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Verso una rete dei musei del territorio. Intervista a Andrea Catania, assessore alla cultura di Cinisello Balsamo: «È difficile sostenere i costi del Museo per un comune come il nostro, serve l'intervento di Milano, Regione e Ministero. La rete può essere una risposta intelligente alla fase di crisi che gli enti locali stanno attraversando.

Terza intervista agli assessori alla cultura dei comuni che ospitano un museo nei dintorni di Monza. Dopo Mariasole Mascia per Vimercate e Elio Talarico per Lissone, tocca a Andrea Catania per Cinisello Balsamo per parlarci della situazione del Museo della fotografia contemporanea, del Pertini e della nostra proposta di una rete dei musei del territorio.

Chi è Andrea Catania?
Ho 29 anni e sono cresciuto a Cinisello Balsamo. Dopo aver studiato Scienze Economiche in Bocconi, ho iniziato a svolgere l'attività di ricercatore presso la Fondazione Debenedetti e quindi in Regione Lombardia. Quasi due anni fa ho avuto l'opportunità di iniziare a lavorare presso una società di consulenza dove oggi mi occupo di welfare aziendale e mobilità sostenibile. Per quanto riguarda l'attività politica, dopo un esperienza di quattro anni come Consigliere Comunale, a giugno del 2013 sono stato nominato assessore alla cultura, commercio e attività produttive.

Quali sono le sue letture, ascolti e visioni preferite?
Mi piace molto leggere, anche se ultimamente il tempo a disposizione per farlo è poco. Tra i miei autori stranieri preferiti Asimov e Phillip Dick, tra gli italiani Baricco. Rispetto alla musica, non ho un genere preferito ma ascolto un po' di tutto. Praticamente non guardo televisione, sono un appassionato di serie televisive e mi piace il cinema, tra i miei preferiti i film di Tarantino, Wes Anderson e Tim Burton.

 

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Cosa ci fa un bocconiano alle politiche culturali?
Di questi tempi, quando nell'immaginario comune si dice Bocconi, si pensa a parole come austerità e tagli. Ma il mio percorso universitario mi ha insegnato ben altro. Mi ha offerto l'opportunità di sviluppare capacità gestionali, di riconoscere l'importanza della collaborazione tra pubblico e privato... mi ha offerto opportunità di crescita con esperienze di studio e di lavoro all'estero. Flessibilità mentale, capacità di gestire situazione complesse e di tenere insieme attori diversi creando sinergie, in un contesto di risorse scarse... non sono anche queste le competenze richieste ad un assessore oggi? Oggi in un Comune alla cultura servono persone concrete e in grado di mettere in capo una nuova progettualità, mi auguro di avere queste qualità.

I cittadini oggi pretendono tantissimo, il che è una cosa positiva, ma nel contempo la retorica della casta ha fatto di tutta l'erba un fascio.

Com'è fare l'Assessore ai tempi della crisi?
Crisi o non crisi, fare l'assessore è comunque un'esperienza che ti dà tantissimo. Perché ti fa conoscere ancor di più la tua città e le ricchezze che ha al suo interno. Però è anche un attività a volte frustrante, perchè di fronte a risorse limitate, è facilissimo che siano riconosciuti più gli errori che si commettono che le cose buone che si riescono a fare. I cittadini oggi pretendono tantissimo, il che è una cosa positiva, ma nel contempo la retorica della casta ha fatto di tutta l'erba un fascio. La gente spesso mette sullo stesso piano il consigliere regionale che lavora qualche ore a settimana e il sindaco che lavora quasi ininterrottamente 24 ore su 24.

 

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Come interagisce con gli operatori culturali del territorio? Esiste un luogo, un momento strutturato di confronto?
La mia è una città con una grande ricchezza associativa. A 10 mesi dalla mia nomina, mi capita ancora di ricevere nuove associazioni che conosco solo di nome. A inizio anno, ho convocato tutte le realtà che fanno cultura sul territorio per confrontarmi rispetto alle attività che il Comune vuole portare avanti e per condividere con loro l'importanza di lavorare su progetti e di fare rete. Spero che possa essere l'avvio di un percorso strutturato anche se mettere insieme tanti soggetti con bisogni diversi non è semplice.

Come definirebbe la linea politico-culturale dell'Amministrazione di cui è parte?
Lavoriamo su due binari: salvaguardare alcune delle esperienze tradizionali di eccellenza — come ad esempio la stagione teatrale, il cinema nel parco e le attività del Centro di Documentazione Storica — e potenziare l'offerta del polo culturale del centro città costituito dal nuovo Centro Culturale Pertini, dal Museo di Fotografia Contemporanea e dalla Villa Ghirlanda, che dallo scorso anno ospita anche la sede della Scuola Civica di Musica. In particolare, oggi è fondamentale essere maggiormente inseriti nei circuiti culturali sovracomunali e riuscire a soddisfare i bisogni di quella parte della popolazione che è tradizionalmente meno "coperta" dall'offerta del Comune, penso soprattutto agli under35, la generazione di cui faccio parte.

Il Pertini è costato quasi 12 milioni di euro, in gran parte finanziati con gli oneri per la costruzione del Centro Commerciale Auchan.

Il Pertini è una realtà invidiabile. Dove sono state trovate le risorse per farlo nascere e quanto costa sostenerlo?
Andiamo molto orgogliosi del nuovo Centro Culturale. E oggi, a più di un anno dalla sua inaugurazione, è chiaro il successo dell'operazione. Gli ingressi sono raddoppiati rispetto alla vecchia biblioteca e nel 2013 abbiamo avuto circa mezzo milione di visitatori. Si è trattato di un investimento importante, quasi 12 milioni di euro, comprensivi degli arredi, delle forniture informatiche e degli impianti tecnologici speciali, in gran parte finanziati con gli oneri per la costruzione del Centro Commerciale Auchan. Per quanto riguarda le risorse per mantenerlo, si tratta di circa 1,2 milioni di euro per il personale (costi in parte sostenuti anche per la vecchia biblioteca) e 600.000 euro legati alle utenze e altri costi.

 

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Siete soddisfatti della visibilità raggiunta dal Mufoco? quanti visitatori ha accolto nel 2013?
Il Mufoco rappresenta l'istituzione pubblica che si occupa di fotografia più importante in Italia, un'esperienza unica di cui andare orgogliosi. Ma dal punto di vista della visibilità occorre ancora lavorare affinchè sia riconosciuto per quello che veramente offre. Chi lo visita resta meravigliato dalla ricchezza delle sue collezioni ma dover venire da Milano verso l'hinterland per visitarlo spesso è un freno, anche se a mio avviso soprattutto di tipo psicologico e figlio di una visione troppo Milano-centrica. Le visite del 2013 sono state più di 12,000. Un numero importante, ma che ritengo comunque al di sotto del potenziale di un museo di questo valore.

Negli ultimi mesi è stata lanciata una petizione per il suo rilancio. Le oltre 7.000 firme raccolte chiedono più risorse e le chiedono soprattutto allo Stato. Al momento quanto costa il museo al Comune di Cinisello e quanto alla Provincia di Milano?
La petizione, che abbiamo sostenuto, rappresenta un grido di allarme. Un museo di questo calibro necessita di un riconoscimento nazionale mentre il ministero non ha ancora ufficialmente individuato la sede del museo nazionale di fotografia. Inoltre è essenziale che anche gli altri soggetti del territorio si assumano le loro responsabilità. La Regione in primis, che ha contribuito alla fondazione del museo e che ha depositato presso il museo importanti collezioni fotografiche ma che non partecipa economicamente alla gestione. E il Comune di Milano, il quale rappresenta un interlocutore essenziale ora che andiamo finalmente verso la Città Metropolitana. Il Museo costituisce infatti un investimento che oggi è difficile sostenere per un comune come il nostro: 300,000 euro annui, insieme ai 200,000 che versa la Provincia, una cifra che pesa parecchio sul nostro bilancio ma che paradossalmente non è sufficiente per rilanciare l'attività del Museo.

Né il Ministero, né la Regione Lombardia, né il Comune di Milano hanno risposto formalmente all'appello per il rilancio del Museo. Un segnale preoccupante.

Si è parlato anche di una possibile chiusura del Museo. Cosa c'è di vero?
A fine 2013 abbiamo rinnovato la Convezione triennale con la Provincia. Un atto politico importante, che ha scongiurato la chiusura del Museo, e che ha dimostrato la volontà dei due soci fondatori di credere nel Mufoco. Ma questo non è sufficiente. Oggi non siamo nelle condizioni di navigare a vista. Ci siamo dati un anno per capire se ci sono le condizioni per rilanciare il Museo, anche in vista di Expo. Ma se gli altri interlocutori istituzionali non si assumeranno le loro responsabilità sarà molto difficile. Ad oggi purtroppo, nonostante le azioni che abbiamo messo in campo, nessuno, nè il Ministero, nè la Regione Lombardia, nè il Comune di Milano hanno risposto formalmente all'appello per il rilancio del Museo. Considero già questo un segnale preoccupante.

 

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Lei è anche assessore alle attività produttive. Su cosa dovrebbe puntare il territorio a nord di Milano per rilanciarsi, economicamente ma non solo?
Storicamente parliamo di un territorio a forte vocazione produttiva che è cresciuto rapidamente nel corso degli anni. E parliamo di un territorio ricco di servizi pubblici. Oggi purtroppo la crisi economica e la chiusura di alcune attività produttive storiche sembra mettere a repentaglio la solidità di questo sistema. Ma se giriamo i comuni del Nord Milano scopriamo anche aziende che resistono e nuove società che sono interessate ad aprire nella nostra zona. Restiamo infatti un territorio appetibile, ricco di infrastrutture stradali e in grado di fornire servizi efficienti alle imprese. Come Amministrazioni dobbiamo però sforzarci di semplificare le procedure burocratiche e di favorire il rilancio degli investimenti.

Cosa pensa della nostra proposta di costruire la rete dei musei del territorio?
Ho letto la proposta e la considero interessante. Sicuramente molto dipende anche dalla strada che intraprenderà il nostro Museo di Fotografia, ma la costruzione di una rete può sicuramente rappresentare una risposta intelligente alla fase di crisi che gli enti locali stanno attraversando. Non si tratta semplicemente di un tema di risorse economiche ma anche di giocare su una programmazione integrata che tragga valore dalla complementarietà dell'offerta culturale dei diversi soggetti in gioco. Penso sarebbe utile approfondire le condizioni di un simile percorso, anche coinvolgendo le istituzioni culturali di altri comuni del Nord Milano.

 

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C'è collaborazione con i colleghi delle altre città vicine?
I rapporti con le città vicine sono senz'altro positivi ma a volte vedo la tendenza dei piccoli comuni a chiudersi un po' in se stessi e dei grandi comuni a giocare la partita in proprio. Occorre osare di più in termini di programmazione comune dell'offerta culturale costruendo sinergie tra le eccellenze del nostro territorio.

Le foto sono tratte dal profilo Facebook dell'assessore, dal sito del Mufoco e del Pertini

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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