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È sabato sera: divertimento forzato, sballo malato, cibo artificiale. Solitudine e angoscia messe bruscamente a tacere da un’esuberanza ostentata e sintetica.

Questo è il malessere della generazione degli Anni 00, e questo è il contesto entro cui si muovono le canzoni dei comaschi Antartide, che fissano su loop di chitarre ipnotiche e su urticanti sfoghi punk i tormenti esistenziali di tutti coloro che si lasciano impossessare dalle attività alienanti e insensate del sabato sera.

Il gruppo si è formato nel febbraio del 2008 dall’unione dei Marziani di Marzapane (Claudio Turco, Federica Crippa e Massimo Montorfano) e di un membro degli Shopping, Marco Giudici. Nonostante la giovane età degli Antartide, basta un solo ascolto dei pochi brani registrati, tutti disponibili sul loro My Space, per capire che i ragazzi hanno già le idee molto chiare.

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Una disincantata descrizione dello sballo giovanile più squallido e della inquieta inadeguatezza tipica dell’adolescenza, trattati in tono ora sottilmente ironico ora desolato.

Come in “Sabato Sera”, ad esempio, manifesto della cultura della fattanza a tutti i costi, con un’unica soluzione: partire per l’Islanda, simbolo di una natura vergine e incontaminata, lontana dalla roba tossica. Il tutto viene sviluppato attraverso un grunge tetro e monotono, che sembra riprodurre musicalmente la spirale oscura che si ripete ogni sabato notte.

Molto interessante è anche “Coma in Corso Como”: una bizzarra filastrocca punk con giochi di parole a volte al limite del nonsense. Le ruvidezze della chitarra sono perfetta espressione di uno stato d’animo agitato e nervoso, e rimangono in tutta la loro forza anche nella versione remix del brano.

Gli Antartide sono ai loro primi passi, ma i brani sul loro My Space fanno sperare bene. E possono essere già definiti come dei cantori rock del disagio della provincia.

Antartide
Città: Como/Milano
Componenti:
Claudio Turco
Federica Crippa
Massimo Montorfano
Marco Giudici
Genere: rock

My Space: http://www.myspace.com/antartideantartide

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L'intervista

Da dove viene il vostro nome?
Marco: Il nome viene da una nostra canzone omonima...Questa canzone a un certo punto fa “Io volo sull'Antartide, io anelo solitudine”...Credo che questo verso racchiuda il significato del nome...Siamo dei tipi un po' asociali e un po' solitari e l'Antartide, per noi, rappresenta il luogo della solitudine per eccellenza.

I brani che avete registrato sono tutte quelli presenti sul My Space?
Claudio: Le canzoni ascoltabili sul nostro My Space sono solo dei demo casalinghi registrati e suonati male da me e Marco. In questi giorni stiamo registrando alcuni pezzi in uno studio, appena saranno pronti si potranno ascoltare e scaricare dal nostro My Space.

A quale artista o gruppo musicale potete associare le vostre canzoni?
Marco: Non saprei… Direi che non c'è un gruppo in particolare a cui ci sentiamo legati...Ciascuno di noi ha gusti diversi e in generale ascoltiamo un po' di tutto, che poi facciamo confluire nelle nostre canzoni. Personalmente credo di essere molto influenzato dai Pavement, dai Pixies, ma anche da gruppi italiani come gli Afterhours e ultimamente da Le Luci Della Centrale Elettrica, che trovo molto bravo.
Claudio: In fondo non facciamo altro che riprendere cose già fatte aggiungendo la nostra personalità e cercando di creare qualcosa di originale. Abbiamo davvero un sacco di nomi di riferimento, si va da Beck ai Sonic Youth, dagli Afterhours ai Verdena, passando per Kylie Minogue e i CCCP Fedeli alla Linea.

Come definireste il vostro genere?
Marco: Antartico...Non saprei come definirlo diversamente

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I vostri brani esprimono molto bene il senso di esclusione e di malessere derivanti dal divertimento forzato a tutti i costi. Perché sentite così tanto questa problematica?
Marco: Per la stragrande maggioranza dell'umanità (per lo meno dell'umanità italiana) il massimo del divertimento è andare in discoteca il sabato sera. Per noi non lo è. Questo crea un senso di frustrazione e disagio che esprimiamo attraverso la nostra musica.

Ritenete stimolante la scena musicale della Brianza e del comasco?
Marco: Non molto.Che io sappia non ci sono band particolarmente interessanti in questa zona. Però se non sbaglio gli Shandon sono originari di qui. A me e a Fede gli Shandon sono sempre piaciuti. Gli altri due dissentiranno, ma io me ne frego...
Claudio: Non vorrei sembrare antipatico, ma penso che i gruppi emergenti realmente validi in circolazione si possano contare sulle dita di una mano e una cosa che continuo a non capire è l’utilizzo a tutti i costi dell’inglese nella stesura dei testi, credo che nel 90% dei casi sia una scorciatoia per chi non ha niente da dire.

La nostra zona offre spazi adeguati alle band emergenti?
Marco: Direi di no, ma questo è un problema che riguarda un po' tutta l'Italia, non solo il comasco.
Claudio: Secondo me i locali dove suonare non mancano, il vero problema è che la maggior parte delle volte sei costretto ad esibirti in condizioni pietose, con tecnici del suono inesperti, impianti improvvisati e di fronte a un pubblico distratto o inesistente.

Secondo voi quali iniziative si potrebbero adottare per garantire la visibilità di una band agli esordi?
Marco: Dare la possibilità ai gruppi emergenti di fare da spalla a quelli più affermati, organizzare concorsi musicali, organizzare live nelle serate che attirano gente...Ad esempio si potrebbe organizzare i vari happy hour in concomitanza con i concerti. Possono bastare anche pochi eventi, ma ben organizzati, per farsi conoscere e apprezzare.