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Dietro la propaganda, i fatti di questi giorni svelano il fallimento delle politiche del partito di Bossi, da 17 anni al governo di Milano

 

La Lega Nord è al governo a Milano almeno dal giugno 1993, quando il leghista Marco Formentini venne eletto alla carica di sindaco. Sono passati quasi diciassette anni. La Lega da allora è in maggioranza al Comune di Milano, dove attualmente il leghista Matteo Salvini presiede la Commissione Sicurezza.

I fatti di ieri, con gli scontri tra bande di immigrati, segnalano il fallimento della ricetta leghista sull’immigrazione. Una ricetta fatta più di propaganda che di competenza.
In questi casi di solito la destra punta il dito contro il suo capro espiatorio preferito: la sinistra e il suo “buonismo”. Stavolta dovrà farne a meno. Milano è tra i pochi posti in Italia dove non si trovi traccia di una sinistra che abbia avuto tempo e voglia di governare negli ultimi quindici anni. Anche le leggi nazionali sull’immigrazione portano il nome del fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi.
Con la Lega Milano è stata docile e generosa come una una pagina bianca. Se la politica è l’arte del possibile, molte sono le possibilità che gli elettori hanno concesso alla Lega. E ciò che abbiamo sotto gli occhi è tutto ciò che gli amministratori di Milano, Lega in primis, sono riusciti a fare. Non ci sono maschere, paraventi, alibi, scuse, foglie di fico. Niente. La destra è sola di fronte al suo fallimento.
Con le spalle al muro, la coalizione di governo farà tesoro della sua macchina di propaganda, la stessa che finora ha seminato odio, riempito gli autobus di razzismo e le redazioni di pregiudizio. Per chi continua a cascarci non ci sono più scuse. Stavolta i fatti sono più eloquenti di qualsiasi propaganda.

 

Da Atlantix