20160215 emigranti

Negli anni 50 e 60 è partito dal Sud per la Brianza, per la Svizzera e per la Germania.
Oggi figli e nipoti sono liberi di scegliere dove vivere. Anche grazie a lui.

 

Cosa fa di un uomo un uomo libero? Semplice: la possibilità di scegliere. Il proprio lavoro, il proprio governo, la propria cultura, il proprio destino. E il proprio suolo. Si nasce in un luogo per casualità (o per volontà divina, se avete il dono della fede), ma è per motivi precisi e concreti che ci si cresce e ci si vive. A volte il luogo dove si nasce è diverso da quello in cui, poi, si vive. Se il secondo luogo lo scegli per affinità elettive, puoi dirti uomo fortunato e libero. Se quel luogo invece non sei tu a sceglierlo ma il bisogno, la necessità, la fame, il pericolo, allora non sei un uomo libero. Sei un migrante forzato.

 

"Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti

 

Michele era un giovane italiano meridionale quando, a metà degli anni Cinquanta, decise di allontanarsi da casa e dall'amata madre per mettere chilometri fra sé e suo padre. Caratteri troppo diversi lo misero sul treno per Milano e ancora più su. Giunse, ricco solo del suo mestiere di ebanista, in Brianza dove raggiunse un compagno di ventura, Giovanni. Non fu difficile trovare da lavorare per lui che i mobili aveva imparato a metterli insieme con la pialla a mano e la raspa. Fra Meda e Seveso, fra l'azienda dei fratelli Mariani e quella di un tale “biondo”, l'arte imparata a bottega da mastro Zaccaria ad Altamura tornò utile anche lì, lontanissimo geograficamente e socialmente dal suo Sud rurale, ancora uguale a quello raccontato da Carlo Levi e da Rocco Scotellaro.

Paese d'inverno
(Rocco Scotellaro)

Casucce folte
di comignoli arroventati
e le focagne attizate dalle donne.
E l'uomo fuori nel lato pastrano
chiamava la mulattiera insonne
alla zolla da districare.

Quella prima migrazione non durò a lungo, troppo giovane e solo, Michele appena qualche mese dopo si ritrovò sullo stesso treno, in direzione ostinata e contraria. Addirittura l'avevano fermato i poliziotti e lui, che ancora non aveva mai fatto i documenti, si ritrovò a San Vittore per tre giorni e due notti fra balordi meneghini e malacarne genovesi che gli scroccarono, fino all'ultima sigaretta, il prezioso pacchetto di Aurora. Con il biglietto pagato dallo Stato e il foglio di via in tasca, si ritrovò nella città di Tommaso Fiore a cercare di nuovo da lavorare e da star lontano dal papà.

Fu così che cominciò una seconda migrazione, dal passo più corto. Proprio nella vicina terra di Lucania, fra Grassano, Irsina e Tricarico a montar mobili negli uffici postali e dormire nel locale messo a disposizione dal padrone, insieme a 400 lire al giorno e un piatto di pasta e piselli. Era la seconda metà degli anni Cinquanta, arrivò a fare il capo in una bottega di una decina di operai. Lui era magrissimo e sempre povero in canna, le ragazze facevano gli occhi dolci. Anche Teresa, figlia di Michele e maggiore di tanti fratelli e sorelle. A lei si legò nell'ottobre del 1958, con una cerimonia di cui non si conservano fotografie. A testimoniare quell'unione però arrivarono in successione, anche piuttosto rapida, sei figli. I primi cinque tutti maschi e poi, quando ormai si erano rassegnati ad una prole tutta barbuta, la piccola Agnese.

 

"Pane e cioccolata" di Franco Brusati

 

Erano tornati ad Altamura e fra un figlio e l'altro il lavoro era assai poco. Il boom economico era ancora una parola straniera. Al Sud lo è rimasta per sempre. Michele dovette rimettere l'anima sul treno, lasciando il primogenito Donato e la sua mamma ad aspettarne il ritorno. Chissà come, chissà quando.

Fu, di fatto, la terza migrazione. Per la prima volta per vera necessità: adesso erano in tre a dover mangiar con il suo pane. Raggiunse alcuni parenti vicino Zurigo grazie ad un vero contratto da finto aiuto giardiniere. Senza contratto in quel piccolo paese non si entrava. Alla frontiera visite mediche e controlli per due giorni. Rigorosi ma corretti, racconta Michele degli svizzeri. Non ha mai avuto da lamentarsene, lui onesto, faticatore da 2 franchi e mezzo l'ora, ordinato. Erano i balordi a creare casini, a darsi di coltello per la strada e farsi chiamare cincali.

"Pane e cioccolata" di Franco Brusati

 

Per tre anni lavorò del suo mestiere e non solo, in quella terra tranquilla che gli rimarrà nel cuore, forgiandone il carattere puntiglioso fino all'ossessione.

L'ennesimo ritorno non portò ancora fortuna seppure fosse ormai la metà dei Sessanta e già l'Italia cantava spensierata dentro “Bandiera gialla” - il programma di Boncompagni e Arbore – e, più lontano, addirittura i Velvet Underground già suonavano le loro melodie marcie. Ma erano terre bagnate da mari diversi. Come troppe volte accade, le persone vivevano nello stesso tempo, non allo stesso tempo.

Seminatori Di Grano
(Gianmaria Testa)

Sono arrivati che faceva giorno uomini e donne all'altipiano
col passo lento, silenzioso, accorto
dei seminatori di grano
e hanno cercato quello che non c'era, fra la discarica e la ferrovia,
e hanno cercato quello che non c'era, dietro i binocoli della polizia
e hanno piegato le mani e gli occhi al vento
prima di andare via
fino alla strada e con la notte intorno
sono arrivati dall'altipiano
uomini e donne con lo sguardo assorto dei seminatori di grano
e hanno lasciato quello che non c'era alla discarica e alla ferrovia
e hanno lasciato quello che non c'era agli occhi liquidi della polizia
e hanno disteso le mani contro il vento che li portava via

L'ennesima partenza portò Michele più lontano che mai, al nord della Germania dell'Ovest. Fra Hannover e Amburgo, a due passi dalla città della Volkswagen dove già vivevano e lavoravano più di 5.000 italiani come lui.

La prima casa fu un enorme palazzone pieno zeppo di gente arrivata da ogni dove. Persone più affabili degli elvetici in Germania, ma anche tanti ubriaconi molesti e tanto freddo. Lavorò in una fabbrica di caramelle e in una di pianoforti, tornando per le ferie e per Natale a farsi scaldare il cuore da Teresa e dai figli che crescevano.

Era molto dura. Si partiva per dovere. Non era un uomo libero Michele, non aveva scelta.

Resistette 3 anni infine tornò per non ripartire mai più. Ebbe un po' più di fortuna e riuscì a vivere del suo lavoro anche nel luogo dove era nato. Faticò parecchio e riuscì a metter su un'azienda mica da ridere, sempre con i mobili ma con qualche attrezzo in più.

Michele ha 76 anni e parecchi acciacchi. Esce assai raramente di casa. Quelle migrazioni oggi sono un ricordo lontano, talmente lontano che ogni tanto si ritrova a credere davvero che la gente che arriva oggi in Italia sia tutta cattiva e malacarne come sembra in televisione o nei comizi di certi politicanti di moda. Non è strano crederlo quando le tue giornate le passi davanti alla televisione.

L'ottobre scorso ha festeggiato il cinquantesimo del matrimonio con Teresa. Una bella festa con i sei figli, le nuore, il genero e una marmaglia chiassosa di nipoti di ogni taglia. Nessuno di loro ha oggi la necessità di dover partire, se lo faranno sarà per andare a studiare dove più piacerà loro. Sono uomini e donne libere, anche grazie a quel nonno che ha viaggiato per loro.

C'è un figlio, il quinto, che anni fa decise di lasciare quella terra. Eppure lavorava bene, aveva affetti forti e profondi lì. Ma era un uomo libero. Libero di innamorarsi e per amore arrivare lì dove erano cominciate le migrazioni di Michele, in Brianza.
La vita è buffa a volte. Lasciatevelo dire da me, il quinto figlio di Michele.

 

Foto di apertura © Museo dell'Emigrazione della Gente di Toscana Come tutte le foto di questo dossier, salvo dove diversamente indicato, non raffigura gli intervistati.

 

I filmati

 

Rocco e i suoi fratelli

Anno: 1960
Durata: 170
Origine: Italia
Colore: Bianco Nero
Genere: Drammatico
Regia: Luchino Visconti
Soggetto: Suso Cecchi D'amico, Vasco Pratolini, Luchino Visconti
Sceneggiatura: Suso Cecchi D'amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli, Luchino Visconti
Musiche: Nino Rota
Fotografia: Giuseppe Rotunno
Montaggio: Mario Serandrei
Attori: Alain Delon, Renato Salvatori, Annie Girardot, Katina Panixou, Alessandra Panaro.
Produzione: Goffredo Lombardo per la Titanus, Roma; Les Film Marceau, Paris
Distribuzione: Titanus - Home Video, Mondadori Video
Tratto dai racconti di Giovanni Testori "Il ponte della Ghisolfa"

 

Pane e cioccolata

Anno: 1974
Durata: 115
Origine: Italia
Produzione: MAURIZIO LODI-FE PER VERONA CINEMATOGRAFICA
Distribuzione: CIC
Regia: Franco Brusati    
Attori: Nino Manfredi, Johnny  Dorelli, Anna  Karina

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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