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La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, accompagnata dal ministro leghista Bobo Maroni in visita parrocchiale, è venuta ieri a Carate Brianza ad ascoltare il lamento degli industriali brianzoli che contro la crisi (permanente?) chiedono da anni sempre le stesse cose: infrastrutture, autostrade, ferrovie, aeroporti, quasi che la Brianza fosse un angolo emarginato del Paese, peggio del Sannio o dell’Irpinia.
Ma che crisi c’è in Brianza oltre al riflesso di quelle macro, legate ai costi dell'energia e alla crisi finanziaria Usa? Difficile dirlo conti alla mano. Il distretto del mobile non è mai andato così bene e nei primi sei mesi di quest’anno di recessione ha visto le sue esportazioni crescere ancora del +18%. Il tessile-abbigliamento in Brianza è un settore in piena trasformazione dove però sono presenti grandi griffe come Versace e piccole aziende a forte sviluppo di fatturato. La meccanica infine va bene come in tutti i distretti del Nord Italia. L'occupazione tiene e le perdite di posti di lavoro sul territorio sono a livelli fisologici. Molte aziende affermano che non trovano operai, soprattutto giovani. Il Pil e il mercato immobiliare in Brianza sono tra i più ricchi del Paese.
A rendere poco credibile il lamento di Carate è stato soprattutto il discorso del presidente degli imprenditori brianzoli, Carlo Valli, che sulla crisi in Brianza ha dichiarato con l'enfasi di chi sta lottando in trincea: “Ci stiamo impegnando per trovare in noi le risorse per tornare a essere più forti e competitivi di prima. Per superare quello che è il limite del nostro sistema industriale: il bisogno di più internazionalizzazione, di crescere come dimensioni e di poter contare su meno burocrazia e su migliori infrastrutture”.
Detto da uno che l’anno scorso ha venduto a una multinazionale svedese l’azienda di famiglia fondata da suo padre e che, non essendo più un imprenditore, continua imperterrito ad occupare la poltrona confindustriale (oltre a decine di altre) a cui non ha nessuna intenzione di rinunciare, è proprio convincente.

Dal blog di Carlo Arcari

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