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Guardiamo da vicino programmi e dichiarazioni
dei due principali candidati sui temi più cari a questa rivista


In questo anno di vita, La rivista che vorrei ha affrontato con i suoi dossier mensili molti argomenti, cercando sempre di dare una lettura inedita del panorama territoriale e non solo. Abbiamo parlato di scuola, di crisi, di informazione, di sicurezza e altro ancora ma il nostro percorso cominciò, nel maggio 2008, con un numero in cui provammo ad immaginare il futuro di Monza e della Brianza, cioè di quel territorio che oggi va al voto per eleggere il suo primo Presidente provinciale. Il futuro insomma è alle porte e questo voto potrebbe decidere poco o molto, lo vedremo molto presto. Dipenderà da chi vincerà. Perchè nonostante i toni molto, troppo pacati della campagna, le differenze ci sono e non da poco. Chi ci legge con una certa fedeltà, sa quali sono gli ambiti che ci stanno a cuore più di altri: l'ambiente e la cultura, che tradotto sarebbe dove viviamo e come viviamo. Ebbene, volendo molto sinteticamente guardare alle ipotesi messe sul tavolo dai due principali candidati alla poltrona di presidente, cosa troviamo?

Ambiente e territorio. I dati dicono cose molto precise: uno studio curato da Sviluppo Brianza (“La Brianza delle qualità” del 2007) recita testualmente «I comuni della Brianza costituiscono una delle zone maggiormente urbanizzate della provincia di Milano, con percentuali di urbanizzazione del territorio comunale che vanno dal 28,6% all’89,3% (...) A causa dell’elevato livello di urbanizzazione, la percentuale di aree verdi nel territorio brianzolo è abbastanza modesta, con valori minimi dello 0,7% e massimi del 24%. (…) La Brianza è, inoltre, una delle aree più popolate in Italia con una densità demografica media di 5000 abitanti/km2, valore molto superiore rispetto a quello nazionale (190 abitanti/km2); (…) La percentuale di superficie agraria e forestale nel territorio dei comuni è in continua decrescita, segno dell’avanzare della superficie urbanizzata a scapito di quella ad uso agricolo».

Vediamo le posizioni dei candidati. Durante il dibattito organizzato da Il Cittadino, Allevi – Centrodestra - ha affermato «Non ritengo che la Brianza sia stata urbanizzata in modo scriteriato. La salvaguardia delle aree libere va fatta pensando però allo sviluppo che potrebbe essere rimesso in moto dall'edilizia». Nell'intervista rilasciata al nostro Alfio Sironi ha invece confermato quello che troviamo nel programma disponibile sul suo sito: «(...) si dovrebbe operare per riproporre, con opportune incentivazioni, la ripresa dell’attività agricola e laddove ciò non fosse possibile, della decisa scelta della riforestazione. L’uso del territorio per funzioni agricole e il potenziamento della risorsa boschiva hanno infatti un interessante valore di prospettiva economica e di sviluppo sostenibile. In questa logica, proprio al fine di salvaguardare la conservazione del territorio evitando contraddizioni ed anomalie territoriali, la nuova Provincia attuerà una coerente politica di salvaguardia delle fasce laterali alla rete stradale (...). Insomma, Allevi sembra combattutto fra una certa volontà di difesa dell'ambiente (diciamolo, sarebbe un inedito per l'area politica cui fa riferimento) e quella di tenersi buoni i costruttori che se potessero costruirebbero pure nei giardini della Villa Reale. A quale versione del candidato dare più credito?

E Gigi Ponti? Pare che sia sua intenzione sottoscrivere la proposta delle associazioni ambientaliste per lo stop al consumo di suolo e comunque ha già più volte dichiarato «basta al consumo di territorio, difenderemo il verde, i boschi e le colline da aggressioni che sciupano un patrimonio che molti ci invidiano. Uno dei poteri chiave della Provincia, infatti, è proprio la regia sovracomunale nella gestione di aree verdi, agricole ed edificabili». In questo caso la posizione è chiara ed è in difesa del territorio.

La cultura. Abbiamo ascoltato e letto con attenzione Allevi. Nel programma e nelle dichiarazioni si parla di Cultura come “fonte di sviluppo”, di rete dei musei, di nuove sedi universitarie e di Villa Reale. Spunti interessanti fra formule buone per tutte le stagioni: «Promuovere manifestazioni di richiamo internazionale nei segmenti: mostre, musica, teatro, cinema, festival, fiere, avendo cura che non siano occasionali, ma che abbiano un percorso costante nel tempo». Ma l'idea portante qual è? Non staremo ricadendo nella logica degli eventi, delle manifestazioni, del turismo consumista più che ad un processo di crescita culturale collettiva e popolare, non sarà più shopping (seppur culturale) e intrattenimento che sapere?

Un'idea precisa l'abbiamo trovata nella bozza di Distretto Culturale Evoluto promosso da Progetto Monza e Brianza di cui Ponti è promotore perchè assessore uscente alla realizzazione della nuova Provincia. Un progetto che ha già superato una prima selezione della Fondazione Cariplo e che a settembre affronterà quella definitiva. Torneremo sicuramente a parlarne su queste pagine perchè, elezioni o meno, è la prima idea di sviluppo attorno all'industria culturale di cui si sente parlare in Brianza. Non può certo essere da sola a identificare le politiche culturali della Provincia, ma è sicuramente un'interessante piattaforma di discussione. Sinteticamente proviamo ad illustrarne le caratteristiche. La guida è di Pier Luigi Sacco e della sua goodwill, la logica è rivoluzionaria perchè prende in considerazione la cultura e il patrimonio culturale non solo dal punto di vista conservativo ma soprattutto di sviluppo in quanto capace di generare ricchezza come e più di qualsiasi altro comparto produttivo: «Il Rapporto Jan Figel, elaborato nel 2006 dalla Commissione Europea, analizza la dimensione dei mercati culturali e creativi in Europa. Ne emerge che la cultura svolge un ruolo determinante per la crescita, la competitività, lo sviluppo sostenibile, l’innovazione, l’occupazione, la coesione sociale e la diffusione di valori condivisi. Il rapporto europeo si spinge oltre, rilevando risultati economici superiori a quelli, ad esempio, dei mercati automobilistici e dell’ICT». Cioè non si tratta solo dell'idea romantica della poesia intimista o dell'artista maledetto, i dati dicono che il comparto culturale (creatività, cinema, arti, musei...) rappresenta percentuali di PIL superiori a quelle dell'industria automobilistica e delle telecomunicazioni. Altro che tempo libero e intrattenimento. Come? Secondo Sacco operando, promuovendo e sviluppando un lavoro di tessitura in 4 settori culturali e creativi in particolare: arti performative, design, high-tech, paesaggio. Fondendo così le caratteristiche territoriali e produttive della Brianza. È questa l'idea: la cultura non come mondo a sé, ma protagonista della crescita stessa del territorio.

Insomma, questa campagna elettorale sarà anche blanda e soporifera, ma a spulciare fra i progetti e le prospettive e mettendo da parte appeal e fotogenie forse le idee possono essere più chiare di quel che sembra.

Alla fin fine, stiamo eleggendo amministratori o presentatori televisivi?

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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