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Come si può chiamare emergenza una situazione che si trascina dal 1992? Precarietà, trasferimenti di porzioni di scuola, insufficiente manutenzione, incompetenze progettuali e tecniche, incapacità di visione lungimirante e di programmazione, spreco di denaro pubblico effettuato nel nome di presunti risparmi.

Riceviamo e pubblichiamo

 

Diversi periodici online di Monza e Brianza hanno dedicato spazio, in questi giorni, alla situazione d’emergenza dell’ISS (ISA), situato in Villa reale.
In sostanza, dopo un esposto dei genitori di parecchi mesi fa e alcuni sopralluoghi, è stata dichiarata inagibile una porzione dell’edificio (la ex scuola Borsa), cosa che obbliga a trovare in fretta e furia una sistemazione diversa per circa 8 o 10 classi.
Cosa c’è che non ha funzionato e non convince, in tutta questa vicenda? È presto detto: che ci si ritrova ad affrontare una “emergenza” tale da tempo infinito, che appare più un ciclico, inesorabile e grottesco ritorno.
La scuola ex Borsa, così chiamata proprio perché ospitava le scuole comunali Paolo Borsa, trasferite altrove, era già stata oggetto di ipotesi di intervento nel 1992!!!, nell’ambito del Piano scuola dell’assessore Pierluigi Caregnato (come riporta il Corriere della sera di quei giorni).

 

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Manifestazione per le aule , anni Ottanta

 

Si era ai tempi della vituperata Prima repubblica e quel Piano - forse per la prima (e ultima?) volta nella storia delle amministrazioni monzesi - cercava di affrontare CONTESTUALMENTE i problemi a tutti i livelli (materna, elementare, media, superiore).
La situazione complessiva era diversa dall’attuale, si era in fase di iscrizioni calanti soprattutto alle elementari, gli spazi da reperire o razionalizzare - compresi i nuovi interventi di competenza di altri soggetti (ad esempio la Provincia) - si potevano cercare e trovare.
L’ex Borsa, in quel quadro, doveva esser ristrutturato e utilizzato proprio dall’ISA, in fase di piena crescita, tant’è che una delle condizioni poste alla scuola per poter rientrare nel Piano Caregnato era proprio la limitazione di questa tendenza.
Il tutto va inquadrato, inoltre, nell’infinita vicenda della destinazione di Villa Reale, ancora lontana dall’esser individuata come nel progetto Carbonara o con la cessione attuale in uso a un Consorzio di privati.

Caduta l’amministrazione di cui Caregnato era parte, il Piano scuola è sparito e la ristrutturazione dell’ex Borsa non è mai avvenuta.
L’edificio, così come gli adiacenti prefabbricati fatiscenti assegnati “provvisoriamente” all’ISA, è andato velocemente degradandosi, sino a raggiungere stati di vera e propria pericolosità.
Non che non si sia provato a dar il via ad interventi, come testimoniato dalle rugginose impalcature che l’hanno circondato: ma quegli interventi, probabilmente tardivi, proceduralmente e tecnicamente inappropriati (visto l’esito avuto) hanno finito per aggiungere degrado a degrado e spreco di denaro pubblico a spreco.

I prefabbricati sono stati definitivamente rasi al suolo durante l’amministrazione Faglia, mentre sull’ex Borsa si è intervenuti SOLO con manutenzioni non strutturali e parziali (rifacimento di intonaci, puntellature, imbiancature), per recuperare fretolosamente qualche aula, senza risolvere precarietà e pericolosità, delle quali v’erano state già forti avvisaglie con crolli parziali, come quello del 1998, che vide precipitare al suolo ben 6 metri di grondaie/cornicioni e cinque allievi ferirsi nel fuggi fuggi.

 

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Il crollo del 1998 in un articolo del Corriere della Sera

 

Corsi e ricorsi storici: non è così che si amministra la scuola, bene pubblico.
Quindi, quando si parla oggi delle vicende dell’ex Borsa e della permanenza dell’IIS (ISA) in Villa, si può invocare di tutto ma non l’emergenza della situazione.

Infatti, siamo di fronte a un percorso ultradecennale (iniziato con la nascita stessa dell’istituto negli anni Sessanta) costellato di precarietà, trasferimenti di porzioni di scuola, insufficiente manutenzione, incompetenze progettuali e tecniche, incapacità di visione lungimirante e di programmazione, spreco di denaro pubblico effettuato nel nome di presunti risparmi.
Tant’è che tra le ipotesi oggi circolanti per far fronte alla situazione, ne ritornano alcune già praticate nell’ambito di questa perenne emergenza (il trasferimento a Cascina San Fedele, nel Parco…).

Gli unici risanamenti duraturi sono legati agli interventi, all’inizio del 2000, sull’ala dei laboratori e gli spazi ex Biblioteca dei ciechi, attuati nell’ambito della costituzione di un Tavolo di confronto sovraistituzionale per studiare il futuro dell' Isa.
Quale fine abbia fatto quel Tavolo, non si sa, come tante altre iniziative svanite o abortite prima ancora di nascere.
Si sa solo che, in un confronto pubblico avvenuto più di un anno fa in Aula Magna dell’ISA alla presenza di tutte le istituzioni competenti (Regione Lombardia, Province di Milano e di Monza e Brianza, Comune di Monza, Ufficio scolastico, rappresentanti di partiti e amministratori) si era garantito alla scuola che non la si sarebbe spostata da Villa reale se non quando si fosse resa disponibile una sede adeguata alle sue specificità formative.

 

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Le aule sovrastanti quelle utilizzate al Borsa in una foto del 2009


C’è qualcuno che si sta occupando seriamente di questo problema? Non ci risulta, se c’è la scuola non ne sa nulla, se non attraverso questa o quella improvvisata ipotesi pubblicata a stampa

Eppure oggi l’ISA, che dopo varie riforme ha cambiato nome diventando Istituto di istruzione superiore, vede contemporaneamente presenti ben tre tipi di scuole, due che stanno andando ad esaurimento ma ci saranno ancora per alcuni anni (Isa e Liceo artistico Leonardo), una nata di recente, il Liceo artistico dotato di sei indirizzi, l’unico in area comunale e uno dei pochi in area provinciale.

L’utenza che lo frequenta, e che vi farà sempre più riferimento - se si avrà la buona grazia di lasciarlo vivere e crescere - viene da Monza e dalle aree immediatamente circostanti della provincia. Dunque non più - come accadeva un tempo - da località dell’area metropolitana milanese (Sesto San Giovanni, Cinisello, Milano stessa) che ormai trovano risposta alle proprie attese in altri luoghi. Il che sta a significare che, anche in termini di programmazione territoriale e di gestione della quotidianità e del futuro, la questione investe oggi più che mai la Provincia di MB (per le deleghe attribuitele dalla Regione in materia scolastica) e i Comuni, in particolare quello monzese, in quanto da lì vengono gli studenti che man mano si iscrivono al nuovo liceo artistico.

 

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Le aule sovrastanti quelle utilizzate al Borsa in una foto del 2009

 

Questo quadro è certo, perciò non è comprensibile il sostanziale e protratto disinteresse che ha caratterizzato il rapporto tra Provincia, Comune e scuola, se non motivandolo con vicende che riguardano altro e solo per questo coinvolgono la scuola (ad esempio il futuro della Villa reale).

In questo quadro, e a prescindere da ogni valutazione di parte politica, sa davvero di beffa che ci siano rappresentanti dello stato (ministri!) e di partiti che promettono favole (i ministeri in Villa reale a Monza, quando, tuttalpiù, vi potrà approdare qualche sparuto ma costoso ufficio) mentre trascurano quel che dovrebbe essere il cuore della preoccupazione di ogni amministratore, nazionale o locale: la gestione/programmazione corretta e per tempo delle risorse e dei luoghi, come le scuole, destinati alla formazione dei cittadini di oggi e di domani.

L’ISA/IIS, nel corso della sua vita, sì è sempre dimostrato aperto al confronto: ma perché il confronto sia reale e utile, bisogna che non sia sporadico e che, soprattutto, gli interlocutori istituzionali non vi si sottraggano, “accorgendosi” dell’esistenza di problemi di soluzione complessa solo quando la situazione precipita.

Gli autori di Vorrei
Michelangelo Casiraghi