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Due chitarre, due voci e una tastiera sono sufficienti a Bruno, Marco e Matteo
per creare canzoni accorate ed energiche

Emozione. È questa la parola che meglio si adatta alla musica dei Kiruna, band dello scenario di Monza e Brianza. Un trio acustico, perla rara in un panorama di distorsioni. Due chitarre, due voci e una tastiera sono sufficienti a Bruno, Marco e Matteo per creare canzoni accorate ma energiche, dirette ma originali, suonate per esternare il loro “lato oscuro”, ovvero quello più introspettivo e contemplativo. Sarà proprio per questo che, per il nome del gruppo, hanno eletto quello della “città più a Nord della Svezia situata al confine tra la Norvegia e la Finlandia. Con i suoi 19.446,8 km² Kiruna è la più estesa municipalità d'Europa...”, evocazione di paesaggi dimorati dal silenzio, come quello di cui si ha bisogno quando si riflette;  freddi, come fredda è la tristezza che ti divora; vuoti, come la sensazione che ti lascia il pianto; dai vasti orizzonti, come dimostra essere il loro sound. Il background musicale dei tre ragazzi, strano a dirsi, vede band tutt’altro che soft, ma nonostante questo riescono a regalare musiche degne di Pink Floyd, degli Opeth di “Damnation”, di Jeff Buckley. Anche se loro, dentro ad un genere, non riescono proprio ad incanalarsi.
La totale assenza della sezione ritmica (basso e batteria) lascia ampio spazio alla melodia delle chitarre, rigorosamente acustiche, le quali fanno da sostegno a due voci differenti, ma complementari: più graffiante e sofferta quella di Matteo, più impostata e calda quella di Bruno. Indispensabile l’intervento di Marco e della sua tastiera, che completano il tutto con tappeti sonori eterei, oppure con malinconici giri di pianoforte.

 

L’INTERVISTA


Quando e come è nato il gruppo?
Il gruppo nasce nel 2005 da un’idea di Bruno e Matteo. Avevamo voglia di suonare qualcosa di diverso dal solito rock/metal. Ci siamo trovati subito bene, ma sentivamo che qualcosa mancava e così si è aggiunto Marco.

Siete solo in tre, mai pensato di allargare la formazione?
Sì, ci abbiamo pensato, ma noi sentiamo che il gruppo debba essere un po’ come una famiglia: ci convivi, condividi gioie e dolori. Il rapporto umano è fondamentale, soprattutto in un gruppo come i Kiruna e dato che abbiamo trovato la nostra alchimia in tre, l’intenzione è quella di rimanere un progetto acustico.

CD/demo/ep all’attivo?
Stiamo lavorando su un disco da un anno e mezzo. Stiamo cercando di registrare tutto nello studio casalingo creato da Marco, per questo i lavori vanno per le lunghe. D’altronde per la qualità che vorremmo ottenere dovremmo spendere più di quanto ci possiamo permettere, ma grazie al digitale e al fatto che suoniamo in acustico la registrazione non crea troppi problemi.

Senza una demo come riuscite a farvi conoscere o a presentarvi ai locali?
Per ora ci affidiamo molto alle conoscenze, alle registrazioni live e ai social network come MySpace e Facebook.

A questo proposito, quanto è difficile trovare un locale in cui suonare nella zona di Monza-Brianza?
Già trovare un locale a Monza…che ti faccia suonare poi! Il problema fondamentale è il proliferare di cover-band, a cui vengono riservate le serate dei weekend, dato che attirano più gente e il locale ci guadagna. A noi, da musicisti, piacerebbe anche andare a sentire un gruppo che suona pezzi originali, ma la maggioranza della gente il sabato sera esce e si vuole divertire, trovare il gruppo che suona le sue canzoni preferite e cantarle con gli amici. C’è poco interesse per il nuovo. In più, senza una buona registrazione, che la tua band faccia cover o meno, hai le porte chiuse. Per quanto condividiamo la scelta di ascoltare il gruppo prima di farlo suonare.

Si tratta quindi di un problema culturale della nostra zona?
Secondo noi sì culturale e strutturale. Vediamo che le band che si guadagnano le serate sono sempre le stesse: per quanto tecnicamente i musicisti siano davvero bravi, non propongono nulla di nuovo. Sembra essere proprio un problema della Brianza. Nel sud d’Italia, ad esempio, grazie ai festival estivi, viene lasciato molto più spazio a gruppi molto validi.

Qualche possibile soluzione?
A noi viene in mente la possibilità di organizzare serate tematiche: la serata heavy metal, quella punk, quella acustica e così via, in modo tale che il pubblico sia invogliato ad assistere sapendo cosa andrà ad ascoltare. Altrimenti puntare su una serata in cui unire più gruppi, così che si dia l’opportunità anche alle band di conoscersi tra loro. Molto più semplice, se no, una modifica nell’atteggiamento: anche chi si presenta sul palco vestito come una band famosa, riproponendone i pezzi, potrebbe alternare cover con pezzi originali, come già facevano le band negli anni ‘70. Ma questo sta ai gruppi. Ci vorrebbe un pioniere che punti alla cultura, in modo da essere poi seguito a ruota. Ma finché continuano ad esistere locali che ti fanno, ad esempio, suonare senza avere il permesso, la cultura musicale viene mortificata.

Kiruna
Città: Monza, Arlate di Calco (LC)
Componenti: Bruno D’aleo, Marco Zanibelli, Matteo Bonaffini
Genere: acustico/sperimentale
MySpace - http://www.myspace.com/kirunaband
Facebook – Kiruna Acoustic Project

 

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