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Serata organizzata da Arci Scuotivento e  Paciamoci sabato 25 gennaio all’Urban Center di Monza. Ospiti Savino Pezzotta (presidente del Comitato Italiano Rifugiati), Franca Perizzi (assessore a Lampedusa) e Gabriele del Grande (Fortress Europe). Video, buffet e performance.

“Clandestino chi?” è però molto di più, come vuole farci comprendere chi ha messo in piedi questa iniziativa. È la domanda che probabilmente risuona nella testa di tutti i migranti che solo così sembrano essere riconosciuti per non dire stigmatizzati: stranieri e anche di più, stranieri clandestini. Ma chi sono queste persone che strappano le loro radici dalla terra che abitano? Perché vengono qui, nel paese del sole (?), l’Italia? Cosa significa accoglienza e come si realizza, attraverso quali politiche, qui nella provincia monzese e nel resto del territorio peninsulare? Questi alcuni degli interrogativi che verranno posti durante la serata dal moderatore Daniele Biella, giornalista di Vita Magazine. Alle 18.30 verranno proiettati i cortometraggi La vita che non CIE di Alexandra D’Onofrio, mentre alle 21.00, dopo i saluti da parte del Comune di Monza che patrocina l’iniziativa, si aprirà una tavola rotonda con Franca Parizzi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Lampedusa, Savino Pezzotta, presidente del Comitato Italiano Rifugiati, e Gabriele del Grande, fondatore dell’osservatorio Fortress Europe.

L’evento è realizzato in collaborazione con il gruppo del teatro dell’oppresso Fandema: durante la serata verranno infatti proposti brevi momenti performativi, che indurranno il pubblico a farsi coinvolgere dal tema non solo con la testa, ma anche con il cuore, mettendo in gioco le emozioni e la mimesi, come vuole la natura dello strumento teatrale.

In preparazione dell’evento previsto all’Urban Center, la nascente sinergia tra il gruppo Fandema e Arci Scuotivento ha portato in piazza a Monza, durante il freddo e soleggiato pomeriggio del 14 dicembre, un’occasione per avvicinare e interessare i monzesi al tema, attraverso la modalità del teatro-forum itinerante. L’obiettivo condiviso è quello di continuare a lavorare insieme su questi temi: il teatro dell’oppresso, che a Monza muove in questi mesi i primi passi, è infatti ormai uno strumento riconosciuto di costruzione di percorsi condivisi per una cittadinanza consapevole.

Ad animare queste occasioni sono anche migranti che vogliono e sperano di inserirsi nel tessuto della loro nuova terra, la Brianza, la Lombardia e più in generale l’Italia. In particolare il pomeriggio del 14 di dicembre si è messa in scena una rappresentazione nata e riformulata durante alcuni percorsi laboratoriali svoltisi tra Arcore e Monza nei mesi scorsi. È il viaggio il fulcro della narrazione, dalla partenza all’approdo, con tutte le controversie che questa esperienza comporta.

Questa breve performance esplora in punta di piedi l’umanità e la carica emotiva che sottende ogni migrazione, fatta di dolore, separazione, coraggio, speranza. Inoltre essa esprime la trasformazione che investe le comunità coinvolte, non solo quella in cui il migrante cerca di inserirsi, ma anche quella che lascia.

Con il supporto di una valigia e qualche oggetto simbolico, una decina di persone hanno mimato coi loro corpi la storia di questo viaggio, con lo scopo di saggiare la curiosità dei passanti e di raccoglierne riflessioni, esperienze, opinioni. Numerose persone si sono aggregate tra piazza San Paolo e via Italia. Molti i curiosi, ma non sono mancate le voci decise a esprimere la disapprovazione nei confronti di chi, ancora oggi, non riesce a vedere oltre al colore della pelle o al disagio di chi è si ritrova solo in terra straniera, o a condividere la speranza per un futuro più accogliente per tutti.

È propizia dunque l’occasione del 25 gennaio all’Urban Center di Monza, per continuare a riflettere insieme sul tema, e per chiedersi chi sia un clandestino, perché lo diventa e quali strumenti, anche legislativi, si hanno per valorizzare in quanto risorsa la migrazione, da molti ancora oggi vissuta come un “problema”.

Simona Brambilla e Rossana Currà

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