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Dossier: Di che tribù sei? Esplorazione dell'ambientalismo brianzolo, partendo dalla genesi mondiale del movimento 

 

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vevamo già scritto di tribalizzazione in questo servizio: qui avevamo trattato non tanto della tribù ma della spiritualità ad essa connessa, lo sciamanesimo, una forma pre-religiosa comparsa agli albori della storia umana e sopravvissuta per migliaia di anni in continenti remoti e anche in contesti sotterranei nella stessa civiltà occidentale cristianizzata, per poi riemergere alla fine del XX° secolo e prendere parte alla cosiddetta era New Age della riscoperta spirituale.

 

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Ecologia e Ambientalismo

Com'è noto la disciplina naturalista è nata nella seconda metà del XIX° secolo: l'invenzione del nome è attribuita al biologo tedesco Ernst Haeckel, un sostenitore delle teorie di Darwin che lo avrebbe usato in un suo libro per indicare la scienza dei rapporti fra gli esseri viventi e l'ambiente fisico circostante. L'ecologia, intesa come scienza che analizza i cicli naturali degli elementi, la catena alimentare e la dinamica degli esseri vegetali e animali, acquista sempre più importanza nel mondo accademico a partire dall'inizio del XX° secolo.

La storia dell'ecologia procede insieme all'ambientalismo, ovvero il movimento per la conservazione della natura. Gli studiosi di ecologia sono stati i primi a sollecitare i governi nazionali e locali a favore di una legislazione per la conservazione della natura e per la costituzione di parchi per proteggere gli ecosistemi o di zone umide per la protezione di animali in via di estinzione. Negli Stati Uniti sono stati creati parchi e riserve già nella seconda metà del XIX° secolo, opere proseguite nel tempo dai presidenti democratici e culminate nel periodo di Roosevelt durante il New Deal negli anni '30 del XX° secolo.

Nello stesso secolo la conservazione e la difesa della natura è stata oggetto di iniziative governative del fascismo in Italia e del nazismo in Germania: le ideologie fasciste enfatizzavano il rurale e la natura, tanto da indurre alcuni studiosi a riconoscere un carattere fascista insito nella ecologia. Venivano associate le teorie e la visione monistica del suo fondatore Ernst Haeckel, considerato uno degli anticipatore del razzismo tedesco. Nel secondo dopoguerra la teoria che l'ecologia non sia etichettatile politicamente di sinistra o di destra ha favorito la legittimazione verso le associazioni ecologiche neofasciste e neonaziste, ideologie più o meno nascoste dietro l'attività ecologista.

 

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Umberto Boccioni: Periferia 1908 - acquaforte e puntasecca 9 x 15,2 cm.

 

L'Ambientalismo in Italia

L'ambientalismo moderno si è  formato tra gli anni '70 e '80: “La primavera silenziosa” il libro edito nel 1965 della biologa americana Rachel Carson è stato una delle pietre miliari del movimento mondiale, nato inizialmente come protesta contro l'uso dei pesticidi per poi assumere la forma di contestazione ecologica, coinvolgendo milioni di persone di tutto il mondo, soprattutto nei paesi più industriali ed esposti agli inquinamenti. Vi hanno aderito i soggetti più diversi, da piccoli gruppi locali ad associazioni internazionali e nazionali con centinaia di migliaia di iscritti.

In esso c'è stato un massiccio riversamento militante proveniente dall'altro conflitto più acuto e antico interno al capitalismo: il conflitto capitale lavoro. Molti aderenti in Italia come in Germania erano di estrazione progressista e di sinistra. Ma inizialmente questo aspetto non fu capito dal movimento operaio: gli  embrioni dei movimenti ambientalisti erano nati negli ambienti accademici e nella classe media, questo aveva alimentato un certo sospetto nella sinistra operaia. Per un certo periodo la sinistra non è riuscita a concepire un concatenamento logico tra i diritti alla preservazione della natura e la cultura operaia per il miglioramento delle condizioni e della sicurezza nell'ambiente di lavoro o tra i rapporti fra le nocività dentro la fabbrica e quelli esterni nel territorio.

Gli ambientalisti erano considerati nemici della fabbrica sia dagli operai che dagli imprenditori, così come l'interesse all'ecologia era identificato reazionario, cioè con finalità anti-industriali e anti-moderne, perché minacciava l'esistenza dei posti di lavoro e dello sviluppo. L'ecologia era etichettata con sarcasmo di essere la "scienza delle contesse". Il fervore contrario era comunque più acceso negli ambienti imprenditoriali industriali che vedevano nell'ambientalismo una nuova e pericolosa forma di sovversione e coflitto sociale.

 

Tribalizzazione del movimento

La classe operaia inglese si sta tribalizzando” Così scriveva lo scrittore James Ballard negli anni 2000. Come avviene spesso nella storia molti processi si riescono a decifrare diversi anni dopo il loro inizio. Inserito nel contesto di mutazione epocale del capitalismo, con le sue trasformazioni produttive-finanziare e la deindustrializzazione nell'occidente, l'ambientalismo nel tempo ha assunto una valenza di rappresentanza politica. Sono nati i partiti verdi per mutuarne gli effetti nelle azioni di governo e soprattutto in Italia e in Germania hanno rivestito grande importanza nel panorama politico, andando ad operare direttamente nelle politiche governative.

Come avvenuto per altre ideologie, anche in questo caso i concetti portanti sono stati metabolizzati dal sistema politico e di conseguenza il movimento è stato fagocitato nelle sue dinamiche organizzative. Ne è conseguita una proliferazione di sigle e associazioni tra le più disparate a rappresentare una varietà di culture ambientaliste, in alcuni casi profondamente diverse tra loro: si va da quelle radicali di preservazione ostili alla crescita economica “infinita” a quelle più moderate che ricercano un punto di incontro tra ambiente e crescita economica.

Si possono raggruppare i pensieri ambientalisti in quattro grandi filoni:

1- la visione tecnocentrica: esprime una politica di conservazione dell'ambiente basata sulla gestione razionale delle risorse. Per essa la natura assume un valore strumentale, centrale è posta l'utilità per l'uomo;
2 - la visione sostenibile: è favorevole alla crescita sostenibile con il rispetto di alcuni limiti fissati con la legislazione;
3 - la visione ecocentrica: si basa su politiche di preservazione dell'ambiente mediante vincoli sull'uso delle risorse e sullo sfruttamento dell'ambiente. Riconosce la valenza strumentale della natura per l'uomo ma anche il valore della natura in se;
4 - deep ecology:è la visione ecocentrica estrema: si basa esclusivamente su politiche di preservazione ambientale. La bioetica è la sua caratteristica centrale e nega qualsiasi forma di sfruttamento della natura, sostenendo il principio di eguaglianza degli esseri viventi di ogni specie.

 

Le tribù nei territori della Brianza.

La complessità dell'ideologia ambientale che abbiamo appena accennato si traduce di conseguenza in forme di molteplicità nella proliferazione dei territori. Oltre le grandi sigle nazionali come Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Fai, Amici della Terra ecc. sono nate un numero elevato di associazioni locali, in gran parte sorte su aspetti specifici o di emergenza.

Anche in Brianza la ricaduta nel territorio ha generato una esasperata atomizzazione. Il ceppo più caratteristico dell'ambientalismo si è formato principalmente nel seno della Valle del Lambro: già a a partire dagli anni '70 aveva gradualmente preso forma un consistente movimento che aveva favorito la costituzione del Parco Regionale del Lambro. Così sono nate numerose associazioni dislocate lungo il corso del Lambro. Le più famose e longeve sono associazioni poste a nord, nel cuore della Brianza: Le Contrade, il Comitato Bevere, associazione nata in difesa dall'inquinamento di un affluente del Lambro e a Monza il Comitato Parco Antonio Cederna. Una delle ricadute culturali del movimento è stata la stampa di una rivista particolare del territorio, la Rivista Brianze, editrice per molti anni anche di opuscoli e libri di approfondimento tematico ambientale e territoriale.

 

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Ambientalisti brianzoli davanti alla Regione Lombardia

 

Ai comitati locali di emergenza ambientale, come lo è stato per esempio il disastro della diossina a Meda, si sono intrecciati gli associazionismi nazionali, portatori peraltro di diverse concettualità, come si diceva prima. Il più diffuso associazionismo è di Legambiente, ramificata e presente in molti comuni. A Monza il circolo locale è nato negli anni'80, prendendo parte a numerose e importanti iniziative, attualmente gestisce tra l'altro una miracolata oasi in pieno centro urbano. Uno dei fondatori, Giorgio Majoli, è anche tra i nostri soci fondatori della Rivista Vorrei.

Legambiente è strutturata in regole comunitarie che si basano su una forte autonomia del locale, tanto che possono convivere valutazioni assai diverse tra i circoli dello stesso territorio. In passato avevamo intervistato qui Rosaria Reggiani, presidente di un circolo nella Brianza pre-collinare di Usmate-Velate.

Il Wwf è la rete più atomizzata e si concentra soprattutto nella gestione e nella conservazione di oasi, la più famosa è la Lipu nel Parco delle Groane, altre sono state create con il contributo di suoi aderenti, come questa area umida, la Voce del Volano, ad Agrate Brianza. Inoltre si occupa di educazione ambientale, di energia e del volontariato di guardie ecologiche.

“Aderiamo all'invito di riunire a Desio i capi-tribù brianzole”. Cosi mi capitò di scrivere scherzosamente in una mailing-list, in qualità di rappresentante di una associazione locale (Associazione Pachi del Vimecatese) che facilitò la nascita di una rete ambientalista - Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile - nata per tentare di “salvare il salvabile” dalla possibile devastazione in Brianza dell'autostrada Pedemontana. E' poco noto, ma spesso nelle vertenze territoriali, come per esempio questa, si succedono fasi di flusso e di riflusso: quando la protesta non è in grado di fermare l'operazione, restano sul campo soltanto le tribù ambientaliste, che si occupano di controllare metro per metro i danni, di inventariarli, di ridurne l'entità. In queste fasi diventa decisiva la presenza di esperti e studiosi che nella maggior parte dei casi fanno parte dell'ambientalismo puro, quello profondamente legato alla terra.

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Festa della trebbiatura del grano biologico Spiga & Madia a Caponago

 

Gli stili di vita

Insieme alla coscienza ambientale la base dei sostenitori è portatrice di valori etici e relazionali particolari. Le pratiche più diffuse del volontariato si svolgono in politiche dell'educazione ambientale, in collaborazione con le amministrazioni locali. Ma c'è anche una sostanziosa presenza nel campo dell'etica alimentare: molti attivisti sono presenti e alimentano le reti dell'acquisto solidale. La più consistente in Brianza e Desbri, di cui uno dei fondatori, Sergio Venezia, scrive anche nella nostra rivista Vorrei.

Il consumo critico, o per meglio dire etico è uno dei cardini della coscienza ambientalista, nel corso degli ultimi anni ha rappresentato il primo tentativo di riappropriazione del territorio per l'uso alimentare. In Brianza è nato uno dei primi modelli di consumo locale del grano, Spiga & Madia: la corposa tribù locale della filiera del grano biologico è stata una delle vittime della devastante urbanizzazione infrastrutturale lombarda: qui possiamo leggere e vedere la cancellazione di uno degli ultimi terreni disponibili a Caponago.

 

La rete dei parchi

Il territorio provvede in qualche modo alla ricomposizione dei gruppi: una delle principali attività strategiche dell'associazionismo è la propensione all'istituzione di parchi sovra locali: si tratta di una vocazioni storica dell'ambientalismo, come abbiamo visto in precedenza. Nell'emergenza della urbanizzazione incontrollata, che è dilagata in Brianza, si sono costituite alcune reti per fornire vincoli di salvezza al territorio superstite non ancora antropizzato. Ci sono due principali filoni a sostegno: la rete Brianza Centrale e Grugnotorto, localizzata a nord-ovet di Monza e il progetto P.A.N.E. a nord-est nel Vimercatese. In questi ambiti le associazioni ricompongono una cerniera sociale di continuità del territorio e condividono una serie di strumenti e attività informativa.

 

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Protesta nel bosco della Moronera cancellato da uno svincolo della Pedemontana

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.