20150916 calvino

Di tante stagioni del mio inesauribile  e inesaurito rapporto con Calvino, la più recente è quella del divertimento condiviso con altri lettori attraverso la lettura ad alta voce. Lettori e collaboratori di Vorrei raccontano il proprio rapporto con la letteratura di Italo Calvino.  Scrivici anche il tuo Calvino: info@vorrei.org

 

 Dovessi raccontare in generale dei miei amori letterari, direi che li ho vissuti, a ondate successive, come viaggi di scoperta in cui non potevo lasciare nulla di inesplorato: cominciavo coi Buddenbrok e non potevo più abbandonare Mann, e così per gli altri grandi: russi o francesi,  tedeschi o americani, esaurirne il catalogo era d’obbligo. Ma forse era solo perché sentivo che era possibile in qualche modo concluderla, quell’ esplorazione, circoscriverne i confini, saziarmene, per così dire. Calvino no.  Calvino per me non è stata una città da esplorare, ma l’intero regno di Kublai Kan,  la stanza del tesoro a cui tornare per trovare sempre nuove meraviglie, per farmi sempre nuovamente incantare: eleganza e leggerezza, fantasia e realtà, l’adolescenza coi suoi pensosi stupori, la maturità con la sua sorridente e consapevole ironia, il gioco talvolta astratto, talatra divertito  dell’intelligenza. La realtà raccontata come fiaba o la fiaba usata per capire la realtà.

  Le città invisibili come prima scoperta e poi il piacere di proporle e condividerle anche coi ragazzi: ai quali si poteva leggere di Leonia e della continuità tra la passione per gli oggetti  nuovi fiammanti, per i rituali “igienici” del consumismo,  e la crescita iperbolica, fantastica e realissima, degli immondezzai  ai margini delle città, senza timore di banalizzare il tema, anzi con la fiducia di poterne fare uno stimolo per una riflessione più ampia sulla contraddittorietà dei nostri stili di vita. Ho tenuto invece per me l’incanto delle storie che hanno i ragazzi per protagonisti, non tanto  quando si trovano  coinvolti come Pin nella  grande avventura della guerra partigiana, quanto  più semplicemente quando si avventurano su un sentiero nuovo e si ritrovano ad osservare la vita degli altri al di qua di un cancello: perché solo da adulti si può guardare con tanta stupenda nitidezza a certi momenti della prima adolescenza, quando sembra che la vita ti stia rivelando qualcuno dei suoi misteri. E quanto vorrei aver avuto da ragazzina la determinazione di  Cosimo di Rondò nel rifiutare l’ennesimo piatto di lumache fuggendo sugli alberi e costruendosi in piena autonomia la vita che voleva!  Ma forse a modo mio l’ho fatto, le lumache le ho sempre odiate anch’io e per quanto troppo spesso da qualche pero sia cascata, ho preferito frequentare sentieri che mi permettessero di osservarlo un po’ dall’alto e dall’esterno, questo mondo. 

  Di tante stagioni del mio inesauribile  e inesaurito rapporto con Calvino  (sempre scopro fra i suoi scritti qualcosa di ancora nuovo per me…), la più recente è quella del divertimento condiviso con altri lettori attraverso la lettura ad alta voce: abbiamo riso insieme tutta una sera in libreria sia con quel poco noto racconto sulla vita di fabbrica che è La gallina di reparto, in cui Calvino mette in scena con meravigliosa ironia   il ridicolo della fordizzazione calata in un mondo ancora contadino, sia con la più surreale scena d’amore  della letteratura mondiale, quella tra  Agilulfo, cavaliere inesistente, lucente armatura vuota, energia senza corpo,  e la dama Priscilla.  La cui conclusione è che mai Priscilla dimenticherà quella notte di irresistibile seduzione tutta fatta solo di sapienti parole e di romantiche fantasie, di gesti delicati e di incanti condivisi, mentre le damigelle inseguite e afferrate dallo scudiero Gurdulù non ricordano più nulla di una notte passata a fingere di sfuggirgli  per rotolarsi poi fuggevolmente con lui in ogni angolo del castello, e invidiano invece tanto quel “paradiso” che l’illusione della parola e dell’intelligenza ha saputo regalare alla loro fortunata castellana.

Gli autori di Vorrei
Carmela Tandurella
Carmela Tandurella

Se scrivere è “scegliere quanto di più caro c'è nel nostro animo”, ecco perchè scrivo prevalentemente di letteratura. Storia, filosofia, psicologia, antropologia, tutte le discipline che dovrebbero farci comprendere qualcosa in più della nostra umanità, mi sono altrettanto care, ma gli studi classici, la laurea in filosofia, anni di insegnamento e una vita di letture appassionate mi hanno convinto che è nelle pagine degli scrittori che essa si riflette meglio. Il bisogno di condividere quello che ho letto e appreso, che prima riversavo nell'insegnamento, mi ha spinto ad impegnarmi prima con ArciLettore, poi, dal 2013, con Vorrei, del cui direttivo faccio parte. Da qualche anno sono impegnata anche nella collaborazione alle pubblicazioni e alle iniziative del Comitato Antifascista di Seregno e del Circolo Culturale Seregn de la memoria, di cui sono attualmente vicepresidente.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.