20161014cavatelliuvafunghiearcimboldo.jpg

La bontà dei frutti autunnali accostata al genio e ai colori del maestro milanese

Ottobre, benvenuta nuova stagione! Giunge il periodo di transizione prima della stagione fredda, in cui prepararci pian piano per affrontare il rigido inverno. Tornano le coperte in giro per casa, le tisane, i caminetti accesi, le cioccolate calde, le caldarroste, le arance e i mandarini, le melegrane, l’uva e i vari tipi di fungo.

I caldi colori e le delicate foglie cadenti di questi giorni mi portano alla mente la maestra delle elementari che puntualmente, in questo periodo, ci invitava a rappresentare la nuova stagione e le sue peculiarità. E intanto il letargo arriva per uomini, animali e piante.

Questa volta giallo e marrone mi hanno condotto ad un nuovo esperimento culinario, riuscito alla perfezione, nonostante i dubbi iniziali. Può sembrare strano accostare i chicchi d’uva ai funghi porcini, ma vi posso assicurare che il dolce e il salato, talvolta, non deludono nemmeno i palati più esigenti.

I cavatelli (che gli Altamurani chiamano capunti), preparati sapientemente da mia mamma, hanno completato la mia opera del mese, vestita di dolcezza e perfezionata dall’unicità del profumo di bosco dei porcini.

E quale artista poteva venirmi in mente per rappresentare un autunno buono e bello, se non Giuseppe Arcimboldo (1526 – 1593)?

Noto per le sue Teste composte, ritratti burleschi derivati dalla combinazione di frutti, fiori, ortaggi, pesci, uccelli, libri e altro, l’artista milanese riuscì a far innamorare delle proprie opere persino l’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano II (1527 – 1576).

Tra i cicli delle stagioni dipinti dall’Arcimboldo, ci è giunto un quartetto di tele oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi, datato 1563.

Ecco l’Autunno, ritratto di profilo, una magnifica composizione che al sommo di un tino inganna l’occhio e ci fa credere che il naso del personaggio ritratto sia una pera, la guancia una mela rossa, l’orecchio un fungo (ornato di un fico che fa pendente), il mento una melagrana, le labbra una castagna col suo riccio; tuberi e copiosi capelli d’uva, pampini e un bizzarro cappello di zucca - sormontato da una simpatica lumachina - completano questa insolita raffigurazione, incorniciata da fiori che non riusciranno a vedere il freddo inverno che verrà.

Siamo dinanzi ad una natura morta, ad un ritratto, ad un capriccio o ad un inganno del pittore? A me piace definire le composizioni arcimboldiane il frutto di un genio senza precedenti che è riuscito a catturare l’attenzione e la curiosità degli osservatori di ieri, oggi e sicuramente anche di domani.

 

20161014 Giuseppe Arcimboldo Autunno 1573 jpg

Giuseppe Arcimboldo, Autunno, olio su tavola, 1563, 66×50 cm, Parigi, Museo del Louvre

Gli autori di Vorrei
Gianni Miglionico
Gianni Miglionico

Instancabile investigatore del buono e del bello, vive di arte ed insegna italiano e storia.
Si occupa di cultura e grafica "non affidata al caso".
Ha ideato "Interviste Informali", con cui cerca di risolvere i dubbi esistenziali grazie alle risposte di intervistati "informali".

Nato ad Altamura, vive e lavora a Milano.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.