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Il biologo e genetista a Merate per chiarire alcune cose che i vari Bondi, Minzolini e Giacobbo non ci diranno mai

 

Ieri sera, a neanche 1 km da casa mia, nel Liceo Agnesi di Merate, ho ascoltato una conferenza del biologo e genetista Edoardo Boncincelli.

Il suo speech è stato pacato, provocatorio, utile, emozionante.

Come spesso accade con le persone di valore eccelso, i suoi pensieri, le sue frasi e le sue risposte erano tranquille, chiare, semplici.

L'aula magna del liceo era piena piena. Molti studenti ascoltavano in piedi o addirittura seduti per terra. Era un pezzo d'Italia di qualità. Quell'Italia attenta, curiosa, civile che molti temono non ci sia più. E che invece c'è. Basta cercarla.

Boncinelli ci ha chiarito alcune cose che i vari Bondi, Minzolini e Giacobbo non ci diranno mai:

In termini proporzionali, i tumori non aumentano affatto. Aumentano solo numericamente perché l'aspettativa di vita è progressivamente cresciuta. Più vecchi ci sono, più neoplasie abbiamo. Raramente i giovani sono colpiti dal cancro.

In modo paradossale, una concausa di questo aumento sta in quello che Boncinelli considera una delle più importanti conquiste della modernità: la drastica diminuzione della mortalità infantile.

La quale, a sua volta, è stata fortemente rafforzata dalla scoperta dei vituperati antibiotici.

Altra sorpresa: nel mondo, la causa di morte non naturale più diffusa non è il cancro, non sono i problemi vascolari, l'Aids, le guerre, la fame... ma la malaria.

Con il drastico aumento dell'aspettativa di vita, il problema più importante sarà la socialità: cosa faranno i vecchi, come riempiranno le loro giornate, cosa vorrà dire passare metà della nostra esistenza "in pensione"?

Arrivare a vivere 120 anni non è più una chimera. E' un traguardo quasi imminente (tra due sole generazioni).

Già la metà delle bambine che nascono oggi, raggiungerà tranquillamente i cento anni.

Ma: solo pochi decenni fa, ogni pensionato era supportato dai contributi di due giovani. Oggi questa proporzione si è invertita.

La più grande scoperta - non solo scientifica, ma anche sociale - del secolo scorso è stato il DNA. Da lì è partito il nostro inatteso viaggio verso le staminali le quali, a loro volta, ci consentiranno a contrastare in modo decisivo il dramma delle anomalie genetiche, di cellule e organi danneggiati, di traumi finora irreparabili.

Alla natura non interessa allungare la nostra vita. Il suo unico fine è la procreazione, cioè l'incessante continuazione del ciclo della riproduzione. Cosa facciamo dopo la nostra età di fertilità, è un problema nostro.

Sulla copertina del suo nuovo libro "Lettera a un bambino che vivrà 100 anni", Boncinelli cita Jonathan Swift: "Ogni uomo vorrebbe vivere a lungo, ma nessuno desidera invecchiare".

Ma, una volta allungate le nostre vite, cosa ne faremo di queste nostre vite?

Per la salute (e il rallentamento dell'invecchiamento), ci aiuta la scienza. Ma per la mente e i rapporti e le risorse sociali, sarebbe bene cominciare a parlarne, tutti quanti insieme - senza aspettare che i politici o i poteri dell'economia ci mettano davanti a fatti compiuti. Compiuti da loro, s'intende.

L'ultima botta di Boncinelli è stata una secca smentita: non è vero che gli alimenti ogm sono dannosi. E' una mistificazione. Anche il grano usato in tutto il mondo per sfamare l'umanità, è un organismo geneticamente modificato. In natura, i frumenti come li conosciamo oggi, non esistevano.

Senza dirlo apertamente, Boncinelli ci ha fatto capire che tutto il trambusto contro le staminali e gli ogm parte dalla paura. Dalla paura che il concetto della creazione (e della sua tentata immodificabile esclusività) possa essere smentito, sostituito, superato.

E qui, se mi è concesso aggiungere una considerazione solo mia, scatta la più grande paura degli umani: che noi umani non dovremmo più affidarci, soggiogare, obbedire a una gerarchia e a un sistema etico, politico, universale dove c'è un vertice infallibile ed eterno che sa tutto, che fa tutto. Tra credo e obbedienza, tra carisma o sudditanza, tra speranza e realtà, i confini sono sempre più sottili... fino a sciogliersi completamente. La tendenza a riferirsi a un capobranco, un capo tout court, un maximo lider, un deus ex machina e infine un senza fili, supremo, è uno scenario sostanzialmente tribale.

Sarà dura. Gli interessi affinché le cose non cambino, sono ancora forti.


Till

E' da qualche tempo che la scienza - e gli scienziati - occupano uno spazio sempre più spiazzante nella vita. Grazie al mio libro, alla Feltrinelli sono stato accompagnato dall'astronomo Michele Bossi, all'Accademia di Brera mi sono divertito da matti con Giulio Giorello, con l'ornitologo Luigi Chiozzi e il paleontologio Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano è nata un'inattesa confidenza, Margherita Hack mi scrive lettere e mail scherzose, sono stato a casa dell'astrofisico Giovanni Bignami... insomma non parlare e scrivere esclusivamente di giurie e probiviri, forse m'ha dato alla testa. Ma si può?