20200508 vorrei campidoglio washington congresso

Ai Repubblicani, compatti nel votare no al taglio del 10% delle spese militari per destinarle a interventi nella situazione pandemica, si è aggiunta la maggior parte dei Democratici, dimostrando ancora una volta quanto nel corrotto sistema bipartisan gli interessi dei finanziatori, in questo caso il Military Industrial Complex, contino molto di quello degli elettori.

Il 21 e 22  luglio scorsi 153 tra deputati e senatori democratici del Congresso degli Stati Uniti hanno votato insieme a tutti i repubblicani per affossare  una proposta di legge presentata in Senato da Bernie Sanders e alla Camera da Mark Pocan e Barbara Lee. La questione riguardava lo stanziamento di fondi per il Pentagono, che per il 2021 l’amministrazione Trump ha fissato nella cifra record di 740,5 miliardi di dollari. La proposta di Bernie Sanders era quella di decurtare il budget del 10% e di riallocare quei soldi in spese per sanità, istruzione e casa. 

« È arrivato il momento di ingaggiare una guerra politica e morale contro la guerra stessa. È arrivato il momento di parlare delle vere cause della guerra: povertà, odio, disperazione e ignoranza. È arrivato il momento di tagliare le spese militari e di usare quel denaro per bisogni umani. Com’è possibile che abbiamo abbastanza soldi da spendere per la difesa in misura maggiore  degli undici paesi che ci seguono messi insieme, ma non abbiamo abbastanza soldi per assicurare a ogni bambino americano un tetto sulla testa e abbastanza cibo nel piatto? Come nazione, le nostre priorità sono state orribilmente stravolte. Il Congresso dà ascolto ai lobbisti dell’industria della difesa e ignora il dolore dei tantissimi che stanno soffrendo in questo momento storico.»

In un articolo di Forbes, il quarantennale analista del Pentagono William Hartung scriveva: “Gli emendamenti di Sanders-Lee-Pocan sono provvedimenti di buon senso per un budget per la difesa che è selvaggiamente fuori controllo (...) e che ha superato di gran lunga i più alti livelli di spesa delle guerre di Corea e Vietnam o il picco raggiunto da Reagan negli anni 80.”  Dati alla mano, Hartung  evidenziava la necessità di tagliare le spese militari cominciando con le testate nucleari, gli F-35 e la colossale burocrazia. “Per fare solo un esempio, il dipartimento impiega oltre 600.000 imprenditori privati, molti dei quali fanno lavori che potrebbero essere fatti meglio e più economicamente da impiegati governativi.”

 Il Congresso e il Military Industrial Complex

Considerando che le spese militari americane sarebbero comunque esorbitanti anche se venissero decurtate del 50%, la richiesta di un taglio del 10% suonava davvero come una piccola cosa di grande necessità.  Ma la macchina della corruzione non si ferma nemmeno in momenti di pandemia e non sorprende dunque che al no compatto dei 185 deputati e 53 senatori repubblicani si sia aggiunto quello di 139 deputati e 24 senatori di quel partito che in teoria dovrebbe stare dalla parte della gente comune.

 Uno studio condotto da Sludge ha dimostrato che, pur essendo ampio lo spettro ideologico dei deputati democratici che hanno votato no, dall’analisi dei contributi dati alle singole campagne  è emerso che costoro “hanno generalmente ricevuto molti più soldi degli altri dal Miltary Industrial Complex.”  In particolare “da PACs e funzionari di ditte come Lockheed Martin, Raytheon, e BAE Systems che ogni anno ricevono contratti da decine di miliardi di dollari dal Dipartimento della Difesa.”

SebbeneJohn Nichols su The Nation  abbia tentato una parziale consolazione, sottolineando che i più di 100 voti al Congresso a favore del taglio (93 deputati e 23 senatori) sono “una dimostrazione storica di opposizione a sprechi, frodi e abusi del Pentagono”, l'autorevole giornalista e scrittore  non ha lesinato disappunto e frecciate. “È frustrante che così tanti membri del Congresso - soprattutto Democratici - continuino ad appoggiare la menzogna che le illimitate spese del Pentagono sono necessarie per difendere gli Stati Uniti. La loro vigliaccheria è assurda in un momento in cui il 57% degli americani si dichiara a favore del taglio.”  Nichols ha riportato anche la stima di Barbara Lee sul corrispettivo in termini sociali di  quei circa 70 miliardi di dollari.

"Un taglio del 10% del budget del Pentagono potrebbe pagare per

  • 225,871,999 test per il coronavirus
  • 563,425 contributi emergenziali mensili di $1,200
  • 270,444 COVID-19 Ricoveri ospedalieri per malati di Covid

e creare

  • 109,529 posti di lavoro per l'energia pulita
  • 146,039 posti di lavoro infrastrutturali
  • 81,133  posti di lavoro  creando sostegni in fcomunità ad alta povertà"

Caustico come sempre il commento di Nina Turner: “È buffo come Democratici e Repubblicani riescano a unire le forze senza esitazione per arricchire il Military Industrial Complex, ma si concedano mesi di ricreazione senza preoccuparsi dei bisogni di poveri, operai e bassa classe media durante una pandemia globale. Signore e signori: il Congresso.” 

20200508 vorrei Nina Turner Des Moines

Gli autori di Vorrei
Elisabetta Raimondi
Elisabetta Raimondi
Disegnatrice, decoratrice di mobili e tessuti, pittrice, newdada-collagista, scrittrice e drammaturga, attrice e regista teatrale, ufficio stampa e fotografa di scena nei primi anni del Teatro Binario 7 e, da un anno, redattrice di Vorrei.
Ma soprattutto insegnante. Da quasi quarant’anni docente di inglese nella scuola pubblica. Ho fondato insieme ad ex-alunni di diverse età l’Associazione Culturale Senzaspazio.

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