La giovanissima autrice di "Le nuvole non sono poi così lontane": «Volevo far smettere, una volta per sempre, quelle urla del passato che mi rimbombavano nella testa»

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essica, com'è venuta l'idea di scrivere un romanzo autobiografico?
Decisi di scrivere un racconto con lo scopo di farmi un’ “auto terapia”. Volevo far smettere, una volta per sempre, quelle urla del passato che mi rimbombavano nella testa. Infatti, all’inizio, è stato molto difficile, per me, far leggere quelle pagine ad altri. Le ritenevo una parte di me da non mostrare a terzi, ma poi sempre più persone mi facevano complimenti per il mio scritto. Capii che per far guarire una ferita bisogna mostrare con orgoglio le cicatrici e poi Dio mi concedeva la possibilità di mostrare qualcosa di mio al mondo e da quel giorno mi innamorai delle parole.

Qual è stata la tua prima impressione dell'Italia?
La prima sensazione che mi scoppiò in cuore fu una sensazione di salvezza. Quando si cerca una cosa per tanto tempo e la si riesce a trovare, allora tutto appare più bello. L’Italia rappresentava per me un nuovo inizio.

Mi racconteresti il primo episodio buffo vissuto da te qui in Brianza?
Mi ricordo quando, appena arrivata, mia nonna materna mi parlava in dialetto brianzolo e io, non capendoci nulla, ridevo per quelle parole così strane.

Ed invece un episodio sgradevole?
Quando dei ragazzi mi hanno fatta sentire diversa da loro e per la prima volta mi sono vergognata di essere brasiliana. Fu bruttissimo il mio pensiero di voler negare le mie origini, ma ora so che nessun albero cresce bene senza quelle radici che lo sostengono ed ora sono fierissima di essere nata nel mio paese. 

Quale credi che sia la visione che l'italiano medio ha nei confronti di immigrati, stranieri e naturalizzati in Italia?
Proprio la settimana scorsa ho affrontato a scuola un tema del genere. Penso che due italiani su tre non amino gli stranieri e gli immigrati, forse per paura o forse per invidia di quel coraggio che spingono quelle persone ad andare incontro al nulla pur di trovare una vita migliore o mantenere la propria famiglia. Comunque penso che la soluzione migliore per risolvere questo problema di milioni di immigrati senza permesso sia di aiutarli a vivere in modo decente nel loro paese.

Qual è la cosa che ti piace di piu di essere italiana e quella che ti piace meno.
La cosa che mi piace di più di essere italiana è la possibilità di scegliere chi io voglia diventare. In Brasile, scegliere è una parola che non esiste e quando hai questa possibilità non ti rendi neanche conto di quanto valga. Io mi rendo conto e sono felice che questa possibilità la abbiano anche le mie sorelle e il mio fratellino, spero solo che in un futuro tutti possono godere di questa scelta. Una cosa che non mi piace è la mania di categorizzare in gruppi persone e prenderle in giro perché diversi e sfigati. Penso che questa cosa sia presente più tra noi giovani, ma per fortuna ci sono le eccezioni.

Dall'altra parte, invece, dimmi quello che preferisci del carattere brasiliano.
L’animo solare, anche se non è una caratteristica sola del brasiliano però amo sorridere e mostrarmi allegra anche quando non c’è molto da gioire.

Hai conosciuto e/o hai amici che come te si sono trasferiti da un altro continente o nazione?
Persone adottate non molte. La mia migliore amica è peruviana, il mio miglior amico albanese e poi nel nostro gruppo ci sono due filippini, un peruviano, ma anche italiani. La cosa che mi piace del mio gruppo è la capacità di accettare le diversità e di riuscire nonostante queste differenze ad essere legati.

Ti attira il Brasile di oggi?
Mi attira in quanto mia terra, ma la povertà che c’è rattrista sempre il cuore. Chi troppo e chi niente, non è il mondo che vorrei questo no, spero che in un domani tutto si evolva quel minimo per permettere a tutte le persone del mondo di aver modo di vivere e non solo sopravvivere.

Pensi di tornarci, prima o poi?
Certo, e non è un pensiero. È dove tutto ebbe inizio in me, il pensare e il legame con i ricordi. Voglio visitare tutti i posti dove ho camminato e magari un giorno fermarmi in Brasile per incominciare un’altra vita.

Dopo questo libro, cosa ti aspetta?
Spero tante presentazioni. Ho un libro nel cassetto ed ora non ho più paura di far conoscere il mondo dei “diversi” perché ora so che la diversità è solo un altro modo per denominare una persona con un talento diverso dal proprio. Speriamo di continuare questo viaggio con la scrittura e di non stancarmi mai di guardare il mondo per poi raccontarlo.

 

Jessica Mannelli è nata in Brasile, vive in Italia da quando è stata adottata da bambina. Ha iniziato a scrivere a dodici anni. Adora scrivere poesie e nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro, Le nuvole non sono poi così lontane, romanzo autobiografico, edito A.CAR.

 

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