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Dossier: Spazi comuni, luoghi di socializzazione. Intervista con i militanti del collettivo monzese, dieci anni fra occupazioni, sgomberi e iniziative per una socialità consapevole

 

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a dieci anni la loro battaglia consiste nel dotare Monza di un centro sociale. Uno spazio che immaginano capace di accogliere le esigenze e i bisogni della cittadinanza che non siano sottomessi alla logica del profitto, davanti alla quale sempre più spesso, ormai, anche le istituzioni soccombono. Sono i ragazzi del collettivo Boccaccio, che dal 2003, fra occupazioni e sgomberi, non hanno mai smesso di impegnarsi per costringere Monza a guardarsi allo specchio e vedersi per ciò che è: una città con spazi sociali giovanili pressoché inesistenti. Proponendo un antidoto.

Attualmente la Fabbrica Occupata Autogestita Boccaccio ha casa in via Rosmini 11, dove i giovani del collettivo continuano a proporre attività culturali e sociali.

 

20130116 Boccaccio Via Rosmini 11

 

Vi battete da sempre perché Monza abbia un suo centro sociale: perché pensate che la città ne abbia bisogno?
In primo luogo, il centro sociale risponde a un’esigenza primaria di avere e offrire spazi di espressione a chi fatica ad averne. Spazi gratuiti e attrezzati per concerti, spettacoli teatrali, corsi, sport, libera aggregazione: tutto liberato da interessi di profitto e calato in una dimensione di accessibilità e condivisione, nonché di incentivo al rendersi protagonisti nel fare le cose, piuttosto che nel fruirle e basta. Autoprodurre, suonare, disegnare, scrivere…tutto si oppone alla logica del consumo, dilagante nella società di oggi.
In secondo luogo, l’esistenza di un centro sociale è oggi estremamente attuale in un momento di profonda crisi della rappresentanza politica: la totale perdita di credibilità da parte dei partiti (evidente, se si vedono i crescenti dati sull’astensionismo locale e nazionale) hanno riportato alla ribalta il ruolo delle realtà autorganizzate, dove si fa politica sporcandosi le mani quotidianamente in strada, lontano dalle tribune elettorali, dai magheggi dettati da interessi economici, dagli inciuci di ogni genere. Mettersi in gioco in prima persona e rifiutare il meccanismo escludente della delega sono i cardini su cui si costruisce la vita politica del nostro spazio: crediamo che questo tipo di impostazione debba essere presa a modello e replicata anche in tanti altri ambiti, modificando eventualmente la propria forma.

Tra le accuse che sono state rivolte al Boccaccio, c’è anche quella di agire nell’illegalità. Qual è la vostra posizione al riguardo? Per questa città non c’è altra via che le occupazioni, per creare veri spazi sociali?
20130116 Boccaccio Via Boccaccio 6La posizione che assumiamo di fronte alla questione legalità/illegalità si basa sulla nostra esperienza diretta nel corso di questi dieci anni: la pratica dell’occupazione non è mai stata una scelta aprioristica, ma il frutto di un percorso obbligato, costellato di porte in faccia da parte delle diverse amministrazioni e dei privati a cui ci siamo rivolti quando abbiamo ipotizzato di dare una forma legale allo spazio che avevamo in mente.
Nel 2002, come associazione, abbiamo presentato un regolare progetto in Comune per l’assegnazione di uno spazio; nel 2008 abbiamo effettuato decine di telefonate ai proprietari di capannoni e stabili (tuttora) in disuso, anche nell’ottica di un contratto di affitto; nel 2009 abbiamo speso parecchio tempo inutile a valutare con l’ex borgomastro le aree adatte a ospitare le nostre attività.
La disponibilità a valutare soluzioni legali c’è sempre stata, ma in ognuna di queste circostanze abbiamo verificato dall’altra parte un totale disinteresse ad assecondare un’esigenza ritenuta politicamente scomoda ed economicamente poco interessante. Da parte nostra, non ci siamo preoccupati troppo e abbiamo in messo in pratica ciò che consideriamo legittimo, prendendocelo da soli.
Noi pensiamo si debba sostituire il paradigma del legale con quello del legittimo, soprattutto quando anche la sinistra istituzionale maschera la propria povertà di argomenti dietro la bandiera della legalità (troppo contraddittoria per essere accettata come valore assoluto). Occupare una casa a Monza è illegale se non hai soldi per pagarti un affitto e la città conta circa 6000 sfitti? Sì, è illegale, ma dal nostro punto di vista legittimo.
Alla legalità vorremmo che fosse sempre accostata la giustizia sociale, altrimenti la legalità sarà 20130116 Boccaccio Cinema Apollosempre uno strumento nelle mani dei poteri forti.
Per gli spazi, insomma, possiamo affermare che fino ad oggi l’occupazione è stata l’unica strada percorribile: ricordiamo anche che in questi dieci anni non abbiamo registrato la nascita di nessun altro spazio in città dedicato ai giovani: gli spazi, anzi, si sono addirittura ridotti. Per avere un’idea dello stato di salute delle politiche giovanili di Monza, ricordiamo anche l’epopea tragicomica legata ai progetti di riqualificazione dell’ex macello.

Monza, come nel 2002 è ancora città ricca di “buchi neri”, aree in disuso, palazzi sfitti… c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Monza soffre più di altri comuni per la mancanza di veri spazi sociali? Oppure ritenete che il problema sia lo stesso in tutta la Brianza?
Possiamo individuare in Brianza alcuni spazi con i quali abbiamo collaborato e che quindi è riteniamo essere esempi virtuosi di aggregazione e politica culturale e sociale: l’Arci Blob di Arcore, il Bloom di Mezzago, l’Arci Acropolis di Vimercate e il centro Sulè di Agrate Brianza. Nelle rispettive peculiarità è indubbio che questi luoghi costituiscano un baluardo culturale nella mediocrità brianzola.

Parliamo delle iniziative con cui legate cultura e la lotta politica e sociale: Sprawl, MU, Pink Panther... in cosa consistono? Qual è il loro filo conduttore?
Una delle nostre caratteristiche fondamentali è il continuo interrogarsi sulle modalità più efficaci e moderne attraverso le quali veicolare i contenuti che ci stanno più a cuore. Il nostro collettivo è sempre alla ricerca di forme e linguaggi accattivanti per dare vita alle proprie idee.
In dieci anni abbiamo creato numerose campagne comunicative sviluppate sul territorio, insieme a eventi culturali fuori dal centro sociale, con l’obiettivo di raggiungere destinatari diversi rispetto alla nostra utenza abituale. Il sito www.monzagiovani.org nasce da un’idea di subvertising dell’omonimo progetto dell’amministrazione: azioni e riflessioni su temi diversi si aggregano intorno a questo portale, che di fatto supera in contatti il sito istituzionale e fa controinformazione sul territorio.
Per quanto riguarda gli eventi culturali cittadini è doveroso ricordare almeno Sprawl (settembre 2009), festival multimediale underground che si oppone al concomitante summit dell’UNESCO in Villa Reale, nonché MU (Memento Urbis, ottobre 2011), dedicato ai temi dei beni comuni e della tutela del territorio.

Occupare casa è illegale se non hai soldi per un affitto e la città conta 6000 sfitti? Sì, è illegale, ma legittimo.

Nel 2008 avete stilato un dossier su diverse aree dismesse di Monza: con quale finalità operativa lo avevate preparato? È in aggiornamento?Abbiamo redatto il dossier Occupiamo Monza nel luglio 2008, subito dopo lo sgombero di via Boccaccio 6, presentandolo nell’ambito di un’occupazione temporanea di una delle aree dismesse mappate, ossia l’ex casa delle aste di via Donizetti.
L’obiettivo era denunciare la profonda contraddizione in atto nel momento in cui in città si era posta fine all’esperienza di protagonismo giovanile e di politica dal basso più significativa, mentre decine di aree dismesse continuavano a essere lasciate marcire. Per noi lo spazio c’era eccome, e presentare quel lavoro voleva dire innanzitutto spiegare ad amici e nemici che l’esperienza del collettivo sarebbe continuata.
Da allora non abbiamo aggiornato il dossier in maniera ufficiale, ma negli ultimi due anni abbiamo avuto modo di mappare in maniera ancor più approfondita il territorio e abbiamo registrato nei confini comunali un numero di aree dismesse ben superiore rispetto a quelle rilevate nel 2008. Ben tre degli spazi che abbiamo attraversato da aprile 2011 non erano compresi nel dossier!

Monza, oggi come nel 2002, è ancora città ricca di "buchi neri", aree in disuso, palazzi sfitti…c’è solo l’imbarazzo della scelta.

 

A questo link si può vedere la campagna promozionale del Boccaccio in città.
Qui di seguito l'autobiografia del collettivo.

 

DIECI ANNI DI FOA BOCCACCIO 003

Il Boccaccio nasce per colmare una lacuna profonda nel cuore della Brianza, ossia l’assenza di uno spazio sociale autogestito in cui coltivare sinergie tra politica, arte e socialità.

La nostra esperienza ha ormai circa dieci anni. Diciamo “circa” perché tra occupazioni, sgomberi e rioccupazioni, è difficile trovare un punto di partenza ben definito, una data emblematica a cui dare più importanza di altre. È comunque nella primavera del 2002 che un primo nucleo di persone (il Collettivo Monzese) comincia a ritrovarsi due volte a settimana in un garage a discutere di questo folle progetto. Essendo evidente l’incapacità delle Istituzioni di recepire un’esigenza di questo tipo, c’è un primo sfortunato tentativo di occupazione dell’ex macello nel luglio del 2003. In seguito, si decide di puntare su un’area privata, l’ex tintoria de Simoni di via Boccaccio, in disuso da tempo e abbandonata del tutto dopo l’alluvione del 2002. La occupiamo nel novembre 2003 e negli ottomila metri quadri in riva al Lambro prende vita ufficialmente l’esperienza della Fabbrica Occupata Autogestita Boccaccio 003. Dopo solo un paio di settimane ci sgomberano, ma il gruppo non demorde e prosegue compatto.

Il 24 aprile 2004 occupiamo di nuovo via Boccaccio 6, per restarci stavolta fino a luglio 2008. Dopodiché siamo obbligati ad abbandonare l’area in vista di lavori di recupero (ad oggi non ancora cominciati). In questi quattro anni prendiamo piena coscienza di cosa significhi autogestire uno spazio sociale. Quanto costa in termini di energie, tempo, denaro, ore di sonno, ma soprattutto quanto ti possa restituire in relazioni, passioni, conoscenze, competenze. Da realtà “emergente” nel panorama del movimento italiano, lentamente il Boccaccio acquisisce visibilità e stima: lo spazio è molto particolare e piace a tutti, mentre il collettivo, con la sua matrice provinciale, riesce a stare fuori dalle lotte fratricide interne al movimento milanese, collaborando con ogni area dell’antagonismo locale.

Dopo lo sgombero per noi è il momento più difficile: in città l’aria è irrespirabile con la Lega al governo. Altri tentativi di occupazione: nel dicembre del 2008 in via Arnaldo da Brescia, nel giugno 2009 l’ex cinema Apollo, dove dopo pochi giorni un plotone di divise in assetto antisommossa ci sgombera a suon di manganellate.

Nel 2010, intanto, nel collettivo si verifica anche un ricambio generazionale fino a pochi mesi prima impensabile, con decine di volti nuovi.

Il 2011 passa tra occupazioni e sgomberi (via Aspromonte, via Durini), che lanciano un messaggio chiaro: la mobilitazione per lo spazio è irreversibile. I numeri sono dalla nostra, con iniziative molto partecipate e l’entusiasmo con cui è accolto il ritorno del Boccaccio in città da tutti coloro che sentivano la mancanza dello spazio sociale.

Nell’ottobre 2011 entriamo nella nostra sede attuale, in cui da più di un anno stiamo riuscendo a dare continuità alle attività: l’ex campo sportivo Verga di via Rosmini 11.

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.