A Osnago il convegno nazionale della rete dei Distretti di Economia Solidale e dei Gruppi di Acquisto Solidali.


 

 

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opo la domanda analizzata il sabato, sul tema dell'organizzazione Des-Gas intorno a progetti stabili, di riflessioni sugli intrecci relazionali che hanno reso questi due livelli di reti maggiormente interdipendenti fra loro, nella mattinata domenicale viene affrontato il tema delle relazioni esterne. Il convegno torna quindi in seduta plenaria, nella forma assembleare classica, con in scaletta una serie di relazioni volte ad analizzare proposte e opinioni sulla rappresentanza, sul rapporto con la politica e quello con l'informazione. 

Purtroppo la domenica faccio sempre più fatica a svegliarmi in un'ora accettabile e quindi sono arrivato alla Sala De Andrè di Osanago alle dieci e trenta, giusto poco dopo l'intervista di Gianluca Carmosino, della rivista Carta, a Marco Deriu, docente di sociologia all'Università di Parma. Quando i documenti saranno pubblicati on-line, si spera entro un mese (tempi dell'associazionismo), provvederò a segnalare i link su questa rivista, in modo da completare e rendere più esauriente le informazioni.

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Vengono portate all'attenzione del folto e attento pubblico una grande quantità di problematiche, partendo dai temi dell'economia e della decrescita. Se Latouche parla di pedagogia delle catastrofi e di capitalismo destinato a implodere per la sua insostenibilità, il tema della decrescita elude il nodo politico della rappresentanza, non essendoci allo stato attuale, dopo l'esaurirsi delle utopie legate al movimento operaio, un soggetto forte in grado di incidere nella trasformazione sociale.

Di fatto questa concezione si affida alle filosofie in voga, sia a quelle di origine liberale (Fukuyama), a quelle del "tramonto di Europa" (Cacciari) o a quelle cosiddette del "potere costituente rivoluzionario" (Negri), che non pensano più lo Stato e le istituzioni come luogo della forza che tiene insieme le diversità e quindi come luogo della mediazione, ma come strutture autoritarie e oppressive avviate verso un progressivo dissolvimento, lasciando libero campo alla circolazione delle idee e degli individui.

Tale prospettiva sembra illusoria. Essa si inserisce in una concezione spontaneistica della politica e della storia, che coincide con l’ideologia dominante del liberismo, vedendo la politica come semplice regolatore delle turbolenze all’interno del sistema sociale, pensato come ormai approdato al capolinea della storia e quindi immodificabile. Una riflessione anti utilitaristica sulla politica avrà allora il compito di indagare i nessi fra costruzione di significati simbolici e sociali, grandi narrazioni metafisiche, istituzioni e società per riaffermare il primato della politica, intesa come luogo della forza che tiene insieme i diversi, che a loro volta si riconoscono in istituzioni condivise. L’urgenza allora non è quella della riforma morale e dell’agitazione propagandistica contro i consumi, né tanto meno l’indicazione all’astensione dal potere e dalla politica, intesi come luogo della riproduzione degli odierni stili di vita.

Mentre le democrazie moderne ritengono di discendere dalla natura delle cose e dalla naturalità del mercato perdono l’idea della politica come momento istituente, come decisione fondamentale sulla pace e sulla guerra, sulle alleanze, sui fondamenti dello stare assieme e sul giusto prezzo dei beni e delle prestazioni. Di fatto la forma partito obsoleta, che determina le regole dell'attuale stare assieme, non è in grado di mutuare rappresentanza e anzi si perde nelle trame degenerative delle sotto organizzazioni in correnti o in gruppi di interessi. Dopo quindici anni di berlusconismo e di degenerazioni di ogni sorta, c'è una forte esigenza di dar vita a una coalizione di cultura e di governo che, indipendentemente dal loro denominarsi, aggreghi democratici, liberali, riformisti, antagonisti, comunisti, raccolga insomma la molteplicità dei diversi in una “Costellazione democratica”.

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Si susseguono diversi interventi che più o meno vanno a riprendere i nodi, riproponendo ad esempio il tema del conflitto di origine marxista, dove si ritiene necessario aiutare a farlo emergere come strumento in grado di riportare prepotentemente i temi del confronto e piuttosto allontanarsi dal rapporto con le istituzioni, in quanto esse sono immodificabili e quindi alla lunga sono destinate semmai a modificare chi vi entra. Ci sono quindi diversi modi di vedere, il dibattito è destinato a proseguire e ad approfondire ancora questi temi. 

Pietro Raitano, giornalista di Altraeconomia , modera una esposizione a più voci tra le reti di economia solidale italiana, la rete europea e quella brasiliana. Eric Lavillunière, Ripess Europa, traccia la storia del lento percorso costitutivo delle reti sovranazionali, mostrando i diversi passaggi e le fasi della evoluzione, arrivata al costituirsi della rete Ripess, che mette in relazione le reti esistenti, in Europa prevalentemente nei paesi latini come Spagna, Francia e Italia. Conclude il confronto Davide Biolghini della rete Res

La galleria fotografica di Daniele Cavallotti fotografo.

Gas e Des, economia solidale in movimento in Brianza - 1° parte

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

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