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È successo. La FOA Boccaccio, primo centro sociale nella storia di Monza, è stata sgomberata. La risposta dei ragazzi non si è fatta attendere: sabato 12 luglio hanno occupato in maniera simbolica, per due giorni, l'ex casa delle aste di via Donizetti. A cinque anni esatti dal tentativo di occupazione dell'ex Macello di via Buonarroti, il collettivo monzese ha tentato di «ridare vita – come scrive nella lettera alla cittadinanza – ad uno dei tanti spazi dismessi di Monza». Ma lo scopo dell'azione è stato anche e soprattutto quello di presentare il dossier "Occupiamo Monza", che analizza le principali aree fatiscenti e inutilizzate del Comune e illustra il contributo che il centro sociale ha dato alla città.

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Nella foto a sinistra la nascita del FOA Boccaccio, nel 2003. A destra una delle serate con musica live.

Era il novembre del 2003, quando un gruppo di giovani - monzesi e brianzoli - decise di occupare l'area dismessa della ex tintoria De Simoni, per farne un luogo di aggregazione culturale. Il centro sociale ha portato avanti le proprie esperienze politiche e artistiche per più di quattro anni. Il contributo del Boccaccio alla città si misura con gli oltre duecento concerti ospitati, offrendo possibilità di esprimersi a molte band emergenti, ma anche con gli eventi teatrali ospitati nel Teatro alla Scala Pericolante. Soprattutto si misura con gli interventi che hanno permesso ad uno stabile in rovina di essere nuovamente offerto alla comunità per svariate attività ed esperienze culturali. Interventi che i ragazzi hanno svolto esclusivamente con l'autofinanziamento.

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A sinistra l'ingresso nel 2003, a destra oggi, dopo lo sgombero.

Quali sono le ragioni reali alla base dello sgombero operato dalla Giunta? Secondo Luca Viscardi, che si è occupato della presentazione del dossier, ci sono essenzialmente due ordini di motivi: «Il primo riguarda senz'altro la volontà politica strumentale dell'amministrazione comunale di destra, che ha usato lo sgombero come argomento di campagna elettorale – spiega – mentre il secondo riguarda gli interessi economici del proprietario dell'area, che intende speculare per costruire una zona residenziale». Una pratica spalleggiata dalla Giunta comunale, dimostratasi non solo incapace di promuovere progetti per i giovani, ma addirittura indifferente. Secondo i ragazzi, anzi, sarebbe più interessata a «incentivare il business dei palazzinari di turno e degli speculatori», come scritto nella lettera alla cittadinanza. «Abbiamo cercato un dialogo con l'assessore Martina Sassoli – dice Viscardi – ma alla nostra richiesta di uno spazio per continuare l'esperienza del Boccaccio ci è stato risposto che a Monza non esistono spazi adatti. Si tratta di una falsità, come dimostriamo nel nostro dossier».

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In queste foto gli interni del centro sociale come appare oggi, dopo lo sgombero

Per i ragazzi il problema ora è quello di trovare un luogo in cui proseguire le attività portate avanti in questi quattro anni: «La nostra esperienza non può chiudersi per colpa degli interessi di pochi privati – conclude Viscardi – nessuno potrà interrompere il nostro lavoro». Ma dove si sposterà adesso l'azione del Boccaccio? A rispondere è Paolo Pioltelli, uno dei fondatori del Collettivo Monzese: «Tireremo le somme di questa due giorni qui alla ex casa delle aste – spiega – poi decideremo come muoverci. C'è molta differenza tra occupare uno spazio pubblico ed uno privato. Non abbiamo alcuna fiducia verso questa amministrazione, visti i fatti». Quindi si pensa anche ad uno spazio fuori da Monza? «Preferiremmo restare nella città che, per quanto "ostile", costituisce il nostro contesto politico di riferimento – ammette – ma i confini territoriali in fondo non sono insormontabili, perchè la priorità è il progetto. Se a Monza non dovessimo riuscire si tenterà anche di andare fuori». Ideale per ospitare il Boccaccio potrebbe essere proprio l'ex casa delle aste, che in una sola mattinata di lavoro da parte dei ragazzi è stata ripulita molto, e messa in grado di ospitare nella giornata di sabato tutti gli eventi in programma: conferenze, proiezioni e musica sperimentale. Attività di nuovo randagie, dopo aver avuto casa per più di quattro anni.

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La Casa della aste, luogo temporaneamente occupato. A sinistra prima dell'evento, a destra durante la presentazione del dossier

Gli autori di Vorrei
Simone Camassa
Simone Camassa

Nato a Brindisi il 7 maggio del 1985. Insegnante di Italiano, Storia e Geografia nella scuola pubblica, si è laureato in Lettere, in Culture e Linguaggi per la Comunicazione e in Lettere Moderne, sempre all'Università degli studi di Milano. Suona la chitarra elettrica (ha militato in due gruppi rock, LUST WAVE e BLACK MAMBA) e scrive poesie.

Appassionato di sport, ha praticato il nuoto a livello agonistico fino ai diciotto anni, per un anno ha anche giocato a pallacanestro. Di recente, è tornato al cloro.
È innamorato della letteratura in tutti i suoi aspetti, dalla poesia fino al fumetto supereroistico statunitense. Sogna di realizzare un supercolossal hollywoodiano della Divina Commedia, ovviamente in forma di trilogia e abbondando con gli effetti speciali.

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