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Ottimo concerto del chitarrista dei Calexico al Tambourine di Seregno

Nell’intervista che ci hanno concesso poche settimane fa i curatori della programmazione del Tambourine avevano sottolineato l’importanza e la bravura dei gruppi stranieri in calendario presso il club seregnese, rammaricandosi al tempo stesso per la scarsa affluenza di pubblico e per la mancanza di curiosità nei confronti delle proposte musicali provenienti dall’estero.

Il concerto di Depedro ne è stata la conferma: un musicista del genere meriterebbe infatti di esibirsi davanti a un numero di persone assai superiore rispetto a quelle presenti mercoledì sera a Seregno. Certo, in altre occasioni l’affluenza è stata ancora minore e in più non si può pretendere che tutti escano in una serata di metà settimana; resta però il fatto che un concerto come quello del chitarrista dei Calexico (gruppo che definire di culto è riduttivo) dovrebbe richiamare molta più gente.

Anche e soprattutto perché la sua esibizione è stata una delle migliori in assoluto tra quelle a cui è stato possibile assistere in questi anni in Brianza, un concerto di livello musicale veramente eccelso, con tutti gli elementi al posto giusto: ottime canzoni, eseguite perfettamente, con in più una buona capacità di coinvolgere il pubblico, rendendolo partecipe e trascinandolo in cori in spagnolo senza che nessuno si chiedesse il reale significato delle parole.

 

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Gli ingredienti della musica di Depedro sono semplici, ma al tempo stesso difficili da trattare senza scadere nell’ovvio: riuscire a raggiungere il perfetto equilibrio tra influenze provenienti dalla tradizione messicana e spagnola, il folk acustico (con uno sguardo verso i grandi songwriter degli scorsi decenni) e un’anima rock desertica tipica del gruppo a cui presta la sua chitarra da ormai quattro anni, oltre a qualche inserto elettronico (tra il ludico e il futuristico), è infatti un’impresa che solo un grande musicista può compiere con naturalezza.

Canzoni come Nubes de papel (che dà il titolo al suo nuovo album), Como el viento o Don’t Leave Me Now (per portare esempi sia in spagnolo che in inglese, le due lingue adottate dal cantante) sono infatti ballate piene di grazia e capacità di emozionare, grazie anche alla calda voce di Depedro; La brisa e la già citata Comanche sono invece brani più veloci, che giocano con il flamenco e col pop riuscendo a trascinare il pubblico, tutto il pubblico. Alla fine non poteva che essere un trionfo, e così è stato, con Jairo Zavala (il suo vero nome) richiamato per ben due volte sul palco. E non era ancora abbastanza…

 

Gli autori di Vorrei
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi

Nasce nel 1984. Studi liceali e poi al Politecnico. La grande passione per la musica di quasi ogni genere (solo roba buona, sia chiaro) lo porta sotto centinaia di palchi e ad aprire un blog. Non contento, inizia a collaborare con un paio di siti (Indie-Eye e Black Milk Mag) fino ad arrivare a Vorrei. Del domani non v'è certezza.

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