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Secondo appuntamento per Abitatori del tempo. La verità è fatta di piccole, innegabili, cose, che ci aiutano a vivere

 

Il 4 febbraio 2011, presso il Teatro Excelsior di Cesano Maderno, si è tenuto il secondo incontro della rassegna “Abitatori del tempo”. Ospite della serata, il professore Enrico Berti, che ha argomentato sul tema della concezione classica della verità.

20110209-enrico-bertiPresentato dal moderatore come uno dei più autorevoli studiosi di filosofia classica ed in particolare di Aristotele, Enrico Berti si è subito complimentato con gli autori dell'evento per aver scelto un tema così moderno e così bistrattato quale quello della verità. E si, perché Berti ha spiegato come oggi, filosoficamente parlando, sembri essere andato fuori moda il concetto di verità e si parli perlopiù di interpretazione di verità.

La causa di quest'avversione nei confronti della verità risiede in una certa tendenza della filosofia moderna e contemporanea a considerarsi come ermeneutica, ossia arte dell'interpretazione. La realtà appare come un libro, come un testo da interpretare, nella quale la verità sembra essere solo una delle interpretazioni possibili. Se Hans-Georg Gadamer, filosofo tedesco contemporaneo, ha “colpa” della diffusione di quest'idea, le origini sono ben più vecchie. Enrico Berti ci ha portato nella sua esposizione lungo una breve storia della verità nella filosofia.

Per i filosofi classici, in particolare Aristotele e Platone, la verità era un modo di essere delle cose: qualcosa è vero oppure qualcosa è falso.

Per i filosofi classici, in particolare Aristotele e Platone, la verità era un modo di essere delle cose: qualcosa è vero oppure qualcosa è falso. Quando ciò che dico o ciò che penso è conforme alla realtà, esso è vero, in caso contrario esso è falso. Unica problematica per i classici riguardo alla verità era il caso dell'autenticità: qualcosa sembra vera, ma non lo è. Ad esempio: quello sembra oro, ne ha la forma ed il colore, ma non lo è, è un falso. Semplice no?

Le cose si complicano con la filosofia moderna e con l'arrivo di Descartes. Secondo il famoso filosofo francese, che rifiuta di farsi chiamare Cartesio, gli uomini non conoscono le cose in sé ma conoscono l'idea che hanno delle cose. Quest'idea può essere vera o falsa. Stesso problema in Leibniz, che crede che ogni essere umano abbia le sue idee che non comunicano con quelle degli altri, indi ognuno ha la propria verità. E così anche per gli empiristi inglesi, dove tutto discende dall'esperienza materica che uno fa, e quindi la verità discende dall'esperienza personale.

Berti ricorda che nei tempi moderni si diffonde la teoria della verità come specchio: l'essere umano guarda il mondo con le sue idee, ricavandone una sua idea di verità, che è “vera” soltanto se essa rispecchia fedelmente la realtà. Ma come si fa a capire cosa è vero e cosa è falso? Bisognerebbe uscire da noi stessi, ghigna Berti, che con questo argomento chiude ogni discorso sulla fallace teoria della verità come specchio.

E a chi gli dice che una verità unica, con la V maiuscola, onnipotente, è pericolosa e può scatenare ire e guerre in suo nome, Berti risponde semplicemente che questa - attenzione - imprescindibile verità non esiste. Che la verità non ha carattere di eternità. Una cosa può essere vera oggi e falsa domani. Ad esempio: oggi c'è il sole, domani piove. Non per questo le due frasi sono meno vere l'una dell'altra. Men che meno, la verità è un concetto che bisogna dimostrare, sottolinea Berti. In caso di omicidio, il fatto che non si conosca il colpevole non rende l'omicidio meno vero.

In democrazia, una verità plurima e interpretativa renderebbe vana qualunque ricerca scientifica

Enrico Berti riprende la concezione classica della verità difendendo la sua importanza soprattutto nei nostri tempi moderni. In democrazia, una verità plurima e interpretativa renderebbe vana qualunque ricerca scientifica (perché ricercare, se non vi è alcuna verità alla fine?). Renderebbe inesistente ogni dramma storico: secondo il governo turco il genocidio degli Armeni non è davvero avvenuto. Valida ogni posizione politica: Ruby non era una minorenne.

La verità è fatta di piccole, innegabili, cose, che ci aiutano a vivere. Senza pretendere di svelare chissà quale verità e rispolverando i maestri della filosofia classica, Enrico Berti rimarca l'importanza di distinguere ogni giorno tra ciò che è vero e ciò che è falso.

Qui il programma completo della rassegna

 

Chi è Enrico Berti
(da wikipedia.it)

Laureatosi in filosofia all'Università di Padova nel 1957, è stato allievo di Marino Gentile. Dal 1961 al 1964 è assistente presso l'Università di Padova. Nel 1965 è diventato professore di Storia della filosofia antica all'Università di Perugia e nel 1969 di Storia della filosofia nella stessa Università.

Nel 1971 si è trasferito all'Università di Padova, dove insegna tuttora Storia della filosofia.

Dal 1983 al 1986 ha presieduto la Società filosofica italiana ed è membro dell'Accademia dei Lincei.

Nel 1987 ha vinto il Premio dell'Associazione Internazionale "Federico Nietzsche" per la filosofia.

Opere principali

  • L'interpretazione neoumanistica della filosofia presocratica, 1959.
  • La filosofia del primo Aristotele, Padova, Cedam, 1962; II edizione, Milano, Vita e pensiero, 1997.
  • Il "De republica" di Cicerone e il pensiero politico classico, 1963.
  • L'unità del sapere in Aristotele, 1965.
  • La contraddizione, 1967.
  • Studi sulla struttura logica del discorso scientifico, 1968.
  • Aristotele. Dalla dialettica alla filosofia prima, Padova, Cedam, 1977.
  • Ragione scientifica e ragione filosofica nel pensiero moderno, 1977.
  • Il bene, 1983.
  • Le vie della ragione, Bologna, Il Mulino, 1987.
  • Contraddizione e dialettica negli antichi e nei moderni, Palermo, L'Epos, 1987.
  • Le ragioni di Aristotele, 1989.
  • Storia della filosofia (in collaborazione con Franco Volpi), 1991.
  • Aristotele nel Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1992.
  • Introduzione alla metafisica, 1993.
  • Il pensiero politico di Aristotele, 1997.
  • In principio era la meraviglia. Le grandi questioni della filosofia antica, 2007

Nel 2004 Enrico Berti ha scritto un dialogo satirico, un "falso d'autore" attribuito ad Aristotele, Eubulo o della ricchezza : dialogo perduto contro i governanti ricchi.

La sua filosofia ha riguardato il campo della filosofia pratica, con un occhio di riguardo alle relazioni fra metafisica, etica e politica nell'ambito del modello aristotelico.[1]

Si è occupato del rapporto tra filosofia e scienza evidenziando la presenza di razionalità estranee al settore della scienza, bensì collegate alla dialettica e alla retorica. Inoltre ha cercato di rilevare frammenti del pensiero di Aristotele all'interno del pensiero contemporaneo.

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Azzurra Scattarella
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