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Un progetto del Comune proclama: “Monza sarà la prima città in Italia a sperimentare Internet ultraveloce nelle singole unità abitative grazie al progetto di cablaggio completo della città” ma per il momento non esiste un vero progetto 

 

La fibra ottica.

Il 5 settembre il Comune ha convocato una conferenza stampa, per annunciare che “Monza sarà la prima città in Italia a sperimentare Internet ultraveloce nelle singole unità abitative grazie al progetto di cablaggio completo della città”1.

La notizia è senz’altro interessante. La sperimentazione coinvolgerà un migliaio di famiglie (una trentina di condomini) nella zona dell’Ospedale nuovo, utilizzando, per stendere la fibra, i “cavidotti” della rete del teleriscaldamento recentemente realizzata.

La sperimentazione prevede la sostituzione del doppino di rame, che collega la singola abitazione alla rete, con la fibra. Il doppino di rame è un collo di bottiglia: se si realizza la rete in fibra ma non si elimina il doppino, la prima, per quanto avanzata, non può dispiegare tutte le sue potenzialità.

Il grande battage propagandistico che è stato montato su questa iniziativa è giustificato solo in parte. In realtà, non esiste nessun “progetto di cablaggio completo della città”. Questo verrà definito dopo la conclusione e sulla base delle risultanze dell’esperimento, che si protrarrà presumibilmente per tutto il 2012. Ma in attesa degli avveniristici collegamenti ultraveloci, forse in anticipo sulle reali necessità delle famiglie e di molte imprese, non sarebbe il caso di realizzare collegamenti “soltanto” veloci, come già esistono o si stanno realizzando in molte città?

L’importanza e la tempistica del cablaggio in fibra ottica di Monza va inquadrato nella situazione di grave ritardo e di stallo in cui l’Italia si trova da questo punto di vista (tanto per cambiare). E ciò, nonostante diversi studi dimostrino che questi investimenti hanno un impatto notevole (dal 10 fino al 15% e oltre) sulla tanto auspicata crescita (vedi Carlo Cambini su www.lavoce.info, 02/09/2011). “La penetrazione della banda larga nel nostro Paese è al 22%, contro la media europea del 26,65%. La percentuale delle abitazioni connesse in larga banda è anch’essa ben al di sotto della media continentale”.

Sarebbe interessante sapere a che punto siamo a Monza quanto a rete di accesso in fibra ottica: se a zero (come sostiene qualche utente da me consultato) o a quale livello rispetto agli standard internazionali. E’ da tener presente che per una città, il disporre di una rete di fibra ottica significa un grande salto di qualità e di efficienza per quanto riguarda le comunicazioni e le transazioni tra gli operatori e le famiglie all’interno della città stessa, e con tutto il mondo cablato.

Un po’ di cifre: realizzare una rete aggiornata in fibra ottica su tutto il territorio nazionale comporta un investimento tra i 14 e i 18 miliardi di euro. Con questo dato quadra la stima per la Lombardia, fornita da Raffaele Tiscar, Direttore Generale delle Reti di Regione Lombardia, pari a 1,2 miliardi di euro. Ragionando a spanne, il cablaggio della Provincia di Monza, con circa un decimo della popolazione regionale, potrebbe costare sui 100 milioni (e la sola Monza 1,5 milioni). Una somma che, in una logica di spending rewiew (in italiano: selettività della spesa) e, certo, con un patto di stabilità più flessibile, Monza potrebbe ben permettersi.

 

La rete Wi-Fi.

Approfittando del fatto che, nel corso della conferenza stampa, il Dr. Tiscar ha opportunamente spiegato le differenze di potenzialità e funzionalità delle diverse reti, e in particolare di quelle in fibra ottica rispetto a quelle via etere, ho chiesto all’Assessore Cesare Boneschi, delegato nella Giunta del Comune di Monza a questa materia, se il Comune ha un programma di realizzazione di una rete Wi-Fi nella città.

E’ il caso di ricordare che la possibilità di collegare, in diversi punti di una città, il proprio computer portatile, o tavoletta, o cellulare, a Internet via Wi-Fi, essendo gratuito, comporterebbe per gli utenti un grande vantaggio economico rispetto al doversi collegare tramite la costosa rete mobile dei cellulari 2

La risposta dell’Assessore è stata: no. Il “perché no” è stato attribuito a diverse cause: soprattutto al timore diffuso nella popolazione per l’inquinamento elettromagnetico, causato dalla diffusione di antenne, e soprattutto al fatto che, secondo il parere di due imprese del settore consultate dal Comune, Monza presenterebbe problemi tecnici che ostacolano la diffusione del Wi-Fi. A ciò si aggiungerebbero difficoltà burocratiche o contrattuali con possibili partner (ad esempio, se si volesse introdurre il Wi-Fi nel Parco tramite le antenne esistenti della RAI).

La risposta non mi è parsa convincente.

Infatti mi sembra strano che, mentre fioriscono le iniziative in diverse città per installare il Wi-Fi, con costi molto contenuti e un alto moltiplicatore in termini di creazione di valore reale, solo Monza non sia interessata.

Ad esempio, esiste un progetto per la diffusione del Wi-Fi gratuito in 1100 punti di accesso sparsi per l’Italia, promosso solidalmente da un numero crescente di comuni, provincie e regioni. Si chiama Free Italia Wi-Fi, che “fornisce un kit che facilita la costruzione della rete. Ci sono le istruzioni per l’uso, un software gratuito per gestirla...” (la Repubblica, 09/09/2011, p. 27). “Bastano circa 20 mila euro per coprire le aree principali di una città non grande”, dichiara Francesco Loriga, Responsabile dei Servizi Informatici della Provincia di Roma.

Una delle due: o i dati che ho citato sono inattendibili, oppure il Comune di Monza è sostanzialmente a livello zero quanto a reti ottiche e via etere, e intende restarci.

Forse, prima di e oltre a sperimentare collegamenti ultraveloci, occorrerebbe allineare Monza, quanto a collegamenti “soltanto” veloci, almeno alla media italiana ed europea.

 

 

1 L’unità di misura della velocità di trasmissione è il bit. La banda larga di prima generazione (quella usata oggi normalmente da chi è collegato ad Internet con l’ADSL) consente velocità fino a un massimo di 4000 bit (4 Megabit) al secondo (4Mb/s). La banda larga di seconda generazione consente di raggiungere i 20Mb/s. La terza generazione, detta anche ultrabroadband, che consente di trasmettere immediatamente enormi quantità di dati o immagini ad alta definizione, si basa su velocità superiori a 50 Mb/s. Per superare i 20 Mb/s di velocità, i collegamenti tradizionali (tra cui il doppino di rame che entra nelle case) tendono a non essere più sufficienti, e si rende necessaria la fibra ottica. La sperimentazione monzese parla di 300 Mb/s.


2 E’ questo un esempio di come un aumento del PIL, in questo caso determinato dall’uso a pagamento della rete mobile e non dall’uso gratuito del Wi-Fi, può trovarsi in contrasto con la creazione di valore reale. Esattamente come il pagare dei lavoratori per spostare della terra da un punto a un altro senza alcuno scopo, produrrebbe PIL a differenza del del lavoro delle massaie, non pagato.

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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