20090722-Natalia-Estemirova

“ Non c’è dubbio che Natalya è stata uccisa per la sua attività”.
(Lev Ponomaryov, esponente movimento per i diritti civili)


“…non ha avuto nemmeno il privilegio di un colpo di pistola alle spalle, un colpo secco che ti fa morire senza l’incubo della paura, della sofferenza, dell’orrore. L’hanno rapita sotto casa a Grozny, l’hanno ammazzata., l’hanno buttata via in un bosco dell’Inguscezia. Non quel bel trattamento indolore che avevano riservato nel 2006 ad Anna Politkovskaja...le infamie, le ingiustizie della guerra cecena devono essere guardate in faccia e raccontate, E’ questo che faceva anche la Estemirova, proprio nel solco della lezione di Anna, con la Ong Memorial. Per quanto possiamo fare noi, qui in Italia, cerchiamo di rendere omaggio a queste donne trasmettendo a una platea, la più vasta possibile, il senso del loro sacrificio e delle troppo lunghe sofferenze che la Cecenia sta patendo”.
Ottavia Piccolo

Ho incontrato Ottavia Piccolo alcuni mesi fa in un teatro di Milano al termine dello spettacolo teatrale “Donna non rieducabile”, un memorandum per Anna Politkovskaja. Una serata emozionante, per tutto il tempo commovente. Ottavia Piccolo aveva dato voce al pensiero, ai ricordi, alle denunce di Anna. Anna Politkovskaja, giornalista coraggiosa e non rieducabile, uccisa il 7 ottobre 2006 per aver servito la verità denunciando le continue violazioni dell’esercito russo nel Caucaso.
“Le parole possono salvare delle vite.. sento dentro di me l’esigenza della verità”

diceva Anna Politkovskaja. E, a distanza di qualche anno, ci ritroviamo a denunciare con rabbia e decisione un altro assassinio. Un’altra donna che viene barbaramente uccisa per aver avuto il coraggio di denunciare abusi e repressioni del regime in Cecenia. Un’altra donna impegnata a difendere i diritti umani costantemente violati in quell’inferno della Cecenia che Putin ha affidato a Ramzan Kadyrov, il “Pacificatore”. Quel Pacificatore che per anni aveva terrorizzato le terre cecene con i suoi squadroni.

Chi era Natalia Estemirova?

Natalia Estemirova aveva cinquantanni e un gran bel sorriso. Era nata nella regione di Saratov, ma viveva a Grozny. Ha insegnato storia fino al 1998 in una scuola di Grozny, poi è diventata giornalista. Nel 2000 era entrata a far parte dell’ong russa Memorial aveva denunciato e smascherato soprusi, corruzione e ingiustizie, rapimenti, violenze e abusi di potere; un punto di riferimento per i corrispondenti e giornalisti stranieri in Russia. Le autorità cecene la temevano e la odiavano. Nel 2007, il 5 ottobre, l’associazione ong britannica Raw in War le aveva assegnato a Londra la prima edizione del premio Anna Politkovskaja. Le hanno sparato con una pistola Makarov da 9 millimetri sfigurandole il volto, colpendola anche al petto; hanno poi abbandonato il suo corpo ai margini di un bosco, come un sacco nero, non lontano dall’autostrada Kavkaz che collega Grozny a Nazzran. Povera Natalia Estemirova!

Nel suo ultimo articolo“ Guardate che fine fa un ribelle” pubblicato su internet, Natalya aveva reso pubblica la cronaca dell’esecuzione di un uomo davanti ai ragazzi di un villaggio del Caucaso.
E’ stata questa la sua colpa? Hanno ucciso per negarle il diritto alla libertà di parola, per nascondere al mondo un teatro di guerra impronunciabile.                               

Anna e Natalya sono morte in nome del diritto alla libertà individuale, del diritto alla vita. Sono morte lottando per quell’universalità dei diritti umani basati sul concetto di dignità umana, inalienabile ed universale.


Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste”.
Martin Luther King

 

In ricordo di Natalia Estemirova
Lettera alla figlia
di André Glucksmann

Cara Lana, hai quindici anni. Sei orfana di padre dal 1999 e oggi ti trovi sola al mondo. Quando, la mattina del 15 luglio, hai saputo del suo rapimento, ancora speravi, tra le lacrime:
«Scopriranno che la mamma ha una figlia, non la uccideranno, la faranno tornare da me…». Quando poi gli amici di Memorial ti hanno dato la notizia del suo assassinio, hai pregato:
«Spero che non abbia sofferto, che non l’abbiano violentata…». Tutta la crudeltà del mondo si era abbattuta su di te. E tu hai deciso di smettere di piangere:
«Spero ci sia qualcuno al suo funerale».
I coraggiosi , i migliori erano presenti. Tua madre aveva deciso di tenere duro, di non cedere mai, gli occhi spalancati sull’orrore di dodici anni di guerra russa, con la scia di atrocità che ne sono derivate. E’ una fiamma, tua madre, che ci fa luce. E getta luce anche sulle nostre debolezze. E’ per amore tuo, per evitare alle ragazze di Grozny, la tua città martire, di finire torturate e uccise nell’anonimato, che ha donato la vita. Io l’ammiravo, l’amavo come amavo Anna, sua sorella nella resistenza contro il terrore di Stato. Loro sono eroine della verità, le grandi eroine dei nostri tempi. Cara piccola Lana, ti immaginiamo inconsolabile, e ti abbracciamo forte. Sii forte e fiera.
(da Corriere della Sera Magazine del 23 luglio 09)

André Glucksmann, filoso francese. Conosciuto per il suo sostegno alla causa cecena (dove ha soggiornato illegalmente per un mese) e denuncia regolarmente l'atteggiamento compiacente dei paesi occidentali verso la politica di Vladimir Putin.

Gli autori di Vorrei
Antonetta Carrabs