20161026 referendum

Sono più di vent’anni che perdono tempo con le riforme più improbabili ed esiziali ma, a detta loro, fondamentali per la nostra democrazia.

 

Sono più di vent’anni che perdono tempo con le riforme più improbabili ed esiziali ma, a detta loro, fondamentali per la nostra democrazia.

Riforme costituzionali e leggi elettorali si sono succedute negli anni: capitolo V della Costituzione, sistema proporzionale, sistema maggioritario, capilista, preferenze, soglie di sbarramento, premi di maggioranza, porcellum, mattarellum, italicum, e chi più ne ha più ne metta. Sono stati spesi ad ogni legislatura  mesi e anni di lavoro, di risorse  e di energie nazionali. Sembra quasi che i nostri parlamentari non pensino ad altro che a cazzeggiare sulle riforme istituzionali, una volta arrivati a Roma.

Intanto il nostro Paese precipita nelle classifiche internazionali con il secondo debito più grande dei paesi industrializzati in rapporto al PIL, la crescita economica più bassa, la corruzione e l’evasione fiscale più alta,  la disoccupazione più elevata, l’inquinamento più pesante d’Europa, la povertà crescente, la burocrazia più borbonica, le tasse più alte, l’ambiente più devastato, la crescita demografica più bassa, la cultura e le innovazioni tecnologiche al limite di sopravvivenza.

Cioè, tradotto, il nostro Paese sta morendo. Ma loro non muoiono mai, anzi..Dicono: «…semplifichiamo le istituzioni…faremo le leggi più in fretta».

Ma i decreti legge e le leggi di conversione sono sempre stati approvati in fretta, specie quando hanno interessato i loro stipendi e la normativa che li riguardava. Inoltre il bicameralismo non sarà eliminato rimanendo il Senato e molte sue funzioni.

E allora cosa cambia? Cambia che  il Senato non sarà più elettivo (!) e andranno a Roma un manipolo di sindaci e consiglieri regionali (21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 senatori eletti dal Presidente della Repubblica) che si uniranno… al  cazzeggio degli altri. Cambieranno 47 articoli su 139 della Costituzione (Parlamento, Presidente della Repubblica, Regioni, Province, Comuni, Magistratura, Governo, Garanzie costituzionali), non ci sarà più il CNEL (ente troppo democratico per questi tempi),  occorreranno non più 50.000 firme bensì 150.000 per un progetto di legge popolare,  inoltre i cinque giudici della Consulta (Corte Costituzionale), l’organo massimo di garanzia costituzionale cui è demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato, non saranno più eletti dal Parlamento, ma dai senatori (cioè… dai sindaci e dai consiglieri regionali) in numero di due, e dalla Camera, in numero di tre. Non esattamente un riforma in senso democratico…

Tra una cena al ristorante e una passeggiata a Trinità dei Monti, dal martedì al giovedì, tanto è lunga la settimana lavorativa – si fa per dire – dei parlamentari, con praticamente tutto gratis per vivere, dal telefono ai viaggi, dal cinema ai teatri, piscine, palestre, stadio, rimborsi spese, assistenza medica, assicurazione,  eccetera (oltre alla retribuzione), è anche piacevole disquisire sui massimi sistemi dell’Italia, magari senza conoscerne la storia o la geografia.  

Ma su come cambiare il Paese i nostri parlamentari non li batte nessuno. Sono anni che  fanno solo questo. Con quali risultati?  Sono sotto gli occhi di tutti.

Certo non sono tutti uguali, ma con quali probabilità in futuro potremo eleggerci la persona giusta?

No, amici, francamente di questo referendum me ne infischio, come disse Rhett a Rossella, e se non fosse per la mancanza del quorum non andrei neppure a votare. Ho considerato più importante andare a votare per il referendum “anti-trivelle”, ma gli italiani residuali hanno deciso che era meglio uscire dal bagno, dopo una bella nuotata, già con l’olio solare addosso, e non sono andati a votare.

È un serpente che si morde la coda: meno cultura uguale più ignoranza e più ignoranza genera meno cultura.

Per fortuna c’è sempre  Napolitano a darmi delle certezze: se lui va a destra io vado a sinistra, se lui vota si io voto no. È un faro che mi dice sempre dove andare.

Giorgio, grazie di esistere.

Gli autori di Vorrei
Francesco Achille
Francesco Achille

È nato a Milano, laureato, ha lavorato presso le principali società del settore impiantistico e cantieristico italiano; attualmente imprenditore in semi pensione, si occupa da sempre di politica, economia e ambiente, è appassionato di letture in genere, di collezionismo, di astronomia, e di agricoltura che pratica, quest’ultima, in un piccolo appezzamento di terreno dove coltiva con amore e sacrifici frutta e verdura biologica.

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