C'è una rivoluzione accessibile e pronta, alla portata di tutti, quella dell'acquisto consapevole, responsabile, sostenibile e collettivo.


I

l titolo è rubato ad un bel libro di Marinella Correggia (Feltrinelli, 276 pp., 14 €) nel quale si parla di una rivoluzione continua, progressiva e silenziosa, nonviolenta ed accessibile: quella del mutamento culturale individuale e familiare a partire dalle abitudini quotidiane. L'esempio più riuscito per noi in tanti luoghi di brianza è certamente la raccolta differenziata dei rifiuti: vi ricordate il fastidio diffuso dei primi tempi? “Ma cos'è sta storia? Perchè devo usare tutti questi recipienti quando prima buttavo tutto assieme?” Sembrava un'impresa disperata, destinata a fallire nel giro di pochi mesi.... Oggi invece abbiamo raggiunto percentuali di tutto rispetto nella raccolta differenziata, che hanno meritato anche diversi premi. E penso di non essere il solo a provare un profondo disagio quando, in vacanza fuori dal nostro territorio, mi capita a volte di dover buttare tutto nel solo sacco nero.

Un altro esempio, questa volta su scala nazionale, sono i divieti di fumare nei luoghi pubblici e nei luoghi di lavoro. Anche in questo caso l'impresa pareva impossibile ed invece pian piano i fumatori diminuiscono, il fenomeno non è più “di tendenza”, il gesto di fumare è sempre più riprovevole sul piano sociale e culturale.

C'è un'altra rivoluzione accessibile e pronta, alla portata di tutti, quella dell'acquisto consapevole, responsabile, sostenibile e collettivo. Qualcuno ci ricorda che il vero voto oggi è quello che deponiamo nel carrello della spesa. Il gesto di ogni giorno con il quale acconsentiamo e diventiamo complici di meccanismi di produzione e distribuzione delle merci che distruggono il pianeta, affamano e sfruttano altri popoli, minacciano il benessere e la salute nostra e dei nostri figli. Un gesto dal percorso breve: dallo scaffale al carrello del supermercato, attenti al costo, a volte alla qualità e forse anche a quanto indicato in etichetta. Le aziende (in buona parte multinazionali del cibo) lo sanno e ci tengono buoni, con una pubblicità martellante in ogni angolo della nostra vita, con una competizione sui prezzi che strozza i piccoli produttori, fin'anche con azioni di “green-washing” per accattivarsi la nostra coscienza etica ed ecologica.

 

alt

 

Allora il primo passo è capire cosa consumiamo e di cosa abbiamo davvero bisogno (vedi: www.bilancidigiustizia.it): come si compone la nostra spesa familiare e personale? Che impronta ecologica e per i ragazzi detiene? Quanto favorisce l'occupazione? Quanto possiamo evitare lo sfruttamento lavorativo (minorile, femminile, ecc.)?

Il secondo è di dotarci di strumenti di conoscenza dei marchi di prodotto che incontriamo sugli scaffali del supermercato (come “Manuale del consumo critico”, F.Gesualdi, EMI edizioni) e decidere quali accettare e quali rifiutare.

Il terzo passo è quello di cercare un Gruppo di Acquisto Solidale (GAS, www.retegas.org) che ci consenta di unire le forze per cercare prodotti “buoni, puliti, giusti” e vicini, magari risparmiando anche qualche euro. Certo, occorre cambiare qualche abitudine nel fare la spesa, organizzare diversamente i tempi e gli spazi per approvvigionare la nostra dispensa, ma questo non ci deve intimorire: si guadagna il centuplo in relazioni, solidarietà e qualità dei prodotti.

In brianza vi sono più di trenta GAS, circa 1.000 famiglie, che già lo fanno dal 1999. I partecipanti a questi gruppi si trovano una o due volte al mese per decidere i loro acquisti, re-imparare a farsi qualcosa con le proprie mani, distribuirsi incarichi e continuare a crescere nella consapevolezza dei consumatori critici e dell'economia solidale. Chi volesse continuare la propria e comune “rivoluzione dei dettagli” non ha più alibi: lo aspettiamo.