20110412-acqua-pubblica

Il comitato per la difesa dell'acqua pubblica denuncia il comportamento di Provincia e Brianzacque: «su 13 Province in Lombardia, solo Monza e Brianza e Mantova sono le uniche che stanno facendo una corsa forsennata e inaudita per eludere le proroghe»

Riceviamo e pubblichiamo

Il comitato provinciale per la difesa dell'acqua pubblica, suo malgrado, è costretto a intervenire per denunciare i comportamenti dell'ente Provincia di MB e il CDA di Brianzacque, i quali in tandem eludono le disposizioni ministeriali che dispongono di rimandare fino al 31/12/2011 qualsiasi operazione tendente a privatizzare il Ciclo Idrico Integrato.

Tale disposizione, avvenuta tramite decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sancisce ulteriore proroga sia per la privatizzazione, sia per l'abolizione degli AATO e quindi per tutti i processi di definizione dell'unico soggetto erogatore/gestore.

Il decreto in oggetto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 31-03-2011, non suscita alcun dubbio interpretativo, salvo poi fare la parte degli gnorri per portare a termine il disegno mercantile e affaristico in Brianza.

Infatti, sia l'ente Provincia, sia il CdA di Brianzacque, pensano di agire con fare imperturbabile e, se ci è permesso, con un pizzico di arroganza, a dispetto dei dispositivi Ministeriali e, più in generale, delle regole condivise.

La cosa che a noi fa sorgere dei sospetti forti di questo “dinamismo” tutto brianzolo è che su 13 Province in Lombardia, solo Monza e Brianza e Mantova sono le uniche che stanno facendo una corsa forsennata e inaudita per eludere le proroghe, beffarsi della democrazia, ed anticipare le date del 12-13 di giugno, quando gli Italiani si confronteranno con la sfida referendaria dei 2 Sì per l'Acqua Bene Comune ed 1 Sì per fermare la follia del nucleare.

Alcuni giorni addietro come comitato abbiamo spedito ai soggetti preposti una diffida a proseguire il percorso della privatizzazione, che anche la maggior parte della stampa locale ha fatto finta di non vedere preferendo scrivere di altro e genericamente di difesa del territorio, ma noi ci chiediamo come si potrà difendere le basi dell’attuale società civile se non si parte proprio dalla difesa dei Beni Comuni (Ciclo dell'Acqua, Ciclo dei Rifiuti, Territorio, Energia, Ambiente).

Il comitato referendario denuncia tali atteggiamenti e richiama l'ente Provincia a un atto di sobrietà e di lealtà nei confronti della nostra amata Brianza e di tutti i cittadini, affinché si faccia promotrice di un dibattito vero sui Beni Comuni.

Il comitato chiede inoltre al Presidente della Provincia e a tutto il Consiglio Provinciale di valutare attentamente i suggerimenti e i consigli provenienti dal CDA di Brianzacque, che potrebbe vivere un conflitto di interesse dovuto al fatto che la massima espressione del CDA di Brianzacque sia pagato con i soldi pubblici, ma operi per far entrare i privati e pur non volendo regalare a costoro una rendita sicura è a tutti gli effetti un imperdibile affare da oro blu.

Per tutte le dinamiche che emergono; costituite da tripli incarichi, locali e regionali, da parte nostra nutriamo il fondato sospetto che alcuni componenti del CDA, con l'ausilio di esperti Direttori Generali che vanno e vengono utilizzando la porta girevole, siano gli estensori della legge Regionale del 23-12-2010 che prevede la privatizzazione e dunque l'entrata del privato non solo nell'erogazione ma anche gestione del Ciclo idrico Integrato in Brianza; che innesca dinamiche di cannibalizzazione delle patrimoniali e del ruolo decisionale dei sindaci; che tende a minare i livelli occupazionali, avviare un processo di appalti senza controlli e dunque annullare la presenza del pubblico nella gestione e nel controllo dei Beni Comuni.

Noi del comitato Referendario diciamo basta alle mistificazioni e alle menzogne, poiché l'idea mercantile e mercificante dei beni comuni nel nostro paese ha prodotto guasti incalcolabili, ve lo dimostriamo con i dati alla mano:

Processo di privatizzazione dal 1992 a oggi cosa ha prodotto?

Dal 1992 ad oggi, i vari governi succedutosi hanno effettuato 207 privatizzazioni per un importo pari a 156 miliardi di euro, regalando ai vari Tronchetti Provera, un patrimonio il cui valore era stimabile almeno del doppio.

Tali operazioni, che dovevano far abbassare il nostro debito pubblico, si sono rivelate delle bufale, poiché alcune proiezioni effettuate dall’ISTAT, dalla Corte dei Conti, dal Ministero dell’Economia e Della Banca d’Italia, sostengono che, senza le privatizzazioni, il debito pubblico avrebbe toccato il 118% del Pil nel 2008, accorgendosi poi che, a saldi avvenuti ,del nostro patrimonio il debito pubblico nel 2009 ha toccato il 116% (tradotto in soldoni il 1992 il debito pubblico era 940 miliardi di euro – attualmente è 1480 miliardi di euro): complimenti agli strateghi delle privatizzazioni.

I costi delle bollette con le privatizzazioni:

dal 1995 al 2010, partendo da una base di 100 ci ritroviamo con questa situazione:

Acqua potabile da 100 a 175;

Gas Metano da 100 a 136;

Prezzi al Consumo da 100 a 130;

Pedaggi Autostrada da 100 a 140;

Servizi Telefonici da 100 a 85;

Energia elettrica da 100 a 102.

Assicurazioni da 100 a 275.

Costo delle bollette dell'acqua, comparazione tra gestione privata e gestione pubblica:

solo alcuni esempi il resto lo si può osservare e analizzare nel file in allegato 8° indagine Nazionale della Federconsumatori.

In tutte le città della Toscana e del Lazio dove il Ciclo dell'acqua è stato privatizzato (i cui soci sono Caltagirone, la Vivendi ex Veolia francese) il prezzo medio al mc. supera i € 2,00, a fronte di un prezzo medio di €. 1,00/mc. di Milano, Monza,Venezia, Sondrio, Lodi e Lecco.

Alla luce dei dati e dell'esperienza amara già vista e vissuta, noi ribadiamo che privatizzare i Beni Comuni è una follia, è antidemocratico, è un ritorno al passato; è antieconomico. altro che modernismo.

Pertanto ribadiamo l'invito rivolto all'ente Provincia di soprassedere e bloccare il processo di privatizzazione dell'Acqua, e di concentrarsi su un progetto alternativo e innovativo per gestire con il pubblico tutti i servizi di pubblica utilità in Brianza, ascoltando i cittadini e non le sirene che usano le aziende e le istituzioni per fini che sono in netta contrapposizione con gli interessi collettivi.

Monza, 12-04-2011 Il Comitato Provinciale di MB

per l'Acqua pubblica

 

AL SIG. PRESIDENTE DELLA 
PROVINCIA DI MONZA

p.c.    AI SINDACI DEI COMUNI DELLA
PROVINCIA DI MONZA

p.c.    AL SIG. PROCURATORE REGIONALE
PRESSO LA CORTE DEI CONTI DI MILANO

p.c     AL PRESIDENTE DI ALSI

p.c    AL PRESIDENTE DI BRIANZACQUE

Oggetto: Diffida in merito all’attuazione della Legge Regionale n. 26/2003 sui servizi idrici.

Con la presente i sottoscritti, membri del Comitato Referendario Monza “2 Sì per l’Acqua Bene Comune” e rappresentanti anche di associazioni,

Visto:
- che l’art. 48 della L.R. Lombardia n. 26/2003, così come modificato dalla L.R. 21/2010, prevede che “le funzioni già esercitate dalle Autorità di ambito, come previste dall'articolo 148 del d.lgs. 152/2006 e dalla normativa regionale, sono attribuite alle provincee ancora che 套le province … di seguito indicati quali enti responsabili degli ATO, costituiscono in ciascun ATO, nella forma di cui all’articolo 114, comma 1, del d.lgs. 267/2000 e senza aggravio di costi per l’ente locale, un’azienda speciale, di seguito denominata Ufficio di ambito;
- che l’art. 49 della sopra menzionata L.R. prevede che “Le province … organizzano il servizio idrico integrato a livello di ATO nel rispetto del piano d’ambito e deliberano la forma di gestione fra quelle previste dall’articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;

Considerato:
- che il Consiglio dei Ministri ha annunciato la volontà di impugnare per incostituzionalità la sopra menzionata L.R. n. 21/2010, poiché “presenta  profili di illegittimità costituzionalein quanto Le norme regionali  invadono … la competenza legislativa esclusiva  dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e della tutela della concorrenza e della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni di cui all’art. 117 , comma 2, lettera e), m) ed s) Cost.
- che è in corso di emanazione il D.P.C.M. con cui viene disposta la proroga della scadenza per la soppressione delle Autorità ATO al 31 dicembre 2011;
- che l’art. 23 bis d.l. 112/2008, convertito in legge 133/2008, come modificato dall’art. 14 del d.l. 135/2009 convertito in legge 166/2009, prevede la messa a gara della gestione dei servizi pubblici locali o, in alternativa, l’obbligo di cessione di quote azionarie delle società pubbliche di gestione, il tutto entro limiti temporali specificamente indicati;
- che l’art. 23 bis su citato è oggetto di un apposito quesito referendario volto alla sua totale abrogazione, quesito dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale;
- che la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile anche il quesito volto alla parziale abrogazione dell’art. 154 del dlsg 152/2006 che disciplina la tariffa del servizio idrico integrato; quesito volto all’abrogazione di quella parte dell’articolo che prevede che la tariffa deve “prevedere un’adeguata remunerazione del capitale investito
- che i Referendum volti all’abrogazione dei suddetti articoli si svolgeranno il 12 e 13 giugno 2011;
- che le scadenze cui fa riferimento il richiamato art. 23 bis sono per la maggior parte dei casi successive alla data di svolgimento della consultazione referendaria e che la scadenza più rilevante, relativa alla messa a gara del servizio, deve avvenire entro il 31 dicembre 2011, quindi oltre sei mesi dopo lo svolgimento della consultazione referendaria;

Considerato:
- che l’eventuale abrogazione referendaria delle richiamate discipline produrrà un totale superamento della disciplina relativa alla gestione dei servizi pubblici locali in generale e del servizio idrico integrato in particolare, come chiarito dalla stessa Corte costituzionale nelle sentenze n. 24 e 26 del 2011 che hanno dichiarato ammissibili i quesiti referendari;
- che l’imminente svolgimento della consultazione referendaria produce una oggettiva  condizione di incertezza giuridica in  merito alla disciplina dei servizi pubblici locali e del servizio idrico in particolare;

Rilevato:
- che la Provincia di Monza, da Lei rappresentata, sta compiendo atti volti a dare attuazione alla richiamata L.R. 26/2003 così come modificata dalla L.R. 21/2010, sia attraverso la costituzione dell’Ufficio d’ambito (art. 48), sia attraverso le modalità di affidamento della gestione che impongono la privatizzazione (art. 49);
- che l’attuazione dell’art. 48 della L.R. 26/2003, che prevede la soppressione dell’A.ATO e la costituzione dell’Ufficio d’ambito, esproprierà i Comuni dalle competenze in materia di servizio idrico integrato;
- che l’attuazione dell’art. 49 della L.R. 26/2003, che prevede l’applicazione del richiamato art. 23 bis, rischia di privare di contenuto la consultazione referendaria che chiede per l’appunto l’abrogazione delle disposizioni cui la Provincia di Monza sta dando attuazione, e di esporre l’Ente pubblico da Lei rappresentato a responsabilità di tipo giuridico, come di seguito specificato;

Considerato:
- che l’eventuale esito positivo degli imminenti quesiti referendari vanificherebbe tutti gli atti compiuti dalla Provincia di Monza, esponendola dunque a responsabilità giuridiche nei confronti delle imprese private che avessero fatto affidamento sull’applicazione dell’art. 23 bis, e obbligando di conseguenza tale Ente pubblico a indennizzare le spese sostenute da tali imprese;
- che, di conseguenza, il suddetto Ente pubblico, dando attuazione all’art. 23 bis in siffatta situazione di incertezza, peraltro ampiamente nota, si espone  anche a responsabilità contabili nei confronti della Corte dei Conti;
- che l’eventuale accoglimento del quesito referendario sull’art. 154 del d.lgs. 152/2006 provocherà inoltre l’immediata modifica della disciplina di calcolo della tariffa idrica che, come chiarito dalla Corte Costituzionale, sarà auto-applicativa, dunque la sua applicabilità non dipenderà da qualsiasi intervento legislativo;
- che l’accoglimento del richiamato quesito sull’art. 154 potrebbe anche rappresentare un idoneo «sopravenuto motivo di interesse pubblico» che potrebbe indurre l’ente pubblico a revocare, ai sensi dell’art. 21 quinques della legge 241 del 1990, gli atti della procedura anche nel caso in cui tale procedura sia riuscita a concludersi del tutto prima della entrata in vigore dell’esito abrogativo, esponendo anche in questo caso l’Ente pubblico a indennizzi e, eventualmente, anche a responsabilità di tipo erariale;

Tutto ciò premesso, rilevato e considerato,
nell’ottica di garantire che la gestione dei servizi pubblici locali e del servizio idrico in particolare nell’ATO di Monza avvenga nel pieno rispetto della legge e della volontà popolare chiamata ad esprimersi con gli imminenti Referendum e di evitare alla Provincia di Monza di incorrere in responsabilità anche di tipo erariale,

DIFFIDANO
il Presidente della Provincia di Monza a sospendere, senza più oltre indugiare, ogni atto di attuazione degli art. 48 e 49 della L.R. Lombardia n. 26/2003, così come modificata dalla L.R. n. 21/2010, fino al momento di svolgimento della consultazione referendaria sui due quesiti referendari richiamati.


Depositato e protocollato presso la Provincia di Monza

ACLI TRIUGGIO –ASS. AMICHE DI ABCD – AMICI DELLA NATURA – ANPI TRIUGGIO – GAS TRIUGGIO - ASS. IL MELOGRANO – COOPERATIVA CANONICA – LA BOTTEGA DEL TEATRO –  aderenti al “COMITATO REFERENDARIO TRIUGGIO”, COMITATO REFERENDUM DI DESIO, COMITATO REFERENDUM DI BESANA, COMITATO REFERENDUM DI BRUGHERIO, COMITATO REFERENDUM DI LIMBIATE, COMITATO REFERENDUM DI CARATE, COMITATO REFERENDUM DI MUGGIO', COMITATO REFERENDUM DI AGRATE BRIANZA, COMITATO REFERENDUM DI MONZA,COMITATO REFERENDUM DI VERANO, COMITATO REFERENDUM DI VIMERCATE, COMITATO REFERENDUM DI BERNAREGGIO, COMITATO REFERENDUM DI CAPONAGO, COMITATO PROVINCIALE DI MONZA E BRIANZA. LA FUNZIONE PUBBLICA DELLA CGIL DI MONZA E BRIANZA, LA FILCTEM DELLA CGIL DI MONZA E BRIANZA.

Monza 05/marzo/2011

Biagio Catena Cardillo
Referente provinciale 2 Sì per l'Acqua Bene Comune, 1 Sì per fermare il nucleare.