raffinato al sistema di accoglienza del flusso turistico della regione. Da qualche anno, dopo alterne vicissitudini con finanziamenti ridicoli si tiene a Polignano a Mare

Che ne sarà un giorno del materiale registrato, delle decine di concerti di TZ?

Non so dirti, servirebbe un finanziamento ad hoc, ma mi sembra che non ci sia la strada per poter rendere questo archivio qualcosa da destinare in maniera ordinata alla comunità.

Ci vuoi fare un’anticipazione sulla XXXIIIa edizione?

Pianozones l’importante sezione dedicata al pianoforte, con una decina di compositori, che ritorna dopo il 2011, uno spazio indie, Literature un incrocio col teatro, l’anteprima europea del più importante ensemble di musica contemporanea messicano e due grandissimi chitarristi.

 

Foto Impressa Sodano/Pastoressa tratte dal sito di Time Zones

Gli autori di Vorrei
Michele Lospalluto
Michele Lospalluto
Speaker e giornalista di Radio Regio di Altamura. Appassionato di musica rock, blues, jazz, etnica, d'autore e sperimentale.