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"Il problema sicurezza non si risolve con gli slogan e cercando di istillare nella pubblica opinione dosi di odio e allarme inutili. Noi siamo sinceramente stanchi degli slogan elettorali usa e getta, servono progetti seri"

 

I

ndividui le cinque criticità, a suo giudizio, più urgenti  in Lombardia.
Lavoro, sostegno alla famiglia, pendolari, integrazione e immigrazione, ambiente.

La questione lavoro. Quale ricetta  può mettere in campo la Regione per uscire dalla crisi?
Per noi il lavoro - sia esso dipendente, autonomo, imprenditoriale o intellettuale - è il tratto essenziale che connota ogni uomo. Per questo è al primo punto nel nostro programma. Noi crediamo che la Lombardia abbia la forza e le capacità di essere esempio per la Nazione. E’ possibile una nuova stagione di sviluppo sostenibile, di innovazione di prodotto, di tecnologie avanzate e di arricchimento del capitale sociale, nell’esercizio di una reale territorialità politica. Occorre cercare innanzitutto di promuovere e di ridare un lavoro gratificante a chi l’ha perso, di offrire un’opportunità al giovane in cerca della prima occupazione come pre-condizione per costruire una società più giusta e un’assicurazione per il suo futuro. La sfida del nuovo sviluppo  sta quindi nel creare anche a livello regionale le condizione affinché ogni persona  abbia la possibilità di agire  secondo quanto essa ritenga un progresso per la propria libertà e le proprie possibilità. La complessità e la gravità dell’attuale situazione economica, se non governati, possono alimentare sconforto, tensioni sociali ma soprattutto la perdita di un elemento centrale del capitale sociale: la fiducia. Tocca alla politica aprire responsabilmente la strada alla speranza e puntare su un impegno adeguato per trasformare il periodo di "crisi" in una rinnovata progettualità e convivenza sociale. Io propongo un tavolo permanente di concertazione al quale siede Regione Lombardia, gli enti locali e i corpi intermedi per governare in modo strutturale la crisi, senza distribuire sporadici aiuti.

I tassi di inquinamento sono i  più alti in Italia. Quale politica seguirà per migliorare la qualità dell’aria? Cosa ne pensa della proposta di penalizzare le produzioni non riciclabili e/ o  particolarmente inquinanti? Qual è la sua proposta per limitare il consumo di suolo, considerato che la legge 12/2005 è cambiata sette volte negli ultimi cinque anni?
Il consumo del territorio si limita solo cercando di mettere in piedi un sostanzioso programma di recupero delle numerose zone industriali abbandonate, ma anche degli edifici privati. Per questo la regione può fare molto. Per quanto riguarda la qualità dell’aria, secondo noi troppa attenzione è stata data al traffico veicolare,servono invece  maggiori incentivi per sostenere la conversione al riscaldamento a metano degli impianti termici degli edifici civili e quelli riguardanti le emissioni industriali. Noi proponiamo in tal senso una promozione del risparmio energetico con:

Incentivi alla sostituzione di apparecchiature industriali e commerciali energivore con nuove tecnologie

Incentivi al terziario per la sostituzione impianti di produzione di calore e freddo e illuminazione con le migliori tecnologie esistenti sul mercato

Diffusione del teleriscaldamento

Sostegno al solare termico

Sostegno al geotermico a bassa temperatura ( pompe di calore )

Promozione e sostegno economico alla produzione di energia da biomasse della filiera agricola

Sostegno e incentivi alla produzione di calore con impianti di teleriscaldamento a biomassa

Noi crediamo che i lombardi si meritino un ambiente sano, con sistemi di prevenzione all’avanguardia e un piano di contrasto all’inquinamento pensato come un progetto lungo e duraturo. Non un proclama elettorale o un’azione estemporanea come i saltuari blocchi del traffico. Un vero sviluppo sostenibile poggia, infatti, su alcuni pilastri fondamentali: le politiche per l’ambiente, la valorizzazione del territorio, lo sviluppo di infrastrutture adeguate, la fornitura ai cittadini di servizi di qualità a costi ragionevoli. Occorre quindi indirizzare gli investimenti pubblici e privati verso una maggiore qualità dei nuovi fabbricati e, insieme, il recupero e riuso del costruito, arginando la trasformazione delle città storiche lombarde in periferie della megalopoli milanese.

 

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Sarebbe favorevole a una centrale nucleare  per la produzione di energia elettrica in Lombardia?
Le centrali nucleari non devono essere un argomento elettorale per combattere inutili guerre ideologiche. Prima ancora delle localizzazioni delle centrali, i veri temi sono l’elevato costo della bolletta energetica in Italia e la nostra dipendenza da altri stati in tema di energia. Servono inoltre maggiori certezze sulla sicurezza del nucleare, anche se noi siamo tendenzialmente favorevoli, come propendiamo anche allo sviluppo e all’utilizzo delle energie rinnovabili. Le dico inoltre che non possiamo prescindere dal fatto che viviamo accanto a Paesi nuclearizzati e che questo è un tema europeo, non solo italiano.

 Esiste un problema sicurezza in Lombardia?  Se si, in che modo pensa di affrontarlo.
Sì esiste, ma non si risolve con gli slogan e cercando di istillare nella pubblica opinione dosi di odio e allarme inutili. Noi siamo sinceramente stanchi degli slogan elettorali usa e getta, servono progetti seri. Per mesi ci hanno riempito la testa con le ronde, militari e telecamere. La ricetta è semplice:  servono uomini e maggiori risorse per le forze dell’ordine perché abbiamo il dovere di evitare il rischio che a Milano e in Lombardia si formino situazioni da banlieue francese.

Quanto esiste, se esiste, il problema-mafia in Lombardia?
Certo che esiste. I dati sulla corruzione parlano chiaro e danno una dimensione preoccupante di questo problema.

Verso una nuova identità. In una società di segno sempre più multiculturale, come assorbire il cambiamento? A  che tipo di integrazione pensa? E’ favorevole al diritto di voto per gli stranieri nelle amministrative?
Ritengo che l’immigrazione sia diventata un fenomeno strutturale e per questo vada affrontato con nuovi strumenti. In questo orizzonte, che esclude ogni approccio xenofobo e razzista, è opportuna l’istituzione nel nuovo governo della Lombardia dell’Assessorato alla Cittadinanza e Immigrazione. Un nuovo e moderno strumento di governance finora assente che si occupi, d’intesa con il Governo, esclusivamente e con più serietà del fenomeno migratorio nella nostra regione. È infatti necessario trovare soluzioni concrete che coniughino il rispetto delle regole con l’integrazione per evitare forme di ghettizzazione o l’insediamento di quartieri potenzialmente esplosivi, già fortemente presenti nelle aree metropolitane e in quelle a maggior densità di immigrati. Le dico chiaramente che la proposta dell’Unione di Centro, tra multiculturalismo e assimilazione, è quella dell’interculturalità che si basa sul rispetto di quattro impegni: il rispetto delle leggi, il rispetto dell’identità nazionale e della Costituzione, la conoscenza della lingua italiana e l’incontro rispettoso delle culture e delle persone. Per questo sono anche favorevole al voto per gli stranieri alla amministrative.

 

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Cosa pensa del federalismo fiscale? Cosa intende fare su questa strada.
Il pallino è in mano al Governo. Regione Lombardia aveva iniziato un cammino interessante e condivisibile, ma Il federalismo fiscale uscito dal Parlamento è purtroppo una scatola vuota. L’involucro dei principi è giusto, ma mancano i numeri, i costi e il “chi fa cosa” e i decreti attuativi. Diventa difficile pertanto declinare un progetto monco a livello regionale. Credo che sia invece urgente in Lombardia una politica di defiscalizzazione sulle famiglie, l’imprenditoria femminile e sulle imprese giovani che investono sull’innovazione.

È favorevole a una riduzione del numero dei consiglieri regionali?
Credo che, a differenza dei Parlamentari, il numero dei Consiglieri regionali sia adeguato alle dimensioni e all’importanza della nostra regione. Io penso invece di rivedere lo stipendio degli eletti. Con un taglio del 10% all’indennità dei soli Consiglieri regionali e dei presidenti delle società a partecipazione regionale si risparmierebbero più di 2 milioni di euro l’anno. Questa la nostra proposta: un impegno che possa innescare un circolo virtuoso e responsabile, che rappresenti un gesto significativo in questo momento di crisi.

Il suo mandato scadrà nel 2015, l’anno dell’Expo. Quali sono le sue aspettative? Cosa significa per la regione?  E  in che modo pensa di condurvela?
Con il suo bellissimo slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita” Expo 2015 potrebbe essere un sogno da vivere ad occhi aperti “contro i peccati della globalizzazione” (Carlo Maria Martini).
Molte le opportunità: Food village, teleformazione e tele lavoro per sostenere i Paesi in via di sviluppo e il microcredito contro le povertà, un grande slancio per le energie alternative ed il governo del global warming, l’importante occasione per sviluppare metropolitane ed infrastrutture che resteranno sul suolo milanese e lombardo.
L’Unione di Centro lavora perché l’Expo non sia la piazza del conflitto di interessi delle società pubbliche lottizzate dai partiti, delle deroghe agli appalti o l’Expo per pochi che si preoccupa degli affari immobiliari e genera ritardi.
Vogliamo un Expo meno centrato su Milano, che sappia coinvolgere tutte le province lombarde e che sia occasione come volano per la loro economia.

 

Chi è Pezzotta

Operaio tessile dal 1959 al 1974, si iscrive alla CISL nel 1964 e dieci anni dopo ne diviene operatore sindacale con l'incarico a seguire la cooperazione, avvia la costituzione di cooperative di produzione-lavoro nell'ambito del settore tessile e abbigliamento.
Da cattolico impegnato nel mondo del lavoro e del sindacato, nel 1972 aderisce all'esperienza politica di un gruppo di cattolici progressisti di sinistra che, rompendo il collateralismo con la DC, dà vita al Movimento Politico dei Lavoratori. Per questo movimento partecipa alle elezioni politiche del 1972 candidandosi alla Camera nel collegio di Brescia-Bergamo. Raccoglie 117 preferenze (di cui la metà circa a Scanzorosciate, suo comune di nascita e residenza). Con lo scioglimento del piccolo partito si dedica all'attività sindacale.
Dopo vari incarichi sindacali, circoscritti alla città di Bergamo, nel 1993 diventa segretario regionale della CISL in Lombardia, incarico che lascia nel dicembre del 1998.
Nel 1999 entra nella segretaria nazionale della CISL, di cui divenne segretario nazionale un anno dopo. Si dimette dall'incarico nel 2006, poco prima delle consultazioni politiche del 9 e 10 aprile, per "rimarcare l'autonomia del sindacato di fronte alle elezioni", come affermato in una nota.
Ha aderito in qualità di testimonial alla Campagna Giù le mani dai bambini contro la somministrazione disinvolta di psicofarmaci ai minori.
È stato promotore e portavoce della manifestazione "Family Day".
Il 9 ottobre 2007 ha lanciato l'Associazione Officina 2007 in movimento per una buona politica.
L'8 febbraio 2008 ha aderito al movimento politico della Rosa per l'Italia, di cui è divenuto presidente.
Il giorno 5 febbraio 2010 l'Unione di Centro lo ha candidato a Presidente della Regione Lombardia.

Da Wikipedia

Gli autori di Vorrei
Antonio Piemontese
Antonio Piemontese