20091021-malatempora

Come costruire un ponte per Cuba

Guardando la tele si sentono delle vaccate davvero insostenibili. È ovvio che sono vaccate, così com’è ovvio che sono insostenibili. Non si dice di proibirle per legge, ma almeno di limitarne il dosaggio, per la miseria. Invece no, dosaggi da cavallo di baggianate invereconde. Mi è balzata nel cervello l’ipotesi che ci dovesse essere una mente, in cima a tutto ciò. Una specie di scienziato filosofo, un genio nell’ammannire fanfaluche galattiche al popolo bue, che, abbacinato da tanta arguzia, bovinamente approva. Dopo ricerche e sofferenze interiori, ho fatto una scoperta che mi ha messo il cuore in pace: tale genio della convinzione indotta esiste e ha un nome. Si chiama Dottor Cialtronescu e le sue riflessioni sono il pane della nostra piccola mente frolla. I concetti a lui tanto cari sarebbe capace di sfatarli non già un gibbone, ma pure un echinoderma nemmeno tra i più dotati, un ciliato senza qualità. Invece noi ci si crede aprioristicamente, perché ci piace essere gabbati, o gibboni. Comunque il pensiero del dottissimo ciarlatano è impressionante, nella sua torbida limpidezza.
Fino a qualche settimana fa il Dottor Cialtronescu sosteneva che la crisi era una nostra impressione, ma non c’era. Se c’era - ma comunque non c’era - sarebbe passata prima che ce ne accorgessimo davvero. Diceva che eravamo troppo negativi, troppo sinistroidi, sinistri e sinistrati e che ciò accadeva perché avevamo deciso di tenere i nostri soldi al calduccio in banca. Di quali soldi parlasse lo sapeva solo lui (magari si tratta di un dato autobiografico perché lui evidentemente è ricco come Creso), perché noi eravamo già al verde da un bel po’. Boh, si vede che aveva delle anticipazioni sul nostro estratto conto futuro e sapeva che avremmo ereditato una somma stratosferica da qualche zio di Shangai (lo zio d’America essendo andato in bancarotta lo scorso autunno). Pertanto era nostro dovere spendere, perché chi spende riaccende l’economia e la rende più allegra e pimpante. Abbiamo speso un po’ di più, anche se non ci si poteva permettere granché, ma la nostra carica di ottimismo si è presto scaricata, e nel frattempo il bonifico dello zio Chong non è arrivato. Che pimpanza, ragazzi!
Adesso il Dottor Cialtronescu, con la faccia trista, se ne viene fuori a comunicarci che la crisi c’è, eccome, e che ne usciremo se tutto va bene – e non andrà bene – tra qualche anno. Abbiamo chiesto se con qualche si intendeva dieci/quindici o tre/quattro. La domanda non è piaciuta. Ma cosa ce ne frega a noi se dovremo tirare la cinghia per un lustro o per tre o magari anche quattro? Una volta che si è destinati a soffrire, tanto vale rassegnarsi e soffrire il più possibile. Dovremmo invece pensare alle banche, poverine. Loro sì che hanno i problemi. Ma quali problemi? Non avevano mica lì nei loro forzieri tutta quella gran quantità dei nostri soldi depositati? Certo, nelle intenzioni dovrebbero essere lì, ma li hanno prestati senza discernimento qui e là, alla cavolo, poverini. Per cui è giusto fare dei sacrifici per consentire ai loro amministratori delegati di portare a casa quei dieci/dodici milioni di euro di stipendio annuo che consentono loro di sfangarla, poverini. Come potremmo esimerci? Ce ne facciamo un dovere, noi, di sfamare i bisognosi.
Secondo il Dottore in tempi come questi, depressi come siamo, è più sicuro se ce ne stiamo il più possibile a casa e per incentivare il coprifuoco sono nate le ronde. Chi infatti se ne andrebbe in giro tranquillo sapendo che ci sono in giro per strada manipoli di vecchietti fanatici che ti aggrediscono appena fai un qualcosa di non troppo ortodosso? Le ronde sono un deterrente per la gente normale, mica per i criminali maniaci delinquenti. Ovviamente i veri bastardi pelosi non hanno paura di quattro rimbambiti con il telefonino e (anche se in teoria è proibito, ce le avranno lo stesso) delle spingarde muffe della guerra d’indipendenza, ma il Dottor Cialtronescu questo dato scientifico non è che non ce lo vuole dire, ma proprio pare che la questione non lo tocchi per nulla. Si vede che lui quando esce ha la scorta e la polizia sua ha la benzina nelle volanti e può spostarsi. Non come la nostra, che sta a secco.
Ma tanto non c’è problema, perché ora avremo di nuovo le centrali atomiche, che ci faranno risparmiare soldi. A partire dal 2020, se riescono per quella data a costruirne almeno una in qualche posto dove tutti sono contenti di averla, la centralona dei loro sogni atomici. Pare che questo posto esista, anche se non sappiamo bene dove si situi. Avete presente Brigadoon, il paese che appariva ogni cent’anni e dava titolo a quel film con Gene Kelly? La faranno lì, pare. Il Dottor Cialtronescu è una persona seria, e non sottilizza su queste piccolezze. Lui ha una visione più globale, la cui universalità a noi non è dato comprendere.
A titolo di svago verrà cambiata la nostra Costituzione, non in modo che da robusti diventiamo longilinei o viceversa, ma in modo che le cose funzionino meglio e che la difesa abbia gli stessi diritti dell’accusa. Per fortuna, così agli assassini maniaci delinquenti non gli verrà la gastrite dalla preoccupazione, dopo l’arresto da parte dei rondaioli da baggina che verranno sguinzagliati nelle città.
Poi adesso si fa che la maggiore età si raggiunge a dieci anni, così un sessantenne che va con una ragazzina delle medie non è più un pedofilo, e inoltre così si distribuiranno più patenti, incentivando le vendite di autovetture, che saranno adattate all’altezza dei più piccoli attraverso la creazione di pedali allungabili. Il modello c’è già ed è montato sulla macchina del Dottor Cialtronescu.
E poi, sempre per farci due risate, a titolo energizzante per l’economia in asfissia totale, verranno edificate imponenti infrastrutture. Quali? Non quelle noiose strade che magari potrebbero tornare buone, ma sono comunque una barba. No, meglio fare qualcosa di assurdo e improbabile e sommamente spassoso che non serva assolutamente a una ciompa ma che costi veramente tanto, così il denaro pubblico si smuove dai brividi di entusiasmo. Che ne so, un bel ponte bello lungo, che magari congiunga la terraferma con un’isola lontana. Che ne so, potremmo fare un ponte che unisca Rimini a Phi Phi Island, che magari, prendendo la prima sillaba del paese di partenza e di quello di arrivo, potremmo soprannominare Ponte di Riphiphì, oppure Parigi a Gabicce, il quale avrà il nome, finemente evocativo per il contribuente, di Ponte di Paga oppure, con un’arcata davvero pindarica, Cuba a Lodi, quest’ultimo più difficile da battezzare.
Comunque è notizia di questo istante che la crisi non c’è, e se c’è non c’è. C’è solo negli Stati Uniti, con tutta probabilità perché si fanno governare dagli extracomunitari (leggi neri) e dalle donne. Qui no, e per fornire ulteriore dimostrazione della brillantezza della situazione da oggi chi vuole costruire può farlo. Vuoi farti una mansardina dentro il Colosseo? Accomodati. Una bella villetta a schiera nel giardino dei Boboli? Ottima iniziativa anticrisi. Uno skyscraper in una riserva naturale aggettante sul mare? E che problema c’è? Perché aiutare i poveri disgraziati a comprarsi una casa, quando si possono dare i soldi alle imprese edili? Così le banche concentrano la liquidità sui costruttori e se quelli lì falliscono possono sapere con certezza a chi chiederli indietro in comode rate, ovvero a tutti gli altri decennali clienti. L’operazione così è certamente più snella e più snelli saremo noi, un po’ per via della nuova Costituzione un po’ per via della fame. Nessun problema, a difesa del contribuente arriva il poderoso scudo fiscale. Del contribuente plutocrate, ovviamente, perché voi sfigati cosa ve ne fate dello scudo, che per difendervi dal nemico incalzante non avete nemmeno una limetta per unghie? Qualche clandestino si lamenta, ma lo fa solo perché è nero. Nero d’invidia, ovviamente, perché noi ce la spassiamo e lui no.
Così, di facezia in inezia, il Dottor Cialtronescu ci guida, con grande soddisfazione di tutti.
Suo cugino, il Conte Jules Vlad, ha ricevuto l’incarico di provvedere al nostro periodico dissanguamento. Lo fa per noi, altrimenti ci sale troppo la pressione e magari ci viene un colpo, il che, in tempi come questi, non è auspicabile. Tanto non serve aiutare la lobby dei cassamortari, la quale non sente la crisi, perché l’unico business che non conosce flessioni è quello della dipartita, dell’estremo saluto. Salvo casi di alimentazione forzata, ovviamente.
Bando alle preoccupazioni e alle ansie, orsù. Giubilate piuttosto, o cari, andate alle Lampados ad abbronzarvi tutti e raccontatevi le barzellette.
Per quanto mi compete, mi sono già prenotata per essere cementata in un pilone del Cuba-Lodi.

Gli autori di Vorrei
Clementina Coppini