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Ognuno ha la sua parola magica, evocativa. La parola che porta da sempre con sé.

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gnuno ha la sua parola magica, evocativa. La parola che porta da sempre con sé. Quella che mette allegria o nella quale si identifica. Così, quando sugli scaffali delle novità editoriali ho visto questo Dizionario affettivo della lingua italiana, l’ho subito catturato. Quando ho visto che all’interno erano elencate le parole dell’emotività, degli affetti, dell’esprimersi di trecentotrenta scrittori italiani, ho subito capito che – oltre a leggerlo con curiosità, saltando avanti e indietro - finalmente avrei fatto anch’io la stessa cosa.

Devo dire che la trovata di Matteo B. Bianchi (curatore assieme a Giorgio Vasta del volume pubblicato da Fandango, 253 pagg., 10 euro ben spesi), ha un altro grande pregio: quello di far scoprire autori nuovi, attraverso la simpatia e la curiosità suscitate dai termini che hanno scelto per rappresentarli. Nell’insieme, purtroppo, qualcuno scivola nel banale e nell’autocitazione, ma sono casi rari e perdonabili. Le argomentazioni scelte dai protagonisti vanno da una riga a mezza pagina, anche se personalmente trovo che, nella maggior parte dei casi, le più efficaci siano quelle sintetiche e fulminanti, capaci di darti un’immagine o una sensazione immediata. Come Francesca Duranti con la sua “Brevità”: non usare mai due righe quando ne basta una.

200902--dizionario-affettivo.jpgLa mia parola di sempre è raminga, quel randagismo nobile dei Sepolcri foscoliani il cui suono modulato corrisponde alla dolcezza del suo significato, a un vagare senza meta e senza affanno, ma con la malinconia di fondo che porta nel suo intimo chi teme di non aver costruito abbastanza. Il leggero senso di provvisorietà che riaffiora in chi non ha messo radici profonde nell’anima e nella vita, e non sempre è certo di aver fatto la scelta giusta. 

Altra parola: scrivere. Perché lo scrivere corrisponde alla mia vita. Il mio scrivere si è trasformato in lavoro. La lettura di ciò che hanno scritto altri in uno dei piaceri più grandi, in esperienza e in condivisione, in passione continua. I miei amici, quasi tutti, sono scrittori e giornalisti. La cottimizzazione della mia scrittura che cerca di raccontare le vite, gli errori, i drammi e i desideri di persone che loro malgrado escono dall’anonimato, ogni mese viene rinchiusa in una busta paga. Quando sono nervosa penso solo che odio scrivere. Non penso a cambiare, scappare, allontanarmi, penso solo a come smettere di scrivere, a bloccare le mie dita che da anni scivolano sulla tastiera.

Ultima parola: vediamo. Anzi, “poi vediamo”. E’ la mia via di fuga da sempre, la premessa al non decidere subito o mai, al non pensare, al non fare non dire non muoversi non esprimersi. E’ l’allontanamento facile. Un’essenza di libertà a portata di mano, senza dover spiegare.

Il tutto sulle note di Ligabue


Dal blog di Paola Pioppi senzaunadestinazione.blogspot.com


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Una versione 1.0 del volume è scaricabile dal sito dell'autore a questo link
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