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Endy Iseppi e sua moglie Antonietta, sagrestani del santuario brianzolo della Madonna di Rogoredo ad Alzate Brianza, si ritirano dopo 40 anni di lavoro. Chi prenderà il loro posto? Non si sa, anche perché di giovani sagrestani brianzoli all'orizzonte non ce ne sono proprio. La notizia pubblicata nei giorni scorsi dal Giornale di Erba mi ha fatto tornare alla mente uno dei miei servizi fotografici realizzati nel 1975 per il settimanale ABC. Nel mio archivio i rullini sono registrati con i numeri dal 570 al 572 e la nota: “Convegno dei sagrestani della Lombardia a Sotto il Monte (Bg)”.

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Le foto che pubblico sono relative a due momenti del convegno: la discussione e la processione a conclusione della giornata.
Ricordo che alla base del dibattito c’era già allora la definizione del rapporto di lavoro tra parroci e sacristi. Per evitare una deriva sindacalista i rappresentanti della Curia milanese cercarono di tracciare un profilo alto della figura del sacrista, alludendo alla possibile istituzione di un ordine minore, ipotesi che venne però accolta con scetticismo e poco interesse da parte dei sacristi i quali avevano in mente cose più concrete come stipendio, tredicesima, ferie pagate, TFR, ecc.

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Il pezzo su ABC, giornale ferocemente anticlericale, allora diretto da Claudio Sabelli Fioretti, uscì con il non lieve titolo: “Sagrestani: poco oro, tanto incenso e niente birra”. Ma che futuro ha oggi la figura del sacrista? Incerto stando al giudizio dell’Unione Diocesana dei Parroci milanesi, datori di lavoro dei sacristi. Giovani italiani non se ne trovano nonostante il regolare contratto nazionale di lavoro che regola questa professione, con stipendio e trattamenti previdenziali in linea con quelli dell’operaio dell’industria.
I parroci sono costretti a ricorrere agli extracomunitari e oggi nelle chiese dei lumbard (come nelle loro case e nelle loro fabbriche) lavorano sacristi filippini, cingalesi, e quando non si trovano anche magrebini di religione islamica. Insomma in Lombardia neanche i leghisti vogliono fare i sacristi.

Dal blog di Carlo Arcari

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