20180615 boccioni a

Storie della quarta età. Non so quanti compleanni ancora ci attendono, ma ho proposto a Bianca di continuare a festeggiare anche in mia assenza: potrà sedersi, ordinando i piatti preferiti, tenendo a portata di mano una mia foto sorridente, senza immelanconirsi troppo.

Da pochi giorni sono entrata nell’ottantasettesimo anno!  Sono piacevolmente stupita dei molti auguri ricevuti: figli, nipoti, il marito e un buon numero di amici. Alcuni li frequento ormai solo raramente, altri sono venuti personalmente o mi hanno raggiunto con gli apprezzati moderni mezzi di comunicazione.

Il mio balcone si è arricchito di nuove piante grasse e di un profumato vaso di garofanini punteggiato di boccioli violetti; in bagno ho allineato alcune creme per il viso e per il corpo che non userò; è troppo tardi per rimediare agli insulti della vecchiaia, mi sono quasi affezionata alle rughe e credo poco alle pubblicità che promettono miracoli.

Non ricordo se da ragazza si festeggiasse in famiglia il compleanno; sicuramente da fidanzata e poi, sposandomi, sì. Commoventi le letterine da parte dei figli appena impararono ad usare matita, penna e colori.

Mi sono sempre piaciute le feste a sorpresa e i miei cari dimostrano un’ottima creatività: ad esempio inventando cacce al tesoro per farmi giungere ad un pacco misterioso da scartocciare frettolosamente, non sempre prevedendo il contenuto.

Ricordo con quale ansia da fidanzata avevo aspettato il mio ventitreesimo compleanno: mi sarebbe bastato anche un semplice anello delle tende, dal momento che il mio futuro sposo ancora studiava. Ma il dono mi riservò una delusione che tentai di superare con difficoltà: trovai un elegante astuccio, in pelle verde che conteneva il necessaire per il cucito! Chi poteva averlo così mal consigliato?

Il compleanno più bello in assoluto è stato il mio settantesimo: mia nuora attendeva la seconda bambina e in cuor suo diceva: “Spero che non nasca lo stesso giorno di mia suocera!”

Veramente anche esternava tale comprensibile desiderio (non so se condiviso pure da mio figlio). Io stavo zitta, per educazione e per non rovinare i buoni rapporti diplomaticamente stabiliti con la giovane coppia che già mi avevano avuto come capo scout in anni non proprio idilliaci. Intanto si compivano i giorni del parto per la nuora e pure il mio compleanno era alle porte.

La mattina del venti maggio giunge una telefonata: “È felicemente arrivata Bianca!”. Tale era la gioia che, da quel giorno il mio genetliaco passò in secondo ordine.

Avevo, tra le poche cose di valore, una manciata di monetine d’oro. Non nutro differenze nei rispetti dei dieci nipoti, ma da quel giorno decisi che, una per anno, sarebbero state donate a Bianca.

Quando essa ebbe 12 anni, di comune accordo si prese una simpatica decisione: non essendo più io in grado di andare a Milano autonomamente, sarebbe venuta lei, in treno ogni 20 maggio per festeggiarci reciprocamente.

A me la scelta del ristorante, ogni volta diverso e caratteristico, fissato per tempo e poi due ore di fitto chiacchiericcio. Tra una portata e l’altra: sempre concluso con il dolce!

Quest’anno l’anniversario cadeva di domenica ed è stato più problematica la scelta del locale, perché molti sono chiusi nei giorni festivi.

Ne ho scovato uno all’ultimo momento abbastanza vicino a casa e alla stazione per evitare eventuali temporali; ho prenotato, specificando che desideravo un tavolo un po’ appartato ed ho espresso il desiderio di avere per dessert un tortino con due candeline. Quando siamo entrate, il locale era deserto ed ho temuto di aver commesso un errore.

Invece la gente era assiepata non all’ingresso, ma in due sale al piano superiore, perciò il pianterreno era tutto per noi. Squisito il menu, piacevole la sorpresa finale: due invitanti mousse al cioccolato.

Questi appuntamenti degli ultimi cinque anni sono stati occasioni di scambio di confidenze, di confronti tra adolescenza e vecchiaia, due autobiografie a confronto così diverse e sempre più affettuose.

Non so quanti compleanni ancora ci attendono, ma ho proposto a Bianca di continuare a festeggiare anche in mia assenza: potrà sedersi, ordinando i piatti preferiti, tenendo a portata di mano una mia foto sorridente, senza immelanconirsi troppo. Ma,dal momento che scrive benissimo, potrebbe dar inizio ad un racconto “Io e la nonna”, per dimostrare che è possibile un’amicizia tra generazioni così distanti.

 

In apertura: Umberto Boccioni Tre donne, 1910-11. Olio su tela, 180 cm x 132 cm. Galleria d'Italia, Milano.

Gli autori di Vorrei
Silvana Omati
Silvana Omati
Ho 85 anni. Faccio parte da decenni della libera università a distanza dell’autobiografia di Anghiari. Generalmente scrivo di anziani.