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er parlare di lavoro in Brianza abbiamo incontrato Loris Maconi che a questo tema ha dedicato buona parte della sua attività lavorativa, politica e sindacale. Segretario di CGIL Brianza per quindici anni, è stato poi eletto Senatore della Repubblica per due legislature ed ha fatto parte della Commissione Industria del Senato per dieci anni. Chiusa l’esperienza parlamentare è tornato a lavorare presso il Comune di Monza.

A lui abbiamo voluto chiedere di volgere, dopo un breve accenno ai decenni scorsi, uno sguardo al mondo del lavoro brianteo così come la sua esperienza gli suggerisce potrà evolversi nell’arco temporale dei prossimi quindici anni.

Riprese a cura di Manuela Montalbano

 

Quella che segue è una sintesi della chiacchierata che viene riportata integralmente in video.

Il recente passato
«Negli anni Novanta avevamo ancora, in Brianza, le grandi industrie: l’Autobianchi, la Philips, la Singer, solo per citarne alcune. C’era quindi un tessuto industriale completamente diverso, con un’occupazione stabile, concentrata sulle grandi fabbriche e con prospettive di occupazione tendenzialmente in crescita. Non ci siamo però accorti che stava cambiando il mondo poiché in quegli anni è cominciata la grande crisi: nel ‘90/’91 ha chiuso l’Autobianchi, subito dopo è arrivato il fallimento della Singer. Cominciava il grande processo della delocalizzazione e si avviava il meccanismo della globalizzazione nel quale oggi siamo immersi. Il mercato del lavoro è completamente trasformato, ma io credo che malgrado tutto la Brianza abbia saputo mantenersi vitale. Certo si aprono problemi nuovi ed in particolare pesa la divisione fra quei settori che puntano sull’alta qualità e che sono in grado di competere sul mercato nazionale ed internazionale e quelle fasce più deboli che subiscono le dinamiche del mercato».

Innovazione e competizione
«Manca al nostro Paese, e credo all’intera Europa, una politica industriale degna di tale nome. Noi abbiamo dato troppo spazio alle dinamiche del mercato, trascurando i fattori di governo di questo stesso mercato. Oggi occorre una politica europea di controllo e governo del mercato del lavoro e la politica può fare molto: da un lato può incentivare quelle imprese innovative che competono e sono in grado di cambiare il processo produttivo, generando occupazione stabile e qualificata, dall’altro non deve abbandonare quella parte dell’economia in difficoltà, con politiche di accompagnamento e con la creazione di nuovi distretti. Occorre poi governare i flussi dell’immigrazione con capacità di selezione, ma senza meccanismi punitivi e nello stesso tempo creare una rete di protezione per la parte più debole fra i lavoratori».

Il sindacato
«Nell’ultimo decennio il sindacato ha avuto un forte declino, parallelo a quello dei grandi partiti e delle istituzioni. Credo che il sindacato abbia bisogno di una grande riforma: occorre più democrazia, più apertura, più rappresentatività. I rapporti fra le grandi centrali federali dovranno essere meno burocratici, ma soprattutto il sindacato dovrà affrontare con coraggio la riforma della contrattazione che dovrà essere sempre più vicina ai territori».

Il futuro della Brianza: sindacato, imprese e istituzioni all'altezza
«Il destino di Monza è ormai segnato come città destinata prevalentemente ai servizi; di attività produttive in senso stretto ne sono rimaste pochissime. Bisognerebbe però che perdesse la sudditanza nei confronti di Milano, dando precedenza ad un terziario destinato alle imprese ed allo sviluppo. La Brianza ha nel su DNA la capacità di seguire e rispondere alle trasformazioni. Per il futuro della Brianza occorre il concorso di tre soggetti: il sindacato per quanto riguarda la qualità del mercato del lavoro, le imprese per continuare una politica coraggiosa di investimenti, istituzioni pubbliche, finanziarie e del credito che sappiano guardare alla realtà concreta della produzione».

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Foto di Fabio Beretta

Sviluppo Brianza
«Sviluppo Brianza dovrebbe svolgere un ruolo di attrazione del capitale straniero, l’alta tecnologia deve essere strettamente legata alla produzione con capacità di sviluppare ricerca, mentre le agenzie del lavoro possono avere il grande ruolo di cogliere il bisogno vero del mercato del lavoro».

Al bando gli egoismi
«Il nostro territorio dovrà affrontare grandi cambiamenti. Dobbiamo guardare al futuro con qualche preoccupazione, ma senza rassegnazione. Occorrono nuove infrastrutture e alta tecnologia, ma soprattutto occorre creare una società che abbia maggiore capacità di giustizia ed equità, che ridia al lavoro la dignità che gli compete, mettendo al bando gli egoismi e la ricerca esasperata di un benessere quasi solo materiale».

Più controlli per la sicurezza sul lavoro
«La sicurezza sul lavoro è un problema drammatico. I comuni dovrebbero rendere molto più stringenti le norme per le imprese ed effettuare più controlli».

Meno paure e più apertura al nuovo
«Io sogno una società briantea meno impaurita, una società più serena, capace di affrontare i problemi senza ansie. Noi siamo una società ricca e dobbiamo saperci aprire al nuovo».

Gli autori di Vorrei
Rosario Montalbano