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Il Canzoniere Grecanico Salentino il 18 giugno alla rassegna di Sesto San Giovanni con Erri De Luca “Quando suoniamo a Milano suoniamo a casa. Succede sotto al palco quello che accade a casa: la gente balla, ti guarda, ti segue, ti vuole, ti cerca. Quello che vedi dal palco è bellissimo”

 

Fotografie di Vincenzo de Pinto

“E dai Rosa! Fallo un biglietto per Milano, no? Trova un low cost e vieni allo spettacolo! Ti fai un fine settimana milanese, a giugno, bello fresco!”. Pasteggiavamo così, con olive, taralli e vino nel pub, ridendo stanchi, in una di quelle sere in quelle settimane assai rare nelle quali Giulio non si trovava all'estero o in giro per l'Italia. Facile per lui parlare di aerei, lui che per noi amici viene ormai appellato con lo slang: “Wellinghton-Cleveland-Bankok-Parigi-Milano-Noicattaro-TorreLapillo...”.

Parla con noi di aeroporti, di latitudini lontanissime e della genesi di “Solo Andata”, lo spettacolo che dalla fine del 2015 con il Canzoniere Grecanico Salentino porta in tour per l'Italia insieme ad Erri De Luca, parallelamente a “Quaranta” l'ultimo progetto che celebra i quattro decenni di vita della formazione. E proprio nell'ultimo album compare questa poesia di Erri De Luca musicata da Daniele e Mauro Durante, fondatore del Canzoniere il primo, figlio e nuova anima artistica il secondo. Daniele informò Erri De Luca di quest'idea e lui ne fu entusiasta. L’agenzia di produzione del Canzoniere, Ponderosa Music & Art (la medesima di Yann Tiersen, Kula Shaker, Tortoise, Incognito, Cat Power, per fare alcuni nomi), appoggiò e sostenne questo progetto che si completò con un videoclip intensissimo, voluto da Gabriella della Monaca, per la regia di Alessandro Gassman e che, sabato 18 giugno, sarà godibile al Carroponte di Sesto San Giovanni.

 

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“Milano c'è sempre nelle nostre tournée” precisa Giulio “Quello che vedi dal palco è bellissimo. La gente balla ed è presente, sempre”. Mi anticipa prima che io ribatta: “No, non sono salentini emigrati, lo pensavo anch'io, ma poi ho scoperto  che sono quasi tutti milanesi, o di altre aree d'Italia e non c'entrano la lingua o le tradizioni. Quello che si instaura tra noi e loro, conta. A Milano questo feeling c'è sempre, indipendentemente dalle origini differenti”.

E certo non sono digiuni, i sette artisti del Canzoniere, di entusiasmi raccolti nel mondo! Ci racconta sempre, tra una tournee e l'altra, i successi e l'enorme coinvolgimento del pubblico. I tanti slanci di ammirazione, spesso inaspettati, che hanno ricevuto nei vari continenti “Anche se suoni in posti bellissimi, in qualsiasi parte del mondo, un concerto riuscito è dato dal feeling che si crea con il pubblico”. E i suoi occhi brillano di passione pensando a queste due date italiane che lo avrebbero atteso!

Che fosse talentuoso, fin dai suoi esordi a 15 anni come tamburellista, ce ne eravamo accorti tutti, anche noi amici non musicisti; ma nessuno, e nemmeno lui credo, avrebbe immaginato quello che gli sarebbe successo da lì finora e quali palcoscenici nel mondo avrebbe calpestato. Fino a qualche anno fa Giulio era uno studente di ingegneria con la passione per la musica e per gli strumenti a fiato, a percussione, poi a corda. Nel 2005 suonò per la prima volta nell'Orchestra della Notte della Taranta e in quell'occasione conobbe un artigiano del legno specializzato nella costruzione di zampogne, proveniente dall'Irpinia e se ne appassionò; cominciò a studiarne le potenzialità e a congiungere questo strumento alla tradizione musicale salentina, un connubio che rese felicissimo e che incantò Ludovico Einaudi. Fu con lui che Giulio conobbe la bella realtà del Carroponte.

 

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Intanto il Canzoniere Grecanico, che aveva avuto i natali nel 1975 dalla crosta letterata più interessante della scena intellettuale leccese, si rinnova: il giovane ma geniale Mauro, prende il posto del padre,  il ricercatore e antropologo musicale Daniele Durante. Mauro vuole per la nuova formazione i migliori musicisti della zona, i più completi, di varie aree culturali, musicali e linguistiche della bassa Puglia. E da lì non si sono più fermati, toccando i festival di world music, e non solo, più importanti del pianeta. Eppure Giulio, è sempre sé stesso. Quando è nel Salento ritorna a suonare, come ai vecchi tempi, con gli amici di sempre, o nelle case, in famiglia, tra noi sguaiati e stonati compagni di barbecue, profani delle sette note.

L'ho rivisto solo qualche giorno fa, l'ho cercato alla fine di un concertino in trio nei pressi della Chiesa del Carmine di Nardò. “Giulio, scrivo per una rivista, posso chiederti qualcosa a proposito del Carroponte?”. Guardo negli occhi il mio amico di sempre che mi stringe fraternamente mentre tento invano di dimenticare che prima di me, hanno scritto di lui e della formazione, il New York Times, l'Indipendent, The Guardian, Le Monde... Prendiamo un amaro calabrese e ci sediamo su un portone nel centro storico. Sono le 2 di notte e lui domani partirà: Macedonia, Grecia, Spezia, Sesto San Giovanni... Fa un accenno sulla sua valigia impossibile e sulla logistica-strumenti con la sua proverbiale tranquillità, la nostra prossemica amicale parla di noi: due umani che affrontano la vita con la medesima importanza, una donna ordinariamente provinciale e un animale da palcoscenico.

 

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Con lo stesso tono mi parla dei suoi incontri con Erri, Einaudi, delle collaborazioni salentine, del mare, della difficoltà di fare cultura, della difficoltà di discernere la cultura, dei luoghi, del Carroponte. “Il Carroponte è un posto bellissimo! È davvero straordinario vivere un luogo che non è più morto, un luogo che nella nostra contemporaneità non avrebbe più nulla da dire, o per lo meno con quel linguaggio, e invece diviene bacino di nuove possibilità, traducendo la sua destinazione per i bisogni di oggi”. In parte ciò assomiglia all'operazione antropologica che ha apportato in sé la poetica del Canzoniere: la struttura grammaticale, i temi musicali della tradizione sono frutto di ricerca minuziosa, antropologica, archeologica quasi, ma i testi no, i testi e gli argomenti sono contemporanei. Reinterpretano e danno voce alle esigenze, alle follie, ai drammi dell'uomo odierno e della sua provincia, geografica o esistenziale che sia. I testi popolari del Canzoniere non parlano più di santi in processione o donne che si dimenano al suolo, sarebbero disonesti e anacronistici. Parlano della violenza che si accanisce sul territorio attraverso scelte politiche scellerate, parlano del cambio generazionale nelle abitudini famigliari, trattano dell'amore, ma non è più quello della fuitina ma dei respiri coniugali nelle notti condivise nella quotidianità.

 

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E nei fiati di Giulio c'è misura e tecnica, ma c'è soprattutto la qualità di queste sue parole e ci sono i respiri e gli ansimi di un Sud non separato ma congiunto al Nord e a ogni latitudine umana della Terra; di questo fiato e di questa anima vibrano e si riempiono le sue zampogne e i flauti, di questa grammatica ripiena di pause importanti il clarinetto, di questa voglia febbrile di vivere le relazioni il fiato che entra brioso nell'armonica.

E i ragazzi del Canzoniere ti suonano addosso, il loro addome si piega verso di te, il collo è tirato, le gambe flesse pronte a ridurre le distanze, e i loro occhi ti guardano e ti cercano. Il viaggio lo hanno intrapreso per te, e non importa che la campagna che cantano non sia la tua, che il gasdotto che vuole sventrare il Salento non ti riguarda direttamente, è comunque tutto affar tuo perché il sentire la Giustizia e l'Umanità riguarda ogni popolo contemporaneo, riguarda il musicista e riguarda te, che tu sia milanese, tarantino o americano. Le terzine mantriche della pizzica, poi, ti seducono e ne è piena di questa seduzione, la danza di Silvia, il canto dolce e pulito di Alessia, e ogni nota prodotta.

Beviamo, parliamo e si son fatte le 3 di notte, si parla di me e di lui e delle esperienze al Carroponte:  “Quando suoniamo a Milano suoniamo a casa. Succede sotto al palco quello che accade a casa: la gente balla, ti guarda, ti segue, ti vuole, ti cerca. Quello che vedi dal palco è bellissimo”, racconta ciò che vede dal palco con grande entusiasmo, è come se lo spettacolo andasse lui a vederlo, a cercarlo.

Voi siete il loro spettacolo. Potere della musica popolare, della cultura, della voglia di vivere in pienezza l'essenza delle relazioni. In questo, il lavoro e la portata di Erri De Luca si intravede come un acquerello di sfondo e si capisce benissimo perché quello tra lo scrittore partenopeo e il Canzoniere sia un matrimonio d'amore e non di convenienza.

Per chi andrà sabato 18 giugno al Carroponte il rischio di divertirsi e ballare sarà alto ma più di tutto, sarete amati, guardati, cercati. Sarete pensati nei corrucci di Mauro, nella dolcezza di Massimiliano, nella voglia di libertà di Giancarlo, nella confidenza degli sguardi di Emanuele, nella presenza lieve ma fortemente femminile di Alessia, nel carisma di Silvia e della sua danza misurata e piena. Non ci saranno distanze tra voi, non ci saranno distanze tra italiani, tra città e regioni, almeno per due ore.

Foto tratte da www.canzonieregrecanicosalentino.net