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Prendi 3 giovani volontari inglesi, una polacca e un'austriaca, e un gruppetto di italiani. Mettili intorno ad un tavolo per parlare delle diverse culture e fornisci loro gli strumenti per indagare il tema della diversità culturale in una media città come quella in cui si trovano a vivere per 3 settimane, e prova a tirarne fuori un giornalino multiligue. Poi stampalo in quantità e lascia che gli stessi ragazzi lo distribuiscano in città, invitando tutti a guardare con occhi diversi alle tante comunità presenti sul territorio. Scoprirai che in città vivono centinaia di persone provenienti dall'India o dal Bangladesh, capirai qualcosa in più sulla religione Sick, ma anche sulle differenze tutt'altro che trascurabili tra la lingua austriaca e quella tedesca (e tu che avevi sempre creduto che fossero la stessa cosa!), scoprirai quanto è facile per un giovane inglese ritrovarsi sbattuto fuori casa a 15 anni e mille altri aspetti di quella che chiamano diversità culturale.

Poi non devi più spremerti le meningi su come avviare il dialogo interculturale: quello che hai fatto è già un buon inizio. Poi la gente avrà tra le mani questo strumento: qualcuno lo getterà per strada, come fosse uno dei tanti prodotti della società consumistica; qualcun'altro lo leggerà e forse penserà: “Dialogando s'impara!”. E se qualcuno di quei ragazzi avesse anche scoperto di essere portato per il giornalismo e decidesse di andare avanti su quella strada? Sarebbe un altro bel risultato, ma restiamo con i piedi per terra.

Per il momento accontentiamoci di aver avvicinato un po' di gente al tema del dialogo, attraverso la produzione del nostro piccolo giornale. Certo finchè qualcuno morirà ammazzato non tanto per quello che ha rubato quanto per il colore della sua pelle, non riusciremo a liberarci dalla sensazione – che ogni tanto immancabilmente ci prende – che quello che facciamo è inutile. O forse no, al contrario, quello che ancora accade nelle nostre città, nei nostri mari, nelle nostre campagne, ci dice quanto quello che facciamo sia dannatamente utile. Indispensabile. Perchè quando si parla dell'altro, siamo ancora troppo, colpevolmente ignoranti. E non ci resta che imparare dialogando.

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