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Sono qui a piangere mia sorella morta tra le braccia di mio padre. Io sono qui per raccontarvi quanti sogni coltivava mia sorella…

 



“…Sono qui a piangere mia sorella morta tra le braccia di mio padre. Io sono qui per raccontarvi quanti sogni coltivava mia sorella… Io sono qui per raccontarvi quanto fosse una persona dignitosa e bella, mia sorella…Sono qui per raccontarvi come mi piaceva guardarla quando il vento le agitava i capelli… Quanto Neda volesse vivere a lungo, in pace e in eguaglianza di diritti…. Di quanto fosse orgogliosa di dire a tutti, a testa alta, “Io sono iraniana”…”
Di quanto fosse felice quando sognava di avere un giorno un marito con capelli spettinati, di avere una figlia e di poterle fare la treccia ai capelli e cantarle una ninna-nanna mentre dormiva nella culla. Mia sorella è morta per colpa di chi non conosceva la vita, mia sorella è morta per un’ingiustizia senza fine, mia sorella è morta perchè amava troppo la vita… Mia sorella è morta perché provava amore per tutte le persone….non dimenticatevi di noi, non lasciateci soli…”

Teheran, 22 giugno 2009(h 10,08)


Neda cade con un solo colpo al cuore. Si accascia lentamente, indossa un paio di jeans e delle sneakers bianche, una maglietta scura. Le gridano: «non aver paura, non ti spaventare dolce Neda». Il velo le scivola svelando un volto bellissimo su due occhi neri, grandi, che guardano fisso e si spengono nell’obiettivo di chi sta  riprendendo la sua fine
«Non ti spaventare dolce Neda» continua a gridare il padre che le sta accanto e le sorregge la testa.

Ma chi era Neda? Perché è stata uccisa?

La disperata testimonianza del medico che l’ha soccorsa:
“..I Basij hanno sparato e ucciso una giovane donna in Teheran, il 20 giugno mentre protestava. Alle ore 19,05. Posto : Carekar Ave, all’angolo con la strada Khosravi e la strada Salelhi. La giovane donna era accanto al padre ed è stata sparata da un Basij che si nascondeva sul tetto di una casa civile…Ha sparato dritto al cuore…l’impatto del proiettile è stato così forte che è esploso nel suo petto…per favore fatelo sapere al mondo.”

Neda è stata colpita a morte da uno sparo mentre partecipava alla protesta contro Ahmadinejad e l’intero governo. In poche ore Neda è diventata il simbolo dell’Onda verde, della rivolta contro il regime dell’ayatollah Kamenei e del presidente Ahmadinejad. Il simbolo della rivolta contro il fondamentalismo, il simbolo di chi in Iran sogna un futuro diverso e libero sotto la guida del riformista Mussavi. Il tratto di via Amirabad  è stato ribattezzato via Neda dai ragazzi che hanno scritto sui muri il suo nome con la vernice spray.
Viviamo in tempi di grandi speranze, ma anche di profonde inquietudini. Tempi pieni di conflitti e di contraddizioni. Tempi in cui le lotte di liberazione hanno fatto insorgere i popoli contro tutte quelle forme di oppressione fondate sulla repressione, sulla tortura. Neda darà voce al suo popolo che sta lottando per la conquista dei propri diritti di libertà di espressione, che sta lottando per affermare la propria scelta di governo, che sta lottando per il diritto alla propria libertà.

Ed è a questo diritto di libertà che, in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, il presidente Obama  fa riferimento «i diritti universali di libertà di espressione e di associazione devono essere rispettati»; gli Stati Uniti sono a fianco «di tutti coloro che cercano di esercitare questi diritti».
Le  parole espresse  nei confronti del governo iraniano sono chiare:
«Il governo iraniano deve capire che il mondo sta guardando. Siamo in lutto per ogni vita innocente perduta, e chiediamo al governo iraniano di porre fine a tutte le azioni ingiuste e violente contro il proprio popolo…come ho detto al Cairo, il tentativo di sopprimere le idee non riuscirà mai a cancellarle. Alla fine il popolo iraniano sarà l’ultimo giudice del suo governo. Se il governo iraniano cerca il rispetto della comunità internazionale, deve rispettare la dignità del suo popolo e governare attraverso il consenso, non la coercizione».


Sei raggio fra i veli
percepibile in questa tua distanza innominata
che apre la via alla celebrazione del tuo cielo.

E il tuo canto mi urla in bocca!

Nel tuo travalicare è già l’adempimento
due occhi sconfinati, intimamente incancellabili
una scaturigine di radice che si consacra fiore.

Ma l’aria..  Ma gli spazi…
e questi tronchi complicati!

Tutto vuole librarsi nel vento dei prati
dietro le ultime staccionate e la parola conquistata.
Altro verde tra i magli dove resiste il cuore.

Gli autori di Vorrei
Antonetta Carrabs