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A Bergamo contemporary locus per la sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee e la riattivazione di spazi in disuso spesso inaccessibili, insieme alla sensibilizzazione e partecipazione del pubblic

Lo sviluppo dell’arte contemporanea e quello del territorio sono più relazionati di quanto l’opinione comune tenda a riconoscere. Oggi, il processo di valorizzazione del territorio non può prescindere da un approccio multidisciplinare, che riesca a favorire l’emergere di componenti immateriali attraverso interventi di natura anche strutturale (si pensi ad esempio, ai processi di riqualificazione urbana veicolati sulla cultura). D’altro lato, l’arte contemporanea ha ancora una vivida difficoltà a dialogare con il “grande pubblico”, e l’intervento territoriale è una delle corsie preferenziali per raggiungere un bacino di fruitori sempre più ampio.

Questa evidenza è tanto più chiara se si esamina il passaggio, anche lessicale, dai “graffiti” alla “street art”: grazie a questa componente relazionale con il territorio, questo medium ha raggiunto un livello di “awareness” in un periodo piuttosto breve, se si considera che l’arte contemporanea, così come la consociamo, sono più di 40 anni che cerca di superare il mitico “lo potevo fare pure io”.

Oggi i rapporti tra arte e territorio si stanno infittendo, anche e soprattutto per la capacità dell’arte di generare, essendo portatrice sana di capitale immateriale, un aumento di valore molto più che immateriale, che si traduce nell’aumento del valore degli immobili, della qualità della vita di un determinato territorio, del capitale culturale che esso possiede. Forse gioverà ricordare che questi indicatori, oltre a generare un fenomeno positivo di per se, sono inclusi all’interno dei ranking per la desiderabilità delle città da parte di potenziali investitori.

Questo rapporto tuttavia non è sorto dal nulla, ma è il frutto di alcune iniziative pioneristiche che negli ultimi anni sono comparse in numerose parti del mondo: dalle residenze d’artista alla rigenerazione urbana strutturata, fino ai musei creati in zone periferiche urbane. Per una volta, in Italia, non siamo rimasti a guardare: e operazioni come contemporary locus ne sono la testimonianza.
Nata dal territorio, con il territorio e per il territorio, contemporary locus ha inaugurato il 28 marzo la sua settima edizione, segno di un interesse crescente anche contro le aspettative. Abbiamo cercato di indagare i meccanismi con Francesca Ceccherini, Project Manager del progetto.

Cos’è contemporary locus?
contemporary locus è un’associazione che nasce nel 2012 dall’incontro tra Paola Tognon, curatrice e oggi direttrice artistica di contemporary locus, ed Elisa Bernardoni, ricercatrice e programmatrice nell’ambito delle nuove tecnologie, media project manager dell’associazione. L’obiettivo di contemporary locus è scoprire e valorizzare luoghi dismessi o invisibili del territorio di Bergamo attraverso la ricerca contemporanea, coinvolgendo artisti diversi per ricerca, sensibilità e geografia. Consideriamo l’arte contemporanea come un processo in grado di connetterci al presente e al passato e che, simultaneamente, ci consente di guardare verso il futuro, ma anche una chiave di connessione alla memoria – quella che spesso viene archiviata e dimenticata.
Il display progettuale di contemporary locus – realizzato da un team che attraversa diverse età e professionalità – ha tra i suoi obiettivi la sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee e la riattivazione di spazi in disuso spesso inaccessibili, insieme alla sensibilizzazione e partecipazione del pubblico. In quest’ultimo punto la tecnologia ci supporta. Per noi rappresenta un canale indispensabile per diffondere, condividere e costruire una rete che si spinge spesso ben oltre i confini nazionali. Una rete che diffonde contenuti e informazioni, approfondimenti e ricerche.

Perché è nato questo progetto?
contemporary locus nasce dall’esigenza di rispondere alla dimensione del contemporaneo e dell’attualità e – insieme – di rispondere ad una profonda curiosità: quella di aprire e valicare porte chiuse, cancelli sprangati, luoghi invisibili che nascondono – nel proprio aspetto di dismissione e precarietà – una ricchezza storico-artistica dal profondo valore simbolico. L’idea si sviluppa per rispondere anche all’esigenza di un territorio, tutto italiano, che possiede un patrimonio diffuso, sconosciuto o spesso poco valorizzato.

Cultura, Arte Contemporanea e Territorio. Quale legame li unisce?
Lavorare per la cultura, quella con la “C” minuscola – come ogni giorno è per tutti noi – chiede una pratica e un confronto con i luoghi, gli spazi e i territori di cui è importante conoscere le peculiarità e il carattere. Quindi le persone e le storie che li raccontano, un trampolino per andare oltre e confrontarsi con altri luoghi e caratteristiche. E’ questo – la consapevolezza del contesto – il punto di partenza con cui contemporary locus costruisce i suoi progetti, aprendo un dialogo tra il territorio nel quale opera e le proiezioni del contemporaneo e i suoi linguaggi. Per questo scegliamo di realizzare progetti “site specific o space specific”, ossia costruiti di volta in volta per uno specifico luogo. Questo messaggio si ritrova nel nostro stesso nome: contemporary, con un evidente riferimento all’arte contemporanea, e locus, nell’accezione latina, ai luoghi, al tempo, alla storia, al territorio.

Come vengono selezionati gli artisti?
E’ competenza di Paola Tognon, in dialogo e confronto con il team che gioca azzardi tra spazi, risonanze e lavori, pratiche, attitudini. Spesso chiamando un artista straniero ed uno italiano, al fine di costruire scambi e sintonie anche in relazione ai luoghi ed alla loro capacità di richiamo.

Come vengono selezionate le “location”?
Viaggiando a naso in su, seguendo le indicazioni delle persone, le email, i messaggi, le chiamate, le mappe, le finestre, le vie… e poi il caso, accompagnato da una sfrenata curiosità.
Il prossimo progetto, che è partito il 28 marzo fino al 24 maggio 2015, vede la riapertura di un’antica porta veneziana di Bergamo – Porta Sant’Alessandro – abitata temporaneamente dalle luci, i colori e i suoni di Davide Bertocchi e Heimo Zobernig.

È difficile convincere i responsabili dei luoghi ad ospitare l’evento?
Molto difficile. Per diversi motivi. Si tratta spesso di luoghi inaccessibili, chiusi da decenni, senza luce, acqua e sistemi di sicurezza. Luoghi il cui pavimento e soffitto sono pericolanti, dove il tetto è pieno di buchi, i cornicioni e le pareti sgretolate. A volte, più semplicemente, sono luoghi che nessuno vuole aprire, ricordare, ri-memorizzare. Sono luoghi dell’incuria, della dimenticanza, della dispersione, del tempo …

Come si sostiene contemporary Locus? Qual è il modello di Business?
contemporary locus si sostiene. Con molte difficoltà, ma si sostiene. Grazie alla determinazione, alle professionalità e competenze messe in gioco. E al volontariato. Ma soprattutto grazie alla complicità degli artisti e di partner che credono al suo progetto. Alla sua relazione con aziende, studi, attività commerciali, professionisti. L’associazione partecipa a bandi locali e nazionali (presto anche a quelli europei) e coinvolge aziende del territorio che scelgono di comunicarsi attraverso progetti espositivi. Nel 2014 l’associazione ha avviato anche “idee d’artista”, un percorso che mette in relazione artisti contemporanei e realtà industriali di eccellenza: il primo progetto nato è MANOPLA’, frutto dell’incontro tra Diego Perrone e La Rocca srl, realizzato per interpretare e comunicare l’azienda attraverso l’arte contemporanea. Tutto il ricavato è stato sostegno per contemporary locus.

Che cosa è contemporary locus per te? Quali le tue attività nel team?
contemporary locus è un laboratorio di idee, un’esperienza umana e professionale incredibile alimentata da passioni, energie pulsanti e continue sfide. La mia attività consiste nel coordinamento dei progetti espositivi e nella produzione delle opere degli artisti coinvolti. Dalla fase di ideazione a quella di apertura delle mostre al pubblico, il mio ruolo richiede la comprensione, la valutazione e la capacità di realizzazione dei progetti – studiando la proposta curatoriale e quella artistica – in un continuo scambio, confronto e dialogo con tutto il team di cui contemporary locus è composta. Un’esperienza che mi ha fatto crescere, che mi ha concesso di comprendere le logiche che regolano il sistema dell’arte, le sue dinamiche, le sue difficoltà, i suoi interlocutori. Un’attività vivace che mi ha permesso di sviluppare specifiche competenze (oggi non affatto scontato per una giovane persona che lavora nell’arte in Italia) e che, attraverso un lavoro intenso con gli artisti, mi dona ogni giorno esperienze piene di meraviglie.

Per saperne di più, consulta il sito di contemporary locus

 

Foto di Culture e Impresa

Tratto da

tafter