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 Spesso ci si indigna perché per fare o per realizzare qualcosa si incontrano mille difficoltà, mille “lacci e lacciuoli” sollevati dalla cosiddetta burocrazia. In realtà, molto spesso, non è colpa di quella. Spiego i motivi

 

Se si cerca nel vocabolario Treccani il significato etimologico della parola “burocrazia” si trova che deriva dal francese bureaucratie, con l'astratto- cratie (dal greco krátos ‘forza, potere’), preceduto da bureau ‘ufficio pubblico’. In pratica “il potere degli uffici”. Il termine viene usato quasi sempre con un significato spregiativo. Per capirlo dobbiamo fare però un passo indietro e capire quali sono le basi sulle quali la burocrazia si muove.

 

Per iniziare è bene chiedersi quali sono “le fonti del Diritto”. Si possono così elencare:

  • principi fondamentali e diritti inviolabili sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana (c.d. “nucleo rigido”);
  • Costituzione della Repubblica Italiana (non “nucleo rigido”), leggi costituzionali e di revisione costituzionale, altre fonti di rilievo costituzionale (diritto primario della Comunità Europea e dell’Unione, convenzioni internazionali);
  • fonti primarie (leggi ordinarie dello Stato e atti aventi forza di legge, leggi regionali);
  • fonti secondarie (regolamenti governativi, regolamenti regionali e degli enti locali, decreti ministeriali e delibere della giunta regionale;
  • usi e consuetudini.

Tra le fonti del diritto, vale il principio di gerarchia.

Ma quante sono le leggi in vigore in Italia? «Sono circa 200mila le leggi emanate dalla nascita dello Stato unitario a oggi» faceva sapere un anno fa il Ministero dei rapporti con il Parlamento. «Gli atti normativi in vigore sono circa 110mila», dichiara il Poligrafico di Stato. Si tratta, però, solo di quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, quindi materiale che ha sola valenza nazionale. In particolare, si hanno i seguenti dati:

 

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Per fare un esempio: il solo Codice civile (approvato con Regio decreto del 1942, con le sue successive modifiche e integrazioni) è costituito dal ben 2.969 articoli. Quello penale (approvato con RD del 1930 e s.m.i.) da 734 articoli.

E quante ci sono le leggi in Regione Lombardia? Dal 1971 ad oggi ci risulta che siano state approvate circa 2.470 leggi e secondo alcune informazioni assunte recentemente in Regione sono 533 quelle attualmente in vigore.

Per fare un esempio, solo di una: la legge regionale 12 del 11 marzo del 2005 relativa al Governo del territorio. È composta da 104 articoli, più di 600 commi ed è stata modificata più di 15 volte in 17 anni di vigenza. In alcuni passaggi, a causa di quelle continue modifiche e commi aggiunti, è difficilmente interpretabile in modo univoco e chiaro.

Non a caso, nel sistema giuridico ci sono poi i Tribunali per dirimere le controversie in sede amministrativa (TAR), civile e penale, con tre gradi di giudizio. Anche le loro sentenze sono da considerare nel muoversi. Possiamo immaginarci che molto spesso l’opera di chi le interpreta sia molto ardua.

E nei Comuni quante norme sono in vigore? Prendiamo, ad esempio, solo i Regolamenti del Comune di Monza, città media di 123.000 abitanti. Nella pagina web “Statuto e regolamenti” del Comune se ne possono contare ben 48 di cui due Codici. Complessivamente alcune migliaia di articoli e norme, oltre alle delibere della giunta di attuazione dei regolamenti.

Allora è colpa della “burocrazia” quando un procedimento è farraginoso, defatigante, multiplo o non condivisibile? Come noto le leggi nazionali sono approvate dal Parlamento, quelle regionali dal Consiglio regionale e i regolamenti comunali dal Consiglio comunale. Come dire: le norme non vengono fatte dalla “burocrazia” che invece è chiamata ad applicarle e farle applicare. Che poi nell’apparato pubblico ci sia anche chi abusa di questo fatto può essere vero, ma, come dice un vecchio proverbio: “il pesce puzza dalla testa”.

 

  

Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.