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In mostra a Milano a Palazzo Reale una grande monografica articolata in 11 sale, secondo una progressione cronologica che presenta ben 120 pezzi

Scardinare il concetto di tela intesa come superficie piatta, alla ricerca di una "dimensione cosmica" della realtà. Se a raccontare la terza dimensione partendo dall'opera aveva già aperto la strada il grande Lucio Fontana, Agostino Bonalumi progettò coerentemente e instancabilmente il suo spazio pittorico come supporto su cui far scorrere luce e forma.

L'antologica intitolata "Bonalumi, 1958 – 2013" lo celebra a Palazzo Reale di Milano fino al 30 settembre 2018. La mostra, curata da Marco Meneguzzo in collaborazione con l'archivio Agostino Bonalumi, è articolata in 11 sale, secondo una progressione cronologica che presenta ben 120 pezzi.

Le prime estroflessioni sono datate 1959: le forme geometriche convesse, che diventeranno coerenti e regolari nella successiva produzione degli anni Settanta e ancora oggi costituiscono la cifra stilistica più conosciuta di Bonalumi, si presentano in maniera ancora timida e incerta nelle cuciture e nelle forme.

Nel giro di pochi anni il cerchio, il fuso, la sfera aggettante che tende la superficie, i punti tridimensionali a formare le sottolineature costituiranno un coerente alfabeto formale, che attraverso la tela altrettanto rigorosamente monocroma verrà combinato in maniera centrale o secondo scansioni proporzionate e impeccabili.

E' nella seconda metà degli anni Sessanta che vengono ideati anche  i primi ambienti, primo tra tutti Blu Abitabile – ospitato nella prima sala della mostra – in origine corredato da un morbido pavimento imbottito. L'artista lo pensa per la rassegna Lo spazio dell'Immagine di Foligno, dove viene invitato nel 1967.

 

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In mostra sono presenti anche la Struttura modulare bianca, in vetroresina e nitro, ideata per la sua sala personale alla XXXV Biennale veneziana del 1970 e una grande superficie esposta nel 2003  presso l'Institut Mathildenhöhe di Darmstadt.

L'attiguo Museo del Novecento ospita per altro il parallelo focus "Agostino Bonalumi. Spazio, ambiente, progetto", presentando una serie di otto opere su carta, realizzate proprio in concomitanza delle sopracitate grandi opere ambientali.

Nuovi sono anche i materiali sintetici sperimentati nel corso di questi anni, alternativi alla tradizionale trama della tela, come il ciré, prediletto per la compattezza e lucentezza della superficie.

A tal proposito val la pena di ricordare che il prossimo 18 settembre verrà trasmesso integralmente su Sky Arte il film documentario di Fabio Galatea "Agostino Bonalumi. L'intelligenza dei materiali", presente all'interno del percorso espositivo in un estratto di dodici minuti, che nell'ultima intervista al maestro indaga il legame tra la sua ricerca e l'evoluzione tecnologica di alcuni materiali (gomma, metalli, plastica, tessuti) largamente impiegati dalle industrie e dagli italiani dagli anni del boom economico ai giorni nostri.

Il secondo periodo artistico di Bonalumi – dai primi anni Settanta al 1989 – è quello delle "griglie": piccole lamelle disegnano la soprastante tela tesa sopra di esse formando linee rette, che si ripetono in una paratattica scansione ritmica. E' però la luce a diventare coprotagonista fondamentale nella percezione dell'opera, accarezzando queste estroflessioni meno pronunciate delle antecedenti e contribuendo nella sua variazione a rivelare i giochi della loro geometrica razionalità.

Dal 1989 l'artista si concede invece una licenza poetica più libera e irrazionale, utilizzando come supporto delle opere un filo di acciaio, piegato secondo tracciati imprevedibili, quasi eco delle pennellate incontrollate dell'action painting o dell'informale gestuale, che origina giochi di convessità e concavità più vivi e dinamici. La realizzazione dell'operà è in realtà sempre accuratamente progettata e pensata da Bonalumi, ma si configura come parziale volontà di rottura dello schematico rigore antecente.

L'ultimo periodo creativo si può considerare una summa e confronto delle tematiche affrontate nel corso dell'antecedente trentennio: compaiono tele bicrome, "pance" dorate, sculture in bronzo e tele su cui il filo d'acciaio precedentemente celato è ora lasciato in vista.

Ordine – sospensione – disordine – ordine: la contaminazione tra i diversi modelli non mina però la coerenza di una ricerca artistica che celebra dignitosamente Bonalumi come ideatore della "pittura – oggetto", felice definizione coniata dall'altrettanto grande amico e critico Gillo Dorfles.

 

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"Bonalumi, 1958 – 2013"

Palazzo Reale, Milano

Fino al 30 settembre 2018

lunedì 14:30 ÷ 19:30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9:30 ÷ 19:30
giovedì e sabato 9:30 ÷ 22:30
Ingresso gratuito

Museo del Novecento
lunedì 14:30 ÷ 19:30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9:30 ÷ 19:30
giovedì e sabato 9:30 ÷ 22:30
(ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)
Ingresso incluso nel biglietto del museo

Gli autori di Vorrei
Isabella Maggioni
Isabella Maggioni
Insegnante di storia dell'arte, non ha mai pensato di metterla da parte, dedicando il tempo libero alla visione di mostre e alla fruizione del patrimonio culturale, rigorosamente collocato nel suo contesto.
Ha collaborato con la Galleria Melesi di Lecco svolgendo ricerche su Jiri Kolar e Giovanni Manfredini, e con l'Associazione COE nell'ambito della rassegna "Colazione sull'erba n.2", dedicata all'artista Hsiao Chin.