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Gemma è una ragazzina, da alcuni anni si è trasferita in Brianza per scappare da un padre alcolizzato e violento. Sua madre è una delle tante badanti ucraine arrivate in Italia a prendersi cura dei nostri anziani. Il suo vero nome è un altro, la sua vita è davvero questa qui.

 



Da dove vieni?
Dall’Ucraina. Da una città che si trova sul confine con la Romania, Chernovzi. (Černovcy)

Quanti anni hai?
14

Da quanti anni sei in Italia?
Da 5.

Com’è composta la tua famiglia?
Siamo io, mia sorella e mia madre divorziata.

Quali sono i motivi che vi hanno spinte a venire in Italia. Com’è andata?
Mia madre è stata per tre anni in Italia, lavorando come badante. Poi è tornata in Ucraina e quella stessa sera in cui è arrivata ha preso me e mia sorella e siamo andate in un paese vicino, a casa di nostri parenti. C’erano gravi problemi con mio padre, era un alcolizzato e ci picchiava. Siamo scappate perché la situazione stava degenerando. Dopo due settimane abbiamo fatto i documenti e siamo venute in Italia. Abbiamo vissuto per un anno a Milano e poi ci siamo trasferite a Casatenovo
appena abbiamo trovato una casa.

Com’è stato il distacco dal paese in cui vivevi?
Ero felice perché me ne andavo da una vita difficile.

E una volta arrivata?
Ho cominciato a frequentare le elementari. Mi sono sentita accolta molto bene. Capivano le mie difficoltà con l’italiano e mi hanno aiutata molto. I miei compagni erano molto amichevoli. Ora che ho finito le medie invece, ho notato che i ragazzi tendono a chiudersi in gruppi e ad escludere persone nuove. Penso che a quest’età sia molto difficile fare amicizia. Ho conosciuto una ragazza moldava. Con i ragazzi italiani è più difficile socializzare, sempre per il discorso di prima.

Come mai avete scelto proprio l’Italia, in particolare la Brianza?
Mia madre aveva già lavorato qui e conosceva bene la zona. E poi, dal mio paese, quasi tutti partivano per l’Italia. In particolare, ci siamo spostate da Milano a Casatenovo perché è qui che mia madre ha trovato lavoro come badante.

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Foto di Eugenio Viceconte
(Tutte le foto di questo dossier, salvo dove indicato diversamente, non raffigurano gli intervistati)

 

Che idea avevate dell’Italia prima di partire e che idea ti sei fatta ora?
Si pensava che l’Italia fosse un paese bellissimo, pieno di ricchi, tanto che si diceva che alcuni italiani, quando indossano un paio di scarpe nuove e le sporcano le buttano subito via.
Quello che vedo ora è molto diverso, non so, forse è la zona. Magari in Brianza la gente è molto avara è tiene tutto per sé.

Ti sei sentita in qualche modo discriminata perché ucraina?
No.

Per quanto riguarda gli eventi organizzati dal Comune di Casatenovo cosa ne pensi?
Non sono molto aggiornata.

Parlami del viaggio. Com’è stato? Quanto è durato?
È durato due giorni e mezzo. È stato in pullman. Abbiamo fatto poche soste, durante il viaggio abbiamo quasi sempre dormito. Quando sono arrivata avevo delle gambe gonfie così…(me le indica sorridendo)

Com’è lo stato dell’informazione in Ucraina?
Non si ha il diritto di dire o scrivere ciò che si vuole. È molto controllata, insomma.

Qui ti sembra più libera?
Sì. Anche se mi sto accorgendo che pure qui è un po’ falsa. Il giornalismo è tutto così.

Quali erano i problemi in Ucraina, dal punto di vista politico, sociale?
Diciamo che tra la popolazione c’è molta povertà e arretratezza. Sia dal punto di vista culturale che economico. L’Ucraina di oggi sta come l’Italia cinquant’anni fa. È evidente. Ci sono persone che vivono ancora come contadini e non sanno come pagare il gas o le bollette. Se mettere la luce oppure no, perché non hanno altro lavoro oltre a quello contadino. Anche la zona in cui vivevo io, nella periferia di Chernovzi, era rurale. Solo nel centro c’erano alcune fabbriche.

Cosa vorresti fare in futuro?
Non ho tante ambizioni, mi baso più su quello di cui ha bisogno la gente adesso. Per questo mi sono iscritta al primo anno di ragioneria. Se avessi potuto scegliere avrei fatto la designer d’interni o la fotografa.

Cosa significa, per te, “integrazione”?
Difficile questa…(ride). Non so com’è negli altri paesi. Come esperienza personale posso parlare solo di questo. Mi sembra abbastanza difficile l’integrazione, anche perché la gente è molto schiva e dice :“Tu non sei italiano, sei immigrato e ti rimandiamo subito indietro!”, senza nemmeno sapere perché sei qua. Forse tra questi c’è anche chi, come me, sta scappando da qualcosa e invece loro lo vogliono rimandare indietro alla vita di prima.

Leggi qualche giornale italiano?
Sì, riviste e quotidiani come il Corriere della Sera o il Sole 24 Ore. Anche La Repubblica, ogni tanto.  Penso che ci siano poche informazioni. I fatti vengono detti però, in quegli articoli, non ci sono le risposte a tutte le domande. Forse alcune vengono solo inventate, tanto per scriverci qualcosa.

Per quanto riguarda il rinnovo dei documenti? Ci sono problemi?
No, diciamo che il sistema dura molto. Abbiamo la carta di soggiorno. D’altra parte anche queste persone (i burocrati n.d.a) non hanno torto perché vogliono assicurarsi che la persona che viene in questo paese abbia un lavoro, una dimora e tutto quanto.