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Intervista all'artista monzese in vista del reading-concerto Canzoni a Contatto, a Monza giovedì prossimo, in cui si esibirà insieme a Dome Bulfaro e Cecco Aroni Vigone

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usicista, formatrice, ma anche odontoiatra: se c'è qualcosa che incurisisce nella figura della monzese Veronica Vismara, senz'altro è la sua poliedricità. Abbiamo incontrato l'eclettica cantante (ha studiato dal jazz al canto armonico) appassionata di poesia, in occasione della serata Canzoni a Contatto che si terrà giovedì 16 ottobre nella sede dell'associazione culturale Emeis a Monza, in via Correggio 59/c. Il concerto vedrà protagonisti, insieme a Veronica Vismara, anche il sassofonista Cecco Aroni Vigone e il poeta Dome Bulfaro, del quale saranno musicate alcune poesie, tratte dalla raccolta Ossa Carne (di cui parlammo in questo articolo).

20141013 Foto trio

Artista a tutto tondo e medico, estro e scienza... come mantiene l'equilibrio fra le diverse parti di lei?
Si tratta di una questione di management, di integrazione fra i due emisferi. Un mio docente di PNL (Programmazione Neuro Linguistica, ndr) una volta mi disse: «Usa i tuoi talenti, altrimenti saranno loro a usare te». Era un invito a seguire le mie inclinazioni. La vita va indirizzata verso le cose che piacciono e i propri talenti vanno usati anche nel lavoro. Nella mia vita, è la cura il principio unificante delle mie inclinazioni, ciò che fa in modo che nessuno dei talenti prevarichi l'altro. Anche quando pratico il canto per diletto, e non a scopo terapeutico, muovendo le emozioni ugualmente sto curando qualcuno. Del resto, l'arte è la medicina dell'anima.

Come è nata la collaborazione con Dome Bulfaro?
Ho conosciuto Dome personalmente circa tre o quattro anni fa. Lo conoscevo già come poeta ed ero rimasta affascinata sia dalle sue liriche sia dal modo di esprimerle in pubblico, con la preminenza del paraverbale (una componente che mi salta sempre all'occhio). Incontrandolo di persona e assistendo alle sue letture, ho avvertito la sua purezza di cuore, così ho pensato che avrei volentieri realizzato qualcosa insieme a lui. Io già collaboravo con Cecco Aroni Vigone – anche lui un "puro" – con cui avevo fatto il CD A fior di pelle, in cui avevamo messo in musica poesie di Francesca Valente. Decisi di farli conoscere, per vedere che cosa ne sarebbe scaturito. Così è nato il progetto di musicare le liriche di Ossa Carne. La sintonia fra noi tre è totale.

La serata di giovedì prossimo a Monza sarà un esordio?
In realtà, alcune liriche di Ossa Carne erano già state eseguite in musica al Binario 7 lo scorso aprile, però con una formazione più ampia, rispetto al trio di giovedì. In parte quindi è un esordio, anche perché abbiamo aggiunto materiale inedito e parte integrante della serata saranno pure improvvisazioni sia musicali che poetiche.

20141013 Veronica Vismara

Questa nella poesia non è un'escursione isolata. Come mai sente la sua musica così vicina e congeniale all'espressione poetica?
Ad aver fatto scattare la molla è stata la parola. Io sento molto il legame esistente fra poesia e musica – la poesia è musica – quindi io ho solo fuso le due muse. Quando leggo una lirica, ne sento la musica sottostante. È stato così con Dome. Tempo fa, sul sito Novurgia.it pubblicai alcuni versi nella sezione Poesia chiama musica: i versi ispirarono il musicista Antonio Giacometti, che compose un assolo di clarinetto per una mia poesia. Da lì nacque l'idea di un concept album insieme, che poi abbiamo effettivamente realizzato: si intitola Shakti (che vuol dire "grande madre") e contiene dodici tracce, dodici liriche orchestrate da Giacometti con molta raffinatezza. Nel disco suona anche un bravo pianista monzese, Francesco Conti. In Shakti viene proposto un percorso di conoscenza, che porta una donna ad accorgersi della dea dentro di lei.

Lei dice di dedicarsi alla voce come "espressione del sé". Che cosa significa?
La voce è uno strumento di espressione, di relazione con gli altri, ma anche di riscontro da parte di noi stessi. Ciò che accade nella nostra gola è conseguenza di ciò che accade nella nostra vita. Le esperienze segnano la voce. Nella quotidianità, di solito questo processo si subisce, spesso in modo inconsapevole. Per rovesciare il procedimento occorre ascoltarsi, facendosi costantemente domande su di sé. È necessario imparare a conoscerci davvero a partire dalla voce. Al di là della tecnica che si può acquisire – qui è la cantante che parla – ciò che sei emerge sempre. Fermo restando che la tecnica è utile per imparare ad assecondare il proprio timbro e favorire il lavoro di autoascolto.

20141013 Lettino armonico

Veniamo alla sua attività di formatrice PNL: in che cosa consiste la Programmazione Neuro Linguistica? Quale suo aspetto l'ha convinta al punto da farne una parte della sua vita?
In sintesi: la PNL è un modello di comunicazione nato dall'intuizione di un linguista e un matematico e basato sull'osservazione del lavoro di alcuni psicoterapeuti. Cercando tracce comuni nelle terapie osservate, hanno intuito che esiste una relazione (nel gergo PNL rapport) che vale in ogni forma di comunicazione. Il rapport riguarda il modo di comunicare, non il contenuto del messaggio. Secondo il modello, insomma, nella comunicazione non conta l'aspetto tecnico quanto l'intenzione. Uno dei terapeuti a cui si ispira è Milton Erickson con la sua ipnosi, che io utilizzo nella mia attività clinica.
Del modello PNL mi ha affascinato l'importanza attribuita a ciascun individuo, al modo che ognuno di noi ha di percepire la realtà. Uno dei motti più famosi della disciplina è "la mappa non è il territorio", che implica il rispetto delle differenze. È questo principio individualistico ad avermi ispirato: ogni persona è un individuo irriducibile a nessun altro. Mi affascina perché sono affascinata dalle persone.

Non riscontra un conflitto fra l'attività artistica, che necessita di estro, e l'approccio razionale che ci si sforza di avere nella PNL?
L'approccio della PNL per me andrebbe definito mentale, più che razionale. È un aspetto spesso esasperato, generando un modo sbagliato di applicare il modello di comunicazione e creando lo stereotipo del "piennelista" spietato e calcolatore. La PNL invece insegna a usare bene i sensi – soprattutto vista e udito – quindi a stare all'erta, ma senza restare fissi nell'emisfero razionale del cervello. I sensi si affinano per imparare a fidarsi dell'essenza. È una cosa che, usata con intelligenza darà buoni frutti, usata con il solo intelletto renderà goffi.
Dalla PNL io ho imparato che spinge verso l'altro, che la responsabilità di ciò che otteniamo da una comunicazione è nostra e non del nostro interlocutore. Se qualcuno non capisce che cosa gli stiamo dicendo, siamo noi ad aver sbagliato modo di porci, non è colpa sua perché non ci capisce. A questo principio mi ispiro in tutti gli aspetti della mia vita.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.