A dieci mesi dalla manifestazione di Piazza Fontana a favore della cultura, cosa è rimasto di quel movimento? Ne abbiamo parlato con Manuel Lieta, uno dei promotori del Comitato Milano L'è Bela.

Sono passati ormai dieci mesi dalla manifestazione di Piazza Fontana in cui molti milanesi, artisti e non, decisero di far sentire la loro voce per cercare di fermare la deriva anti-culturale che affliggeva la città, con la continua chiusura di locali musicali e un generale disinteresse della politica, ma anche di gran parte della cittadinanza, verso i problemi di chi cerca di fare arte. Allora la scintilla che diede il via alle proteste fu la chiusura della Casa 139, noto Arci di via Ripamonti, centro propulsivo della scena milanese legata a musica e cabaret.
Proprio in questi giorni è stato annunciato che il Circolo ha trovato una nuova location e che i lavori per una futura riapertura sono iniziati. E del movimento che in quei giorni di marzo ravvivò la città cos’è rimasto? Di quella manifestazione che per alcuni fu l’inizio della Primavera Milanese culminata con le elezioni di maggio? Molto poco, pare. Per una Casa 139 che si appresta a tornare, ci sono altri locali che hanno avuto problemi, come ad esempio la Comuna Baires, e la situazione in generale non sembra migliorata. Si può quindi parlare di una sconfitta per Milano e per il Comitato Milano L’è Bela che organizzò la manifestazione di marzo? Ne abbiamo parlato con Manuel Lieta, uno degli artisti più impegnati in quel periodo per riportare la bellezza nel capoluogo lombardo, traendone spunti che lasciano ben poco spazio all’ottimismo.

Puoi ricordarci quali erano le richieste del Comitato Milano L'è Bela? Quali obiettivi vi eravate prefissati?

Per quanto riguarda me, le richieste del Comitato, ma ancora prima le spinte ideali per cui mi ero impegnato insieme a molti altri in questa avventura sono ancora quelle spiegate dai sette punti che trovi anche sul sito ufficiale del Comitato, www.milanolebela.org:
1. Noi siamo un movimento, apartitico e non violento, finalizzato alla circolazione delle idee.
2. Vogliamo mettere in discussione il modello culturale attuale, denunciandone la superficialità, la cecità e l'arroganza. Ci ribelliamo alla sua occupazione capillare degli spazi fisici e informativi. Rifiutiamo l'omologazione forzata in tutte le sue forme comportamentali ed estetiche. Affermiamo autonomia di pensiero e indipendenza.
3. Vogliamo esaltare il ruolo delle arti nella vita collettiva e individuale. Ne affermiamo l'importanza nel vivere quotidiano. Le riteniamo necessarie quanto il pane. Siamo convinti che dove l'arte accade migliorano democrazia, conoscenza, qualità della vita. Vogliamo inoltre restituire a spettacolo e intrattenimento la dignità di trama indispensabile del tessuto sociale.
4. Crediamo che mettere tra le priorità la “bellezza” culturale, ambientale e architettonica, sia un dovere per i cittadini di un paese con il patrimonio artistico più grande del mondo. Questo coincide inoltre con la responsabilità storica verso le generazioni future.
5. Consideriamo la formazione personale, l'accesso alle conoscenze, la possibilità di studio e approfondimento come elementi determinanti della crescita individuale e collettiva.
6. Rifiutiamo le divisioni tra “cultura” e “non cultura”. Sosteniamo quindi l'importanza della produzione artistica di base, espressione e relazione con il territorio. Consideriamo pregio dell'attività artistica-culturale la libertà dagli obblighi tradizionali del mercato.
7. Prediligiamo infine l'esibizione artistica dal vivo in tutte le sue forme, che consideriamo momento collettivo fondamentale in alternativa alla fruizione virtuale e solitaria.

Il giorno della manifestazione di Piazza Fontana ci fu un'ottima partecipazione: cosa pensaste quel giorno? C'era vero ottimismo?

Anche qui non posso che parlare per me. Personalmente fui molto contento della partecipazione di quel giorno, ma ricordo anche che non per questo fui particolarmente ottimista su come poi le cose sarebbero andate... Sicuramente invece posso dire che a livello generale, tra di noi ci fu molto ottimismo. Troppo, vedendo la cosa a posteriori.

Se non erro, ci furono degli incontri con l'allora assessore Terzi. Portarono a qualcosa? E con l'attuale giunta? Ci sono stati contatti?

Sì, ci furono contatti. Devo dire che l'allora assessore Terzi mi fece una buona impressione. Il dialogo partì con un'assemblea pubblica alla Casa della Cultura, i giorni immediatamente successivi alla manifestazione di piazza Fontana, e poi continuò in una serie di altri incontri che sfociarono nella firma congiunta, da parte dello stesso assessore Terzi, di Stefano Boeri (suo successore in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni amministrative che di lì a poco si sarebbero tenute) e di tre rappresentanti del comitato Milano l'è bela, di un "decalogo" che costituisse una piattaforma comune di intenti e di iniziative per rivitalizzare l'iniziativa culturale a Milano: un manifesto programmatico ma anche decisamente concreto per una idea di risveglio culturale e sociale della città. Con l'attuale giunta, non saprei dirti se ci siano stati poi contatti, anche se posso supporre di sì, ma questo unicamente perché non faccio parte del gruppo ristretto di noi che si è costituito come parte interlocutrice con le istituzioni.

Vi siete sentiti usati, visto che allora si era in campagna elettorale? Ricordo che allora cercaste di tenere lontani partiti e candidati...

Anche in questo caso ti do una risposta soggettiva. Io non mi sono sentito usato in alcun modo, e mi pare di poter dire che anche l'intero Movimento, se così possiamo definirlo, non possa onestamente dire di essersi sentito usato. Se siamo stati bravi noi a non farci usare, o furono bravi i politici a non esercitare troppa pressione, non lo so e forse non è poi così importante saperlo.

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Durante l'estate avete organizzato un paio di serate, al Carroponte e a Quarto Oggiaro. Non sono servite a ridare benzina al movimento?

Oltre a quelle che citi tu, ci fu anche una serata organizzata al parco Lambro, a fine luglio, mentre a Quarto Oggiaro non organizzammo direttamente noi, ma fummo invitati dal comitato di Quartiere per portare il nostro contributo. Comunque no, la mia opinione è che non servirono affatto a dare, più che a ridare, benzina al movimento. E la colpa è principalmente nostra. Volenti o meno, non siamo riusciti a comunicare l'idea che il nostro non era, o non sarebbe dovuto essere (non so se posso parlare ancora al presente) un nucleo chiuso, ma anzi totalmente aperto, soprattutto al contributo dei non "artisti" (e non metto a caso le virgolette a questa definizione). Inoltre non siamo stati capaci, o sufficientemente vogliosi, di coinvolgere realtà (artistiche ma non solo) diverse da quelle più vicine a molti di noi, ma che pure hanno una voce molto forte, in città (penso alla scena hip-hop, per fare un piccolo esempio), autocondannandoci paradossalmente a rimanere sempre a coltivare il nostro piccolo orticello. E' stata una nostra colpa che ci ha fatto perdere per strada molte belle teste che avevano aderito entusiasticamente alla nostra iniziativa, in una prima fase, e che poi non ha fatto altro che dare l'idea che "Milano l'è bela" non sussistesse in altro se non nella proposizione di una specie di format itinerante per vari angoli della città con una compagnia di giro (prevalentemente fissa, peraltro) che se le suonava e se le cantava da sola, dicendo quanto è brava e quanto è bella e quanto ama la propria città.

Anche da parte di molti artisti ci fu un'adesione iniziale, seguita però da scarso impegno. Come te lo spieghi?

Beh diciamo che la tendenza a voler salire sui carri dei vincitori, o anche solo dei supposti vincitori, non passa mai di moda: nel dubbio, uno ci sale, tanto è gratis. Dopodiché, vedere associato il proprio nome a iniziative sulla carta meritorie e lodevoli è una cosa che fa piacere a tutti, e dà un surplus di visibilità, anch'essa gratis, che mica si butta via, visti i tempi. Tanto poi, l'impegno chi lo viene a verificare? (detto questo, ripeto, la nostra diciamo cattiva comunicazione è principale colpevole dell'aver dato la sensazione di essere un gruppo chiuso e refrattario ai nuovi innesti e alle idee non nostre, e quindi anche di altri artisti. E posto anche, che secondo me il problema è che c'erano troppi artisti, almeno a livello nominale, reclutati nel movimento, e pochi cittadini-e-basta).

Quale futuro per il comitato? E per Milano?

Guarda, non ero ottimista prima, figurati se lo sono adesso. Io stesso ho tirato decisamente i remi in barca e mi sono praticamente chiamato fuori dal Comitato. Tanto che non saprei nemmeno dirti (ma non credo che stia avvenendo) se si stia organizzando qualcosa di concreto, in questo periodo. Per quanto riguarda Milano, mi sento decisamente troppo piccolo per poterti rispondere: diciamo che se per qualche mese mi ero illuso che finalmente la città potesse cessare di essere "livida e sprofondata per sua stessa mano", ora non lo penso più. Ma, a differenza di qualche mese fa, non ho nemmeno troppa voglia di rimettermi in gioco per far qualcosa e tentare di smuovere le acque: principalmente per scarsa fiducia verso noi stessi, visto quanto si è combinato negli scorsi mesi.

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi

Nasce nel 1984. Studi liceali e poi al Politecnico. La grande passione per la musica di quasi ogni genere (solo roba buona, sia chiaro) lo porta sotto centinaia di palchi e ad aprire un blog. Non contento, inizia a collaborare con un paio di siti (Indie-Eye e Black Milk Mag) fino ad arrivare a Vorrei. Del domani non v'è certezza.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.