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"È stato maltrattato da piccolo e ora che è grande, violento e rabbioso, ha finalmente trovato qualcuno che vuole davvero aiutarlo, la sua psichiatra" Intervista all'autrice

 

"Di mia madre mi era rimasta solo un'anfora intarsiata. Il suo era un mosaico di tessere acquachiara, turchese e cobalto, cosicché, da qualsiasi parte lo si guardasse, in ogni curva sembravano rifrangersi le onde di un mare ancestrale. Nel tavolo del mio salotto custodivo l'anfora come un idolo del mio tempio. Finché l'idolo è impazzito. Allora ho afferrato il vaso e l'ho scagliato contro il muro".
Inizia così, è un noir e una storia di serial killer. Di uno in particolare: si chiama Lorenzo Cerè, è stato maltrattato da piccolo e ora che è grande, violento e rabbioso, ha finalmente trovato qualcuno che vuole davvero aiutarlo, la sua psichiatra. Ma intervenire in una situazione così compromessa non lascia grandi possibilità di successo, anche se la speranza non viene mai meno in una storia che nasce dalla crudezza estrema e che la replica. In Repetita, esordio narrativo di Marilù Oliva (Perdisa, 169 pagg., 14 euro), l'attenzione per la scrittura lascia trasparire tutta la sua ricercatezza, ma anche la volontà di trovare le parole adatte a ricostruire un viaggio all'interno di una mente malata.

Un assassino seriale: in cosa Lorenzo Cerè si differenzia dagli altri, e quale aspetto di questa figura criminologica ti ha più incuriosito?
Si differenzia dalla maggior parte degli altri per il suo livello culturale e per la consapevolezza che questo comporta. La maggior parte degli assassini seriali schedati in letteratura criminologica proviene infatti da ambienti molto bassi e, pur avendo un quoziente intellettivo in generale medio-alto, presentano indici culturali che in molti casi rasentano l’analfabetismo. Basti pensare ai "compagni di merende", indicati dagli atti processuali come esecutori materiali dei delitti del Mostro di Firenze. In realtà ci sono alcuni serial killer colti, ma sono un’esigua minoranza: cito Ted Bundy, che ho menzionato anche nel romanzo. Lorenzo Cerè è uno studioso di storia. Conoscere la storia gli serve per approfondire i destini degli uomini e per fossilizzarsi nelle sue fissazioni, come i significati apocalittici degli eventi umani. Nello stesso tempo rivolge anche contro di sé la sua analisi impietosa sulle vicende umane, col risultato di osservarsi lucidamente in tutta la sua follia.

Cos’è la crudeltà per te? E per il tuo protagonista?
Credo che la crudeltà non possa sussistere senza che ci sia un’interruzione nei processi empatici: una persona può permettersi di essere crudele solo se stacca il collegamento con l’altro. La crudeltà è anche un esercizio di potere e può essere esercitata a vari livelli, da quelli più bestiali a quelli più raffinati. Io penso che una società realmente evoluta dovrebbe essere costituita da individui non interessati all’esercizio della crudeltà, ma penso anche che siamo molto lontani da un’evoluzione in senso civile. Il mio protagonista è prima vittima della crudeltà, poi diventa carnefice. E' l’unico linguaggio con cui si è misurato, quindi è convinto che sia un giusto contrappeso per bilanciare le ingiustizie inflittegli. Come lui stesso dice, nel suo codice personale "torture, dolore e morte sono solo le postille di un rapporto impostato male".

Quale figura hai costruito con più difficoltà, e quale ti ha dato maggiore soddisfazione?
Sicuramente Lorenzo Cerè è stato il personaggio più difficile da costruire. Innanzitutto perché è uno psicopatico e mi son dovuta misurare con una mente abituata a distorcere la realtà secondo i propri canoni. Un uomo molto rancoroso e vendicativo, puntiglioso, meticoloso, senza contare che ho fatto davvero molta fatica a rendere l’idea della compulsività e dell’ossessione sessuale (nel caso di Lorenzo, non deviata) tipiche del killer maschio. La dottoressa Malaspina mi ha dato moltissima soddisfazione sia perché con la sua ingenuità e la sua tenacia mi ha spinta a costruirle attorno un’aura di mistero, sia perché in generale è stato molto divertente descriverla con brevi dettagli fisici: occhi caffè, capelli ricci, anello al pollice.

 

Dal blog di Paola Pioppi

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