Caspar David Friedrich

La posta del cuore di Vorrei. «Nella città in cui ho vissuto ho chiuso una relazione che durava da oltre 15 anni, non mi sono sposato e non abbiamo avuto figli, non per scelta mia, comunque sia  è stata una relazione importante.»

Vorrei confidarmi con qualcuno da tempo, fino ad ora mi è mancata l’occasione e forse anche un po’ il coraggio.

Ho 50 anni e mi vedo costretto a tirare qualche somma.

Sono da poco tornato a vivere nella mia città natale dopo anni di lontananza, non è stata una mia scelta, il lavoro mi ha portato altrove, mentre è stata una mia scelta tornare.

Sono stato lontano per quasi 30, anche se ho mantenuto i contatti con qualche caro amico, i compagni del liceo e ora eccomi di nuovo qui.

Per evitare che mi si facciano troppe domande la scusa per tutti è che sono tornato per stare vicino ai miei genitori, ormai anziani, in realtà io mi sento in fuga.

Nella città in cui ho vissuto ho chiuso una relazione che durava da oltre 15 anni, non mi sono sposato e non abbiamo avuto figli, non per scelta mia, comunque sia  è stata una relazione importante.

Inevitabile il bilancio, ma ciò che mi pesa di più sono le occasioni perdute, inclusa una paternità che a questo punto difficilmente ci sarà.

Mi sento a disagio con me stesso, con i miei genitori per cui non sono più il figlio da accudire ma divento il loro riferimento anche per le cose più semplici, gli amici che credevo di ritrovare e invece ciascuno ha la propria vita e le occasioni di incontro sono davvero poche.

Il desiderio che sento dentro è fuggire, di nuovo, poi mi sale una rabbia e mi sento inadatto al mondo.

Cesare T.

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Carissimo Cesare,

è lecito pensare che c’è un altrove in cui sentirsi bene e il disagio che proviamo qui dipende dal luogo sbagliato.

La fuga è un’ arte e ci sono molti generi di fuga, eppure in qualunque forma si presenti resta sempre la metafora della fragilità umana, della difficoltà delle relazioni.

A volte crediamo di avere nostalgia di un luogo;  ad esempio la città natale dove i genitori erano giovani e gli amici del liceo si incontravano quotidianamente. Mentre, a rigore,  abbiamo nostalgia del tempo vissuto in quel luogo, dove in potenza tutto poteva realizzarsi, inclusa una possibile paternità.

Chi sei tu ora ? Fare bilanci è utile, senza essere  troppo severi o troppo indulgenti.

Tuttavia sarebbe utile pensare che gratificazione e frustrazione non hanno lo stesso peso. Dovremmo invertire l’abitudine per cui diamo alle delusioni un peso insopportabile e ci dimentichiamo facilmente dei momenti di serenità.

Sarebbe bello fare una scorta quotidiana di piccoli momenti di gioia, perché valgono doppio nel confronto con le delusioni. 

La sapienza contadina ci dice che il “maggese” è necessario affinché il terreno ritorni rigoglioso, prendi il tuo tempo, pensa alle ipotetiche fughe con leggerezza, ma non dimenticare di dare valore a ciò che ti fa stare bene.

Una lucida consapevolezza di se, del proprio passato e della realtà presente ci può condurre lontano.

 

cuore

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