Negli articoli del nostro dossier mensile sulla Lega è affiorato più volte il tema dell'immigrazione. Per conoscere meglio cosa accade a coloro che arrivano nel nostro Paese e hanno bisogno di aiuto, abbiamo intervistato  Cherubina Bertola della Caritas di Monza, uno di quegli enti che storicamente si prendono cura di chi è in difficoltà, indipendentemente dal colore della pelle e dal possesso dei documenti.

Quali sono i servizi che Caritas offre agli stranieri in difficoltà? 
Principalmente quello dei centri d’ascolto. Si tratta di sportelli a target non dedicato, usufruibili da qualunque persona, italiana o straniera. Solitamente si presentano ai centri famiglie persone con disagio psichico, con gravi problemi di integrazione sociale o con difficoltà economiche. I centri sono strutture Caritas, per esempio a Monza c’è il Decanale di largo Esterle cui si affianca anche l’azione volontaria di singole parrocchie e si offrono spazi per l’ascolto. Esistono poi progetti destinati specificatamente a bimbi, mamme o padri stranieri, come Bimbi insieme, Mamme insieme, Padri insieme e attiviamo corsi di alfabetizzazione presso il Comune di Monza.

C’è una nazionalità preponderante tra gli stranieri che ricorrono alla Caritas?
Beh, la prevalenza dell’una o dell’altra provenienza è in relazione ai momenti e flussi migratori. Quest’anno ci sono moltissimi moldavi, ucraini e rumeni, solo pochi anni fa c’era una maggioranza di srilankesi e pakistani mentre prima erano i maghrebini ad essere i più numerosi.

Perché gli stranieri chiedono aiuto? Per quali problemi chiedono di “essere ascoltati”?
Non troviamo molta differenza tra stranieri ed italiani. I problemi accomunano anche le origini diverse. Le necessità primarie sono il lavoro e la casa. Arrivano molti italiani che chiedono aiuto per pagare la bolletta della luce e del gas, o integrazioni economiche per soddisfare carenze alimentari. In questi casi collaboriamo con la San Vincenzo de’ Paoli o altri gruppi caritativi. Più impegnativa è la funzione di orientamento ai servizi sociali delle varie circoscrizioni: forniamo informazioni riguardanti i bandi per gli alloggi comunali, le modalità per compilare le modulistiche… Per quanto concerne il tema della casa, attraverso Monza Ospitalità (associazione nata dalla collaborazione di Caritas e San Vincenzo) abbiamo un piccolo numero di appartamenti a disposizione. Da due anni è stata stipulata un nuovo accordo con il Comune che ci garantisce di non avere spese economiche nell’eventualità la famiglia non provveda all’affitto, ovviamente calmierato.

Come vi comportate se si presenta uno straniero irregolare, ovvero senza permesso di soggiorno?
Noi ci comportiamo come sempre ci siamo comportati. Il centro d’ascolto è un luogo di accoglienza per tutti, italiano e stranieri, irregolari e non. Chi ha fame o freddo avrà un pasto ed un cappotto pesante o una coperta per dormire in strada. Ovviamente per un irregolare non possiamo fare di più, ma semplicemente aiutarlo a soddisfare i bisogni primari. Chi ha bisogno può trovare un pasto caldo: abbiamo una mensa alle Grazie Vecchie tenuta da frati nella quale si può mangiare dopo aver ottenuto un buono pasto distribuito ogni lunedì mattina ai centri d’ascolto.

Il rapporto Caritas Migrantes 2007

È stato presentato ai primi di giugno il rapporto di Caritas italiana e Fondazione Migrantes 2007 sull’immigrazione del biennio 2004-2006, da ormai 17 anni una fonte autorevole per studiare il fenomeno.

Dai dati emerge che immigrati regolari in Italia sono 3milioni e 700 mila, il 21,6 % in più rispetto al 2007. Su 10 immigrati, la metà risulta essere comunitaria. Quattro su dieci sono africani o asiatici, uno proviene dal continente americano. Dopo l’ingresso nella UE, i rumeni sono diventati la comunità più numerosa col 15, 1 % del totale, superando la comunità marocchina che deteneva il primato nel 2003 e ora si assesta al 10, 3%.

Il rapporto segnala che negli ultimi due anni la crescita è stata fortissima riconducendola a due cause, una lavorativa, l’altra di tipo familiare: il fabbisogno delle industrie e delle famiglie di manodopera aggiuntiva (540 mila i nuovi ingressi richiesti) da una parte, i ricongiungimenti familiari (poco meno di 100 mila) e le nuove nascite tra gli immigrati (quasi 60 mila) dall’altra. Gli stranieri incidono per il 6,1% sul PIL nazionale. Il tasso di attività è risultato essere del 73,7%, superiore di 12 punti a quello degli italiani. I due terzi di quelli occupati risiedono al Nord.

Se il ritmo di crescita si è mantenuto costante anche nel biennio 2007-2008, in base a questi dati le presenze in Lombardia si attesterebbero intorno al milione di stranieri. Nella nostra regione, in controtendenza rispetto l’intera nazione eccezion fatta per la Puglia, gli uomini sono più numerosi delle donne.

Una presenza massiccia che crea timori e preoccupazioni. L’atteggiamento della popolazione nei confronti dell’immigrato è cambiato negli ultimi trent’anni. “Negli anni ‘70 –‘80 - spiegano alla Caritas di Monza - il fenomeno ha suscitato dapprima curiosità e indifferenza. I primi flussi erano costituiti da lavoratrici domestiche o richiedenti asilo politico”.

L’immigrazione inizia ad essere considerata “un’emergenza” solo alla fine degli anni ‘80. “La prima legge risale al 1980 – continuano dall’ente caritativo - Ma si occupava solo del lavoro subordinato e del soggiorno. Una legge del 1990 ha introdotto una copertura finanziaria per la prima accoglienza e iniziative per l’inserimento socio-culturale. La legge Turco-Napolitano del 1998 fu invece più sistematica, con una programmazione dei flussi più efficace. Considerava il problema delle vittime della prostituzione, la ricerca di un lavoro e i progetti di integrazione”. Con il maggioritario il problema dell’immigrazione inizia a creare contese politiche tra gli schieramenti. Il governo di centro destra di Berlusconi non abolisce la legge Turco ma la integra: è così la volta della Bossi-Fini del 2002, che riduce la durata dei permessi di soggiorno e lega l’ingresso in Italia al contratto di lavoro. L’accompagnamento alla frontiera diventa la forma ordinaria di espulsione. È istituito il reato di clandestinità, arresto per chi abbia ricevuto provvedimento di espulsione e venga fermato senza documenti. L’ultima novità risale a questi giorni è quello che è stato definito dall’esponente leghista Mario Borghezio l’antidoto formidabile ed assolutamente indispensabile per ridare sicurezza e tranquillità ai nostri cittadini: il decreto sul reato penale di clandestinità.