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Dossier la verità vi prego sulla politica. Intervista al due volte sindaco di Monza, dimessosi da consigliere dopo la mancata candidatura alle politiche: «Dopo 25 anni di Lega è stata una vera porcheria». Il federalismo e quello che per lui è un grande successo: il restauro della Villa Reale.

 

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na breve presentazione, chi è Marco Mariani?
Nato a Monza il 22 maggio 1953; frequento il Liceo Classico Zucchi, mi laureo in Medicina nel 1978 e mi specializzo poi in Ortopedia. Mi sposo nel 1980 con Rossana, mia compagna di liceo, che perdo nel 1994 per un tumore mammario. Ho un figlio, Luca, nato nel 1981: ne avremmo voluti altri, ma la vita fa quello che vuole. Mi risposo nel 2008 con Fiorella, che fino ad oggi mi sopporta e soprattutto ha sopportato i 5 anni da Sindaco, comunque sempre presente e signorilmente discreta.

Quando si è avvicinato al mondo della politica?
Ottobre 1987: vedo un manifesto che invita ad un incontro pubblico sulla Lega Lombarda. Penso ad una serata storico-culturale e vado alla sala del NEI-Nucleo educativo Integrato di Monza. L’incontro, invece, ha tono politico: è la Lega e conosco il fondatore del Movimento in Brianza, Giorgio Brambilla ed un medico milanese, il dottor Pegreffi, persona molto in gamba, appassionato di storia (come me) e orientato all’idea federalista. Ciò che sento mi piace e, pertanto, ci scambiamo i numeri di telefono. In dicembre conosco Umberto Bossi ad un incontro in Galleria Civica in città: arriva con una Citroen Pallas scassatissima, con un sedile solo, piena di latte di colla, dopo una settimana passata in Veneto ad attaccare manifesti, dormendo in macchina. Ha un impermeabile tipo “tenente Colombo” e, verso le 2 di notte, dopo un’interminabile chiacchierata, tuona con il suo vocione: “Nel 1995 avremo in mano il Nord!”. Penso immediatamente all’esigenza di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) ed, invece, a Monza, alle elezioni Amministrative del 1992, arriviamo al 32% + il 6% scivolato sulla lista diciamo “civetta” della Lega Alpina Lumbarda. L’unica cosa che Bossi nel 1987 non poteva certo prevedere era l’arrivo di Berlusconi (la discesa o la salita?) in politica nel 1993 – 94. Bossi non era matto, era semplicemente più avanti di 10 anni rispetto agli altri.

Qual è la motivazione che l'ha spinta ad entrare nella Lega Nord?
Quale motivazione? Direi la disperazione. Passano gli anni, “maturo” come si dice, e vedo che troppe cose non funzionano, sia nel mio settore che in altri, specie nel pubblico; ho la sensazione di possedere una Ferrari (vivo in Lombardia), che, mi rendo conto, ha però il motore di una Duna. Insomma, vivo male la consapevolezza che le potenzialità di una parte di questo paese vengano frenate da una realtà di lentezze, di opportunismi, di negligenze che procurano danno a tutto e tutti. Ho scelto la Lega perché ho finalmente sentito parlare, in modo concreto e chiaro, ai cittadini di un concetto già storico (si pensi a Cattaneo e perché no, pur con ottica diversa, anche a Gioberti) di autonomie regionali in stato federale. Una ricetta molto vicina a noi (si pensi alla Svizzera o alla Germania), certo da considerare per un paese non paese come l’Italia, con al proprio interno differenze enormi, non solo tra Trentino e Sicilia, ma all’interno di tante regioni: pensiamo ad esempio al Veneto, dove si passa dai problemi delle Dolomiti e dei rifugi alpini all’allevamento dei mitili a Chioggia. Questi mondi così diversi in pochi chilometri e tutti così importanti necessitano di risposte amministrative locali veloci, competenti e precise; ne va del lavoro e del benessere di milioni di persone, se pensiamo che questo esempio può essere esteso a tante altre realtà regionali.

 

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Mariani nel 2007 festeggia l'elezione a sindaco di Monza

 

Più passione per la Politica o per la propria città?
Monza è nel mio cuore, anche perché questo amore per la città mi è stato inculcato fin da piccolo in famiglia; lasciatemi dire: è il posto più bello del mondo e chi non è d’accordo… peste lo colga! È evidente che, di conseguenza, c’è una passione per la politica, ossia per la gestione di questa cosa pubblica (la città) così preziosa, passione che si traduce nell’impegno e nella partecipazione consapevole per la realizzazione di obiettivi di miglioramento per il bene comune, in prospettive più ampie e non più solo locali.

Ci racconta brevemente qual è stata la sua carriera politica?
Nel 1990 eravamo pochi, nel Movimento, in Brianza e c’erano le elezioni Amministrative in molti comuni. Io e Aldo Moltifiori “sbarchiamo” a Desio, aprendo la sede della Lega e ottenendo il 13% dei consensi. Nel 1992 ci presentiamo per le Amministrative a Monza; io ottengo 6 mila voti circa, ma debbo rinunciare alla carica di sindaco per problemi familiari. Ricopro la carica di sindaco, poi, da dicembre 1995 a fine 1997, quando a nuove elezioni amministrative ottengo come solo candidato della Lega il 21%, ma la vittoria va al Polo delle libertà. Sono pertanto Consigliere Comunale d’opposizione fino al 2002, quando decido di non presentarmi alle Amministrative per motivi che preferisco in questa sede non rivangare. Diciamo solo che, se posso lavorare bene, alla luce del sole e senza tante menate, sono pronto, invece l’inchinarmi troppo non fa per me, mi viene subito il mal di schiena. Nel 2007 vengo candidato sindaco e vinciamo con una coalizione PDL – Lega – UDC e Lista civica MIDA, quello che mi è stato impedito di fare nel 2012 senza alcuna strategia politica alle spalle.

Come riesce un professionista e padre di famiglia a gestire anche gli impegni politici?
Molti sacrifici, molto impegno, tempo rubato a se stessi e alla famiglia, che deve essere paziente e sopportare le continue tensioni che, involontariamente, ti porti a casa. Per quel che riguarda la professione, il tuo dovere lo fai comunque ma, sincerità per sincerità, non solo non l’avrei abbandonata, ma neppure avrei potuto farlo, visti gli stipendi del Comune. Il tutto con buona pace del Direttore de “Il Cittadino”, che ci ha sempre considerati appartenenti alla Casta!

Qual è stato il momento più bello da ricordare e il più brutto da dimenticare?
Momenti belli e brutti ce ne sono stati tanti, ma se devo citarne solo 2, partirei dal più bello, ossia dalla soddisfazione dell’inizio dei lavori per il restauro della Villa Reale, soddisfazione che, senza eufemismi, mi è costata lacrime e sangue. Il più brutto è stato senza dubbio il processo assurdo ed ingiusto per il progetto della metropolitana cittadina. Avevamo ottenuto dallo Stato 123 miliardi; in otto minuti saremmo andati dalla stazione all’ospedale nuovo, con due fermate intermedie, in centro e a Villa Reale – Parco, evitando l’entrata in centro città di ben 270 bus, con conseguenze certo positive sul traffico e con un forte decremento dei livelli di inquinamento: una grande opera Ecologica.

 

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Mariani con Roberto Scanagatti e Michele Faglia alla festa dell'Unità 2008

 

C'è qualcuno che le è stato vicino e l'ha sostenuta nei momenti difficili?
La famiglia innanzitutto, alcuni tra i collaboratori più stretti e qualche amico sincero.

Le è mai capitato di aver timore di sbagliare?
Ovvio, specie se senti veramente il peso della responsabilità. In ogni caso, quando amministri, qualsiasi sia la scelta, scontenti qualcuno. Esempio solo apparentemente banale: se asfalti una strada per le buche, arrivano decine di e-mail che lamentano le maggiori difficoltà per il traffico. Morale della favola, ad un certo punto sei chiamato necessariamente a decidere e agisci in scienza e coscienza.

Come è cambiata la politica della città durante questi anni della sua esperienza?
Cambia nella misura in cui cambiano le persone. Se le persone che fanno politica (o che si impegnano in qualsiasi altra cosa) sono serie e corrette, la politica è bella, altrimenti è un disastro, così come banche, assicurazioni, ospedali, fabbriche, eccetera. Cioè tutto quello che riguarda il genere umano. Il problema è che molte persone “normali” non si avvicinano alla politica, lasciando quindi troppo spazio a traditori vari, mentecatti, poveri di spirito, opportunisti e “corte dei miracoli” varia ed eventuale. Il mio problema non sono state le tante ore di lavoro al giorno, bensì i continui ricatti e le continue gratuite tensioni a cui sono stato sottoposto per 5 anni.

I monzesi come la vivono?
Non ne ho idea. C’è una parte che contestava “a comando” quando la Sinistra faceva partire l’ordine, creando polemiche ad arte in nome del “Muoia Sansone con tutti i Filistei”. C’è poi un’altra parte, la cosiddetta maggioranza silenziosa, che è talmente silenziosa, che non si preoccupa neanche di andare a votare. So che non ci crederete, ma, a distanza di un anno, c’è gente che mi dice: “Ma lei non è più Sindaco?” No comment.

Può dirsi orgoglioso di aver fatto parte della politica monzese?
Sicuramente, perché oltre ad aver conosciuto una pletora di figli di cotanta madre, sono anche venuto a contatto con persone di alta levatura morale e professionale, da cui ho avuto solo da imparare. Persone umili, già segnale questo di moralità e di intelligenza, che fanno grandi cose con naturalezza, senza spandere tutta quella … che solo gli idioti sono capaci di spandere. Sono orgoglioso, inoltre, di aver preso parte, sia nel 1996 – 97 sia dal 2007 al 2012, a decisioni di grande importanza per la città.

 

20130429-Occupato-001Molti hanno commentato: “il Consiglio comunale oggi è più povero”, ma Marco Mariani come ha vissuto queste dimissioni da consigliere?
Senza troppe ipocrisie, le ho vissute con molta amarezza, perché le ho dovute dare dopo essere stato pugnalato alle spalle mentre dormivo a pancia in giù (si riferisce alla sua mancata candidatura alle politiche 2013, ndr). Dopo 25 anni di Lega è stata una vera porcheria. Se ora il Consiglio Comunale è più povero non spetta certo a me dirlo.

Il restauro della Villa Reale è davvero un successo?
Un enorme successo, anche perché andato a buon fine tra mille difficoltà. Reggia di Schönbrunn a Vienna: tutto di proprietà pubblica, giustamente, del Ministero dei Beni Culturali; il testamento degli Asburgo preso e incorniciato e tutto diventa proprietà pubblica. In Italia, invece, settant’anni di abbandono, pareti sventrate, furti continui e desolazione in nome del testamento dei Savoia: un po’ a Monza, un po’ a Milano, un po’ allo Stato, poi la Regione; mancano solo la Madonna del Bosco e il Quinto Alpini! Una confusione tipicamente italica. In Austria lo Stato gestisce tutto, da noi non ci mette neanche un euro. Meno male che la Regione Lombardia, capendo le motivazioni sia culturali che economiche del restauro, ci è venuta in aiuto e poi, tramite un bando complicatissimo e attento, anche un privato sta facendo la sua parte. È stata l’unica strada percorribile, vista la totale assenza dello Stato, per non farsi crollare in testa la Villa. Eppure che cosa succede in città? 10.000 firme raccolte col raggiro e con l’inganno per bloccare il progetto, parlando di affitti irrisori e ponendo domande in modo truffaldino ad ignari cittadini! Il concetto è sempre quello, “Muoia Sansone con tutti i Filistei. Piuttosto che lasciar fare certe cose a loro, è meglio che non si facciano mai”. Tranne poi, giunti in amministrazione, parlare del restauro della Villa Reale come di una occasione unica e fondamentale per il rilancio storico, artistico, culturale ed economico della città. Qualcosa non quadra!

Un'ultima domanda, qual è il sogno di Mariani cittadino di Monza per la sua città?
Sfruttamento intelligente del sottosuolo. Mi spiego. 1953, mio padre ed alcuni suoi amici propongono al Comune la realizzazione di un parcheggio sotterraneo di fronte ai portici del “Motta” (insomma, i portici del palazzo comunale) con 250 posti auto. Queste persone viaggiano in Europa, specie in Germania, da prima della seconda guerra mondiale e vedono queste cose come la norma in questi paesi; la ricostruzione post-bellica vede la rinascita di molte città dall’utilizzo del sottosuolo che può ospitare mezzi pubblici, parcheggi e servizi vari: chi è stato a Norimberga, ne ha avuto un esempio. L’Amministrazione di allora ride in faccia a queste persone, decisamente proiettate nel futuro. Historia magistra vitae? Macchè. Nel 1997 succede quello che ho già descritto relativamente alla metropolitana, con il sottoscritto e altre tre persone a processo (ovviamente poi assolti), perdita di finanziamenti e di un’altra grande occasione per il miglioramento della vita cittadina. Inutile dire che ho consigliato a mio figlio, se l’andazzo in città non si risolve a prospettive diverse, di pensare solo al suo lavoro e ai fatti suoi. Ma la speranza, certo, è che qualcosa possa cambiare.

Gli autori di Vorrei
Alberto Attanasio