20150916 calvino

«Ora, magnanimo Kublai, ti descriverò la città di Palmira, la sposa del deserto.» Lettori e collaboratori di Vorrei raccontano il proprio rapporto con la letteratura di Italo Calvino.  Scrivici anche il tuo Calvino: info@vorrei.org

 

Mi sono chiesto, ai tempi della conquista di Palmira in Siria da parte dell’ISIS e delle sue conseguenze (uccisioni, distruzione dei monumenti, decapitazione simbolo del responsabile culturale del territorio) come Calvino avrebbe potuto descrivere la città ne “Le città invisibili”, probabilmente nella sezione “Le città e la memoria”. Provo ad immaginarlo:

Ora, magnanimo Kublai, ti descriverò la città di Palmira, la sposa del deserto. Qui vi è un grande tempio di Baal, divinità dei Parti, preceduto da una grande via colonnata, un santuario di Nabu, l’Apollo mesopotamico, il teatro e le terme romane, il tempio di Baalshamin, venerato dalle tribù nomadi. Un circuito di mura racchiude tutta la città. 

Per millenni l’hanno attraversata i  mercanti che con i loro cammelli scambiano le merci tra Roma e l’Oriente. Qui i viaggiatori si rinfrescano nelle acque sulfuree dell’oasi. La mattina un’attività frenetica si svolge intorno al mercato. A sera la città si riempie di luci, i fuochi illuminano le locande dove i mercanti, dopo aver reso omaggio all’ambiziosa regina Zenobia, consumano un ricco pasto tra musica e danze, e dove passeranno la notte tra lenzuola di seta. Altri fuochi illuminano gli accampamenti dove i cammellieri si riposano sulle stuoie mangiando pane e olive, vicino ai loro animali sdraiati.

La sua ricchezza ha attirato molti conquistatori e nel tempo ha subito declini e rinascite. Ogni pietra, che sia parte del tempio di Baal o un ciottolo di strada, ha visto passare gente di ogni tipo, dai contadini che coltivano le sue terre fertili ai viaggiatori di ogni nazionalità ai soldati degli eserciti che la saccheggiano.

La città dice dunque il suo passato e in esso si rispecchia un altrettanto inquietante futuro.